La Cassazione conferma l’ergastolo per il boss Vincenzo Virga e l’assoluzione per Vito Mazzara nel processo per l’omicidio di Mauro Rostagno. Il giornalista e sociologo fu ucciso nei pressi di Trapani il 26 settembre del 1988. I giudici della Prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno respinto i ricorsi presentati dalla difesa di Virga e dalla procura generale di Palermo contro la sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 2018. In appello Mazzara, accusato di essere il killer, era stato assolto dopo che in primo grado era stato condannato insieme a Virga. Il Pg della Suprema Corte, quindi, aveva chiesto di annullare il proscioglimento di Mazzara. L’avvocato Fausto Maria Amato, che assiste la compagna e la figlia di Mauro Rostagno, ha espresso tutta la sua amarezza dopo la sentenza: «È importante che sia stato confermato il contesto mafioso dell’omicidio ma è un peccato che resti un vuoto sugli esecutori materiali del delitto», riporta AdnKronos. Carla Rostagno, sorella della vittima, si è detta amareggiata per l’assoluzione di Mazzara e «perché abbiamo dovuto aspettare 32 anni dall’omicidio di mio fratello per avere una sentenza definitiva».
SORELLA MAURO ROSTAGNO “NON L’HA UCCISO SOLO LA MAFIA”
Per Carla Rostagno, sorella di Mauro, non è stata solo la mafia a volere l’omicidio del fratello. «Lo scenario è più allargato, diciamo che adesso non si può fare più nulla», ha dichiarato all’AdnKronos, spiegando che la verità poteva emergere «se solo si fossero fatte le indagini come si doveva». Quando fu ucciso, Mauro Rostagno era quasi arrivato a Lenzi, nelle campagne di Valderice. Lì aveva sede la comunità Saman. Con lei c’era Monica Serra, ospite della comunità che faceva parte della squadra di cronisti che il giornalista aveva messo in piedi per la tv locale Rtc, dove discuteva di mafia e corruzione facendo nomi e cognomi. I sicari lo aspettarono in un punto buio della strada e lo colpirono con decine di colpi. Lui disse alla giovane di nascondersi dietro il sedile. Nessuno sentì nulla. «Rostagno è morto per le sue trasmissioni televisive, non perdeva occasione di attaccare Cosa nostra», disse Vincenzo Sinacori, che fino agli anni ’90 era capo della famiglia di Mazara del Vallo.