Le mafie si autodefiniscono un sistema, in Campania dicono “o’ sistema”.

Nei miei studi sulla criminalità organizzata ho sempre cercato di capire di che sistema si trattasse e se ci fosse un nesso tra questo e la longevità delle organizzazioni mafiose. Falcone, infatti, le definì un fenomeno umano e come tale con un inizio ed una fine.



Sì, la mafia avrà una fine, però, non sappiamo se questa coinciderà con quella del genere umano. Ovviamente tanto dipenderà dall’approccio che avremo nel combatterla. Io ho sempre interpretato il mio ruolo di magistrato antimafia come elaborazione di una strategia di eradicamento delle mafie e per disegnarla ho iniziato dallo studio della sua intima essenza. Sono arrivato, quindi, ad oggi alla convinzione che il sistema mafioso oltre ad essere economico, tendente naturalmente al profitto, sia molto di più. È organizzato per sopravvivere agli attacchi da parte dello Stato, con caratteristiche strutturali di natura assistenziale, previdenziale e finanche di mutualità criminale. In una parola la mafia è un sistema di potere.



Mi ha fatto una certa impressione leggere che il dott. Luca Palamara abbia pubblicato un libro, dal titolo Il Sistema, nel quale riporta le trame di potere che hanno condizionato la vita professionale dei magistrati italiani e di cui egli ha fatto parte per anni.

Alcuni giorni fa ho sottoscritto, insieme ad altri colleghi, un documento dal seguente tenore: “A proposito delle dichiarazioni riguardanti i dott.ri Giovanni Salvi e Giuseppe Cascini, secondo quanto riportato nel libro Il Sistema, in vendita da ieri, l’attuale procuratore generale della Cassazione, dott. Giovanni Salvi, in almeno due occasioni avrebbe incontrato in privato e su sua richiesta il dott. Luca Palamara, all’epoca componente del Csm, per caldeggiare la propria nomina a importantissimo incarico pubblico. I fatti riferiti dal dott. Palamara sono narrati in maniera molto dettagliata e sono stati ribaditi nella nota trasmissione Porta a PortaOve veri, gettano un’ombra inquietante sia sui loro asseriti protagonisti che sulla sorprendente circolare dello stesso Procuratore Generale che ‘assolve’ per principio chi raccomanda se stesso per incarichi pubblici e chi quella raccomandazione accetta. Nello stesso libro si attribuisce all’attuale componente del Csm, dott. Giuseppe Cascini, una indebita e pesante interferenza in un procedimento disciplinare a carico di un collega, compiuta quando il primo svolgeva le funzioni di sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma. Appare evidente che la gravità delle accuse rivolte pubblicamente e ora note a tutti e la rilevanza dei ruoli ricoperti nell’assetto costituzionale dai dottori Salvi e Cascini impongono loro di smentire in maniera convincente i fatti o dimettersi dalle cariche ricoperte. Confidiamo che i dottori Salvi e Cascini sapranno scegliere una delle due alternative. Lo devono alla Repubblica italiana alla quale hanno prestato, come noi, giuramento di fedeltà”.



Ho scelto di firmare questo appello, raccogliendo immediatamente l’invito dei colleghi, perché oggi più che mai credo sia doveroso per tutti i magistrati fare chiarezza. E mi aspetto chiarezza.

Infatti, aldilà delle vicende narrate nel libro, la questione sollevata da Palamara è chiara e va sottolineata con forza.

La premessa è forse addirittura più importante dei fatti riportati.

Il dottor Palamara ha scelto di riportare tutti fatti che emergono dalle conversazioni intercettate col troian installato sul suo telefonino. Vicende cioè identiche a quelle che gli vengono contestate nei procedimenti a suo carico e che hanno portato alla sua radiazione.

Allora a me il suo ragionamento sembra chiaro e, devo dire la verità, molto lucido. Se sono vere le conversazioni intercettate che gli vengono contestate, allora devono essere considerate tali anche quelle riportate nel libro. E direi anche viceversa. Cioè se, invece, si tende ad accreditare l’ipotesi che le vicende raccontate nel libro siano tutte fandonie o esagerazioni di buontemponi che chiacchieravano del più e del meno, allora lo stesso approccio si deve avere anche per le intercettazioni riportate a suo carico.

La questione è molto seria. Perché molti passaggi del libro appaiono inquietanti e ricostruiscono, in alcuni casi con dovizia di particolari, un sistema gravemente degenerato e pervasivo, raccontano episodi di malaffare in cui sono coinvolti anche magistrati che ricoprono incarichi di vertice.

Il libro di Palamara è andato a ruba, addirittura sembra che stia girando sulla rete il pdf. E l’opinione pubblica ne è rimasta, a ragione, sconcertata. Ma sarebbe ancor più sconcertante se questa che rappresenta senza dubbio la vicenda sulla magistratura più scabrosa della storia, finisse in una bolla di sapone, in un nulla di fatto.

Questo non può accadere. Dobbiamo parlarne e chiedere che sia fatta chiarezza su tutti i fatti che emergono dalle conversazioni intercettate. Ne va della credibilità e della autorevolezza della magistratura.

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