LE CARTE SEGRETE DELLA CIA SUL CASO DI ALDO MORO
«Non siamo intervenuti perché per noi non erano terroristi internazionali»: questo è uno dei passaggi più scottanti del plico di carte desecretate della CIA in merito al caso di Aldo Moro, l’ex Presidente della Democrazia Cristiana rapito e giustiziato dalle Brigate Rosse nel 1978. I documenti ottenuti da “Il Giornale” emergono dal faldone inserito negli archivi dei servizi segreti americani e resi noti grazia al “Freedom of Information Act” vigente negli Usa. Tra i tanti punti interessanti dell’intera storia drammatica del rapimento Moro emerge dunque che la CIA, su cui per decenni si è pensato ad un coinvolgimento diretto tanto nell’operazione di indagine quanto nell’effettivo presunto complotto per far saltare il “Compromesso Storico” (l’accordo Moro-Berlinguer per far entrare nel Governo il PCI), in realtà ha comunicato allo Stato italiano dell’impossibilità di agire per sostenere il contrasto alle BR nei giorni caldi del rapimento.
Tutto emerge dalla lettera scritta dall’ammiraglio Stanfield Turner, direttore della Cia tra il 1977 e il 1981, il 1 giugno 1978 dunque un mese dopo il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in Via Caetani a Roma. Il destinatario diretto – rivela “Il Giornale” – era Edward P. Boland, presidente della Commissione Intelligence della Camera dei rappresentanti. I colleghi sottolineano come tale lettera, scoperta negli archivi della CIA appena desecretata, rischia di riscrivere almeno in parte l’effettivo coinvolgimento dell’Agenzia nel caso Moro. «Abbiamo le mani legate», scrive l’ex n.1 CIA, «non abbiamo potuto aiutare gli italiani a salvare la vita di Moro». Eppure il Cesis (Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza, in pratica l’antenato dell’attuale Dis) aveva chiesto ai colleghi 007 americani un intervento con “top priority request”.
EX DIRETTORE CIA: “NON SIAMO INTERVENUTI PER IL CASO MORO PERCHÈ…”
La stampa americana nel pieno del Caso Moro aveva pesantemente criticato il Governo degli Stati Uniti e la CIA per il mancato intervento in favore dell’Italia stretta dalla morsa del terrorismo brigatista nel pieno della Guerra Fredda: scrive “Il Giornale” presentando ampi stralci della lettera di Turner come «il dito veniva puntato soprattutto su una legge del 30 dicembre ’74, che proibiva le “operazioni clandestine in Paesi stranieri”, a parte la normale raccolta di intelligence e salvo diverse indicazioni dal presidente Usa. Le critiche investivano anche il Congresso, che con il beneplacito dell’amministrazione Carter, aveva imposto una serie di restrizioni. Il rischio, per Turner, nell’accettare la richiesta italiana, sarebbe stato quello di esporsi a uno scandalo o a una commissione di inchiesta».
L’aiuto della CIA all’Italia sarebbe potuto essere visto come una «interferenza nelle attività democratiche di un Paese straniero» e per questo – stante alla motivazione data dall’ex n.1 dell’Agenzia all’Italia – l’intelligenze americana non è intervenuta. Scrive Turner: «I fatti – prosegue il direttore della Cia – sono che abbiamo agito in maniera molto scrupolosa nell’assicurarci che qualsiasi azione intrapresa fosse in linea con le valutazioni presidenziali riguardo alla lotta al terrorismo internazionale. C’era da tracciare una linea se “Omissis” (testo coperto nella lettera, ma con ogni probabilità si riferisce alle Br, ndr) potessero essere classificate come terroristi internazionali. La valutazione è stata che non lo sono». Al netto del rifiuto, conclude Turner nella lettera della CIA, «non c’è stata alcuna azione richiesta dal governo italiano, o che abbiamo ritenuto di potere utilmente offrire loro, che non sia stata intrapresa dal nostro governo». Qui resta però il dubbio in quanto la parte finale della lettera sembra contraddire la “mancata” richiesta italiana, così come quando veniva sottolineato il “top priority request” mandato da Roma a Washington: «Al momento della morte di Moro, tuttavia, stavamo ancora dibattendo una nuova valutazione presidenziale per assicurarci di non avere le mani legate se si fosse sviluppata una nuova richiesta o una nuova opportunità. Non avremmo voluto altri ritardi se vi fosse stato il modo di aiutare gli italiani a salvare la vita di Moro». Insomma, il mistero del caso Moro resta aperto anche sul fronte Usa: il tutto a 44 anni dalla strage che segnato per sempre la politica e società italiana.