Alla fine l’Agenzia mondiale antidoping si è arresa. Cosciente che ogni altro passo processuale sarebbe stato un ulteriore bagno di sangue, ha rinunciato a fabbricare un ulteriore autogol. Quei valori impossibili di Dna, attribuiti da un esame del Laboratorio di Losanna del 2017 su urine di Schwazer prelevate 16 (!?!) mesi prima a sospensione già avvenuta, rimarranno senza documentazione scientifica.



Il giudice delle indagini preliminari Walter Pelino ha infatti denunciato in un’ordinanza firmata lunedì che la sua richiesta alla Wada di fornire: protocollo utilizzato per l’analisi, report dei risultati, foglio di lavoro, documentazione scientifica sulla quantificazione del Dna, documentazione sulla catena di custodia in entrata e in uscita dell’urina di Schwazer non ha avuto alcuna risposta a distanza di quasi un anno. L’ostruzionismo della Wada si spiega con la volontà di boicottare le indagini o perché quella documentazione semplicemente non esiste? Sia come sia, non fornire le prove di un atto di accusa, depositato fuori dal contraddittorio processuale, è comunque un boomerang.



Preso atto di questo, il Gip affida al perito del tribunale, Giampietro Lago, l’analisi del dato fornito dalla Wada di modo che possa darne conto nell’udienza finale del 14 settembre. In quella sede il perito renderà noti anche i valori di Dna riscontrati in 36 atleti della Fidal, che volontariamente si sono sottoposti alle analisi.

A questo punto il Giudice potrà trarre le sue conclusioni e la sensazione è che non saranno molto gradite a Montreal, a Losanna  e ai loro fiancheggiatori di casa nostra.

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