Il processo Salvini-Open Arms ha creato una contrapposizione come forse non si vedeva da quell’estate 2019, quando Salvini, applicando i decreti del Governo, diceva no alle navi Ong che puntavano a far sbarcare clandestini nei nostri porti (con anche violazioni del blocco, come nel caso della “capitana” Rackete).



Sabato i pm della Procura di Palermo hanno chiesto 6 anni di carcere per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. Il centrodestra, unito, ha parlato di processo politico, l’Anm di “reazioni scomposte” del Governo. È difficile non rilevare come nella sua requisitoria il Pm abbia fatto sue, e di fatto difeso, le stesse argomentazioni delle Ong. Ieri Salvini ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di patteggiare: andrà avanti fino in Cassazione.



Mauro Indelicato, giornalista de Il Giornale e InsideOver, da anni attento all’emergenza migratoria, sottolinea la disparità di trattamento del caso Open Arms rispetto ad altri episodi occorsi anche nei governi successivi. Senza che nessuna procura sia intervenuta.

Secondo alcuni opinionisti il processo nel quale è imputato Salvini non è politico, ma è di derivazione politica, perché fu il Senato a concedere l’autorizzazione a procedere. Qual è la tua opinione in merito?

Per il caso Diciotti, il primo dei tre che ha riguardato Matteo Salvini, non fu data l’autorizzazione a procedere da parte della giunta del Senato perché gli atti arrivarono a Palazzo Madama quando era ancora in vita il governo gialloverde, formato da Lega e M5s. I deputati grillini, avendo un patto di maggioranza con Salvini, votarono per non mandare a processo l’ex ministro dell’Interno.



Po ci fu il caso Gregoretti.

Esatto. Qui gli atti arrivarono quando già l’esecutivo gialloverde non c’era più e il Movimento 5 Stelle, che nel frattempo aveva formato con il Pd la maggioranza a sostegno del Governo Conte 2, votò contro Salvini. Lo stesso discorso vale, a maggior ragione, sul caso Open Arms, sviluppatosi nei giorni in cui il segretario leghista ruppe l’accordo con i pentastellati, pronti a votare la mozione di sfiducia del Pd.

Quindi?

È chiaro che il cambiamento di colore della maggioranza ha inciso nell’orientare il giudizio dei senatori. Un giudizio sul quale saranno intervenute anche considerazioni di merito, probabilmente, ma in cui a prevalere alla fine sono state soprattutto valutazioni di ordine politico.

Che idea ti sei fatto della requisitoria dei pm di Palermo?

Credo che siamo di fronte, tra le parti di accusa e difesa, se non a uno scontro ideologico quantomeno a uno scontro, chiamiamolo così, di idee.

In che senso?

L’accusa ha una sua idea su come devono essere giudicati i fatti e la difesa ne ha un’altra. I magistrati di Palermo, in particolare, sostengono che l’atto di Salvini nulla c’entri con l’intero contesto politico in cui in quel momento si stava sviluppando il problema legato all’immigrazione. L’ex ministro dell’Interno, dal canto suo, preme invece sulla natura politica delle sue scelte e dunque sulla necessità, in quella determinata fase storica, di intervenire seguendo una chiara linea di indirizzo.

In altri termini?

Secondo Salvini serviva fare qualcosa per fronteggiare una situazione delicata sul fronte degli sbarchi, per i Pm invece non occorrono altre considerazioni: gli atti del ministro avrebbero arrecato danni a oltre 100 persone, da qui l’impianto della loro requisitoria.

Qualcuno sta scomodando perfino l’Odissea per dimostrare la sacralità dei salvataggi in mare. Ma si può parlare oggi del caso Salvini senza dire come funzionavano i “salvataggi” effettuati dalle Ong?

Lo scontro tra Ong e Salvini è stato evidente dal primo giorno di insediamento del governo gialloverde. Ricordiamoci che l’estate del 2019 fu anche, se non soprattutto, quella del caso Rackete, l’attivista tedesca al timone della Sea Watch 3 che forzò il blocco a Lampedusa per far sbarcare i migranti. Al di là delle idee che si possono avere sull’una e sull’altra parte, è chiaro che in quei mesi si era di fronte a un duello di natura marcatamente politica. E il caso Open Arms, oggi riesumato con la richiesta di condanna a Salvini, ha contribuito a mantenere vivo negli anni quello scontro.

I migranti a bordo di Open Arms – la cui rotta e la cui condotta di navigazione si presta a molti rilievi critici, secondo la memoria di Salvini – furono oggetto di interventi e cure. Dunque la difesa dell’attuale vicepresidente del Consiglio è incentrata sull’avere impedito l’accesso di una nave con annesso sbarco di clandestini. Cosa pensi in proposito?

Credo che, comunque vada, dopo questo processo occorrerà rivedere e rileggere anche altri procedimenti e altri episodi. Ad esempio, perché sul caso Gregoretti la procura di Catania ha stabilito che non occorreva fare un processo a Salvini e quella di Palermo invece ha avviato il procedimento? E come mai, negli anni successivi al governo gialloverde, si sono verificati altri casi simili a quelli Open Arms e Gregoretti, con altre navi costrette ad aspettare giorni prima di entrare nei porti italiani, senza però che fossero avviati altri procedimenti?

Non tutte le emergenze sono uguali, si direbbe.

Io personalmente non credo a disparità create ad hoc, ma ritengo che in base alla sentenza occorrerà fare chiarezza per sapere quali saranno in futuro le norme e i comportamenti di riferimento. La difesa di Salvini, leggendo le carte, suppongo farà molta leva sulle presunte disparità che ho detto.

A chi giova il mancato controllo delle frontiere? Forse non è un caso che il Governo sia nel mirino per il campo di raccolta in Albania.

Non conviene nessuno e questo lo si vede anche dalle politiche più restrittive adottate da altri governi, a volte anche da esecutivi di sinistra. Si pensi, su tutti, a quello di Sánchez in Spagna. Gli unici che traggono giovamento dall’immigrazione illegale sono i trafficanti senza scrupoli, il cui macabro business non conosce ostacoli e crisi. L’Europa purtroppo la vedo ancora sorda, come su molte altre questioni, e incapace di governare i fenomeni.
L’immigrazione è una di quelle situazioni che può e deve essere gestita. Altrimenti ci saranno ancora morti e sofferenze.

(Federico Ferraù)

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