L’edizione odierna de “Il Riformista” dedica spazio all’intervista a Gennaro Marasca, magistrato in pensione, già componente del Consiglio Superiore della Magistratura e presidente di sezione della Corte di Cassazione. Proprio sulla Giustizia si concentra una delle risposte più interessanti fornite da Marasca, che sottolinea: “Talvolta, come dicevano i latini, è necessario che gli scandali si verifichino. Ritengo che la magistratura abbia al suo interno le capacità e le forze per reagire e porre termine a queste pratiche. Sono però necessarie anche delle riforme perché questo processo venga aiutato e possa produrre effetti“. Che tipo di riforme, esattamente? “Riforme sia sul piano ordinamentale, sia sul piano dei tempi processuali. Non si può sperare soltanto in un recupero delle idealità del passato, occorre anche intervenire in qualche modo”. Secondo Marasca, il caso Palamara è dipeso “dall’affievolirsi degli ideali che avevano ispirato la nascita delle correnti e dei gruppi associativi, il che ha determinato il prevalere di logiche di amicizia e di clientela, che in magistratura non dovrebbero esserci nella maniera più assoluta”.
GENNARO MARASCA: “CATELLO MARESCA CANDIDATO SINDACO A NAPOLI? SONO PERPLESSO”
Gennaro Marasca, nell’ambito del suo intervento sulle colonne de “Il Riformista”, ha parlato anche delle elezioni amministrative a Napoli e alla candidatura di Catello Maresca, attorno alla quale si sono scatenate polemiche vere e proprie nelle ultime ore. Marasca è stato assessore nella prima Giunta Bassolino e ha le idee ben chiare sul caso: “Da tecnico prestai la mia capacità per affrontare determinati problemi in Giunta. All’epoca non svolgevo funzioni giudiziarie e non mi sono mai presentato alle elezioni, né sono mai stato iscritto a un partito politico. Penso che bisogna stare molto attenti, soprattutto quando si chiede il voto popolare e ci si presenta alle elezioni. Io, francamente, sono un po’ perplesso di fronte al fatto di candidarsi nella zona dove si sono esercitate funzioni giudiziarie: non mi piace molto. C’è il rischio, anche se si è persone perbene e bravi magistrati, di ingenerare il dubbio di avere favorito alcuni e di avere sfavorito altri. E questo è un dubbio che non si deve mai fare sorgere in un cittadino”.