E’ giusto portare in televisione certi personaggi? Ricordiamoci che poco tempo fa Le Iene nel loro programma intervistarono la figlia di Totò Riina, ad esempio, che descriveva il padre come un papà normale e affettuoso. “Non si possono portare in televisione dei pregiudicati e poi lamentarsi di quello che dicono” ci ha detto Mario Luzzato Fegiz, storico critico musicale del Corriere della Sera. “Si fanno casting per i programmi tv ma poi dentro ci può essere di tutto, sappiamo quante volte è successo” ha aggiunto. Il caso in questione è quello che sta facendo “bollire” molte seggiole della Rai, dopo che al programma Realiti condotto da Enrico Lucci e Asia Argento sono stati intervistati due cantanti cosiddetti neomelodici, molto popolari in Sicilia e a Napoli, che hanno rilasciato dichiarazioni molto forti. In particolare, parlando dei giudici uccisi dalla mafia Falcone e Borsellino, Leonardo Zappalà, 19 anni ha detto che “queste persone che hanno fatto queste scelte di vita ne sanno le conseguenze, come ci piace il dolce, ci deve piacere anche l’amaro”. L’altro, Niko Pandetta detto Tritolo, ha invece detto di aver scritto canzoni dedicate allo zio in carcere condannato al 41bis (cioè un mafioso). L’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, ha commentato che “abbiamo il dovere di essere garanti della legalità. In questo caso non lo siamo stati, chiediamo scusa ai parenti di Falcone e Borsellino, ai familiari di tutte le vittime della mafia e ai telespettatori”. Enrico Lucci, specificando che gli ospiti non li sceglie lui, ha risposto che nel programma “parliamo di tutto quello in cui siamo immersi, anche il fenomeno dei cantanti neo melodici molto seguiti dagli adolescenti, un fenomeno con tutte le sue sbavature, e nel servizio è venuto fuori questo ragazzo di 19 anni che ha per idoli Scarface e Al Capone”. Aggiungendo che “non abbiamo invitato Riina o Provenzano in studio. Abbiamo invitato un ragazzetto che fa il cantante neomelodico e ha degli idoli orribili, perché il programma si occupa di fenomeni sul web”.
CASO REALITI, LA MUSICA NON E’ UNA CATTIVA MAESTRA
Insomma se è “reality” si racconta la realtà o no? Per Luzzato Fegiz “storicamente si assiste periodi di criminalizzione della musica leggera e del rock, è un fatto periodico. Dobbiamo però partire da un punto di vista laico. La musica è lo specchio della realtà, difficilmente la determina. Non nasce prima la canzone in questo caso che inneggia alla criminalità, ma nasce prima la realtà, quella che vivono anche alcuni di questi cantanti”. Il caso in questione, dice ancora Fegiz, è stato ovviamente inopportuno, ma “ricordiamoci che siamo tutti a caccia di cattivi maestri a cui dare la colpa di quello che succede”. “E’ vero invece, spiega, che prima c’è il male poi c’è la sua rappresentazione con le opere d’arte come anche la canzone, che si limita a descrivere la realtà, non a crearla, inventarla. Aristotele diceva che con i suoi spettacoli voleva indurre nello spettatore una sorta di odio, di riprovazione per i personaggi negativi e quindi indurli alla catarsi”. Non c’è invece il rischio del contrario? Che questi personaggi inducano a uno stato di ammirazione, influenzino negativamente gli spettatori? “No, non credo, non succede l’inverso. Non è la canzone o il cantante a determinare, a indurre la gente a delinquere, la musica è lo specchio di qualcosa che c’è già nella coscienza collettiva”. Per cui “non si possono portare in televisione dei pregiudicati e poi arrabbiarsi per quello che dicono”. Casi, ad esempio, come quello della figlia di Totò Riina intervistata dalla Iene? “Non mi allargherei così tanto, dico che le cose nascono e poi vengono rappresentate, succedeva anche nella musica popolare di un tempo dove si cantava del malavitoso. La disapprovazione per quello che è successo è ovvia, però la criminalizzazione della musica come cattiva maestra non mi trova d’accordo”.