Insomma, era un fatto di famiglia. Il ministro Sangiuliano ci ha comunicato i fatti suoi, della sua famiglia, nel dettaglio. Che poi sia una famiglia allargata e ampia, fatta di una ordinaria confusione di sentimenti ed invaghimenti tipici della mezza età, conta poco. Quelli sono fatti suoi. Certo è che questa maggioranza ha davvero ormai come vero punto di distinzione un nuovo tipo di costume. Così come a sinistra per decenni si è praticano l’“amichettismo”, tanto e giustamente criticato proprio dalla Meloni, fatto di rapporti personali, compagnie di giro, comitive di Capalbio, terrazze di sinistra come nel meraviglioso capolavoro di Ettore Scola, da cui uscivano improvvisi ministri e deputati che erano sino al giorno prima, al massimo, sconosciuti compagni di tennis del potente leader di sinistra di turno, oggi a destra impera il “famigliettismo”. Un nuovo modo di fare politica che, a volerlo nobilitare, si può sovrapporre alle familiae romane in cui i vincoli di matrimonio, amore o tradimento si traducevano in un modo di intendere il proprio gruppo come egemone, tenendo dentro chi vi era entrato solo in virtù di quel legame. Il cognato Lollobrigida che lascia la sorella, il compagno presentatore che fa il piacione con le altre, il ministro ammaliato dalla bionda che confessa la debolezza e si getta alle ginocchia di moglie e capo chiedendo, non solo metaforicamente, perdono.



Eppure, nonostante tutte queste disgreganti vicende sul piano umano, restano solidi i legali politici che li legano. La famiglia politica resta integra nella sua funzione di grembo accogliente in cui si entra solo se ci si è accasati, se si è trascorso insieme un qualche pezzo di percorso puramente personale.

E la prova è proprio la tentazione, nulla di più, di Sangiuliano di fare della cara amica Boccia una figura gratuitamente aggregata al proprio ufficio. Un tentazione, nessun reato, che però ci dice quanto sia profondo questo germe di cultura fatta di affettività necessaria per far parte di una familia politica. Figli di ex deputati che diventano deputati, ex mariti che mantengo ministeri, e chissà quante amanti o ex tali sono in giro per anni nei palazzi. Il punto, molto curioso, è che nessuno dei famigli pare non essersi più che meritato quello che ha avuto. Son tutti bravi, tanto bravi da essere i migliori da nominare per qualche ruolo appena se ne ha l’occasione. Visto così, questo famigliettismo assomiglia molto al “familismo amorale” di Edward C. Banfield. Il politologo americano arrivò a ipotizzare che certe comunità sarebbero arretrate soprattutto per ragioni culturali. La loro cultura presenterebbe una concezione estremizzata dei legami familiari, a danno della capacità di associarsi e dell’interesse collettivo. Analisi spesso usata per spiegare la difficoltà del Mezzogiorno di evolversi.



Un modo di vedere il mondo, insomma, che pare purtroppo molto aderente alle ultime vicende di alcuni dei protagonisti di governo del Paese. Tanto evidente che la Meloni si tiene Sangiuliano, Lollobrigida e tanti altri solo perché sono di famiglia. Questo è il messaggio che il capo del Governo trasmette e che arriva.

Del resto i due sono depositari della storia di Giorgia. Uno l’ha vista crescere in famiglia e nel partito, l’ha supportata e aiutata, l’altro è il depositario della tradizione culturale del futurismo, di Prezzolini e della cultura del ventennio, che ha studiato e raccontato alla giovane Meloni. Sono figure di fratelli maggiori, gente di casa, da difendere anche se sbaglia, ad ogni costo. Sono, per dirla chiaramente, le persone a cui dare ed a cui chiedere senza farsi domande. Da difende da tutto e da tutti. A scapito di tutti. Mollarli vorrebbe dire cedere, disgregare la “famiglia”, indebolirsi e cadere. Perciò la Meloni li sostiene e li comprende, li perdona e li promuove. Solo che forse, così facendo, non si accorge che li sta mettendo prima di tutto. Il rischio è che, pur non volendo, li metta anche prima delle istituzioni e della loro dignità. Raccontare così i fatti di famiglia, metterli in condizione di doversi umiliare in prima serata, somiglia ad un rito sadomasochistico da Politburo anni 30 dello scorso secolo. Un pratica quasi stalinista.



Ci pensi la Meloni, nella vita la famiglia è importante ma non è tutto. La dimensione privata della famiglia dà forza, ma se diventa un soggetto politico perde la sua funzione e può diventare un peso. Se non un rischio. Meglio il merito.

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