Recentemente si è riaccesa una luce sul caso relativo ad Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni, figlia del messo pontificio di Giovanni Paolo II, che nel giungo del 1983 sparì misteriosamente da Roma. Si tratta di uno casi più celebri e discussi della cronaca italiana, sul quale le informazioni sono parecchie, ma tutte frastagliate e inconcludenti, tra piste che si auto alimentano con il sentito dire, e piste che non conducono a nulla.
Eppure, recentemente, sia il Vaticano che il Parlamento hanno aperto due indagini distinte per comprendere cosa veramente sia successo ad Emanuela Orlandi e a Mirella Gregori, sparita anche lei misteriosamente alcune settimane prima dell’amica. Per anni si è discusso attorno alla possibile colpevolezza del reo confesso Marco Accetti, che nel 2013 si presentò in procura sostenendo di aver avuto un ruolo centrale nel rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Raccontò che era stato assoldato da alcuni laici ed ecclesiastici interessati a contrastare la politica anticomunista di Papa Wojtyla. Lo stesso Accetti venne anche ricollegato ad alcune telefonate e cassette inviate alle famiglie delle ragazze in cui si chiedeva, in cambio della loro vita, la liberazione di Ali Agca, l’attentatore del pontefice.
Caso Orlandi: individuata la donna che inviò la cassetta da Boston
Complessivamente, le telefonate e le cassette inviate alla famiglia di Emanuela Orlandi furono quattro. Alcune erano state registrate dallo stesso Accetti (che, tuttavia, non fu creduto e venne prosciolto nel 2015), mentre altre sono rimaste ancora oggi un vero e proprio mistero. In particolare una per gli inquirenti è sempre stata circondata da dubbi, dato che era stata registrata da una donna con un indirizzo di Boston.
L’individuazione della donna collegata al rapimento di Emanuela Orlandi è stata fatta grazie alle indagini in corso per l’omicidio di Katy Skerl, la cui bara è stata rubata la scorsa estate dal cimitero di Verano. La donna che registrò quell’audio oggi ha 59 anni, e all’epoca dei fatti ne aveva appena 19. Individuata ed interrogata dagli inquirenti, tuttavia, ha confermato le sue responsabilità, limitandole però alla sola registrazione del messaggio. La ragazza, infatti, venne trascinata dentro per gioco da alcuni uomini, ma non era neppure al corrente del rapimento di Emanuela Orlandi. Registrò il messaggio con un finto accento inglese da Roma, dove tutt’ora vive, e lo consegnò a degli uomini, che a loro volta lo fecero arrivare in America, dove poi sarebbe stato nuovamente inviato a Roma, al solo fine di depistare le indagini con una falsa pista americana.