La nave è cambiata, la Ong armatrice è rimasta tedesca: come del resto lo è ora la bandiera. Il nome è stato appena ritoccato, in palese continuità politico-mediatica (da Sea Watch 3 a 4). La “capitana Carola” – corsara un anno fa a Lampedusa sotto bandiera olandese – è stata sostituita da una portavoce italiana, ma solo di pochissimo più friendly verso il (suo) governo di Roma.
I migranti africani accolti in Europa – dovendo sempre ringraziare solo l’Italia – sono nell’occasione raddoppiati: fra di loro vi sono decine di trasbordati nel taxi “Louise Michel”, nome francese e sponsor britannico (la celebrity Banksy), ma bandiera inesorabilmente tedesca. Ora – a differenza di quelli della Sea Watch 3 – sono ospiti di una terza nave: la GNV Allegra, affittata a spese dei contribuenti italiani come nave quarantena al largo di Palermo.
Può non essere inutile andare fino in fondo al gioco delle analogie e delle differenze fra i due casi Sea Watch: a maggior ragione nei giorni in cui si è celebrato il primo compleanno del governo Conte 2, di fatto partorito dall’incidente di Lampedusa di metà 2019.
E’ scontato anzitutto notare – ma resta un fatto – che la ragion d’essere ufficiale del ribaltone di un anno fa è stata l’urgenza politica improcrastinabile di cambiare i “decreti sicurezza” firmati dal Conte 1: ma il Conte 2 si è finora ben guardato dal farlo. Ancora (e soprattutto): i 353 salvati dalla Sea Watch 4 hanno dovuto attendere 11 giorni prima di metter piede su suolo italiano. Meno – ma non in misura sostanziale dei 20 trascorsi dai profughi sulla nave Gregoretti: caso per il quale il predecessore di Lamorgese, il vicepremier Matteo Salvini, è stato rinviato a giudizio con autorizzazione a procedere parlamentare. Undici giorni hanno comunque dovuto attendere – nell’ottobre scorso – i migranti soccorsi dalla Ocean Viking: fu detto – senza reale smentita – che il Viminale aveva preferito attendere per l’imminenza delle elezioni regionali in Umbria, che videro una netta affermazione del centrodestra.
L’ennesima anticamera lunga imposta dal Conte 2 ai profughi della Sea Watch 4 è d’altronde coincisa con l’avvio della campagna elettorale finale per il referendum e i sette voti regionali previsti per il 20-21 settembre. E’ avvenuto, fra l’altro, dopo una forte presa di posizione del governatore della Regione Sicilia, Nello Musumeci, contro un rischio-Covid puntualmente gestito dal governo a corrente alternata a seconda delle aree del Paese e delle convenienze politiche del giorno.
Ma il confronto più significativo – quello diplomatico – è rimasto nell’ombra. Tutti i casi per quali Salvini è stato sistematicamente indagato sono stati motivati dal vicepremier-ministro dell’Interno dal protrarsi dei tentativi infruttuosi di ottenere dagli altri Paesi Ue un rispetto effettivo degli Accordi di Dublino per la redistribuzione. Per di più i migranti erano in attesa di sbarco in Europa su navi battenti bandiere di altri Paesi dell’Unione: erano quindi formalmente già entrati in Europa, in Germania o in Olanda.
Nel caso della Sea Watch 4 (salpata dalla Spagna) la situazione ha fotocopiato il passato. Malta ha ripetuto il suo sistematico niet, mentre si è rivelata, al solito, puramente rituale la richiesta del governo italiano a quello tedesco di farsi carico direttamente dello sbarco dei profughi: indicativamente ad Amburgo, il maggior porto della Germania. Eppure il ministro dell’Interno in carica a Berlino nel gabinetto Merkel, il bavarese Horst Seehofer, è lo stesso che un anno fa volle personalmente “festeggiare” Lamorgese a Malta: promettendole un cambio radicale dell’atteggiamento dei Paesi Ue verso l’emergenza profughi, una volta cacciato Salvini. Al quale la portavoce della Sea Watch 4 ha naturalmente riservato l’ennesimo speronamento verbale: “Fino a che l’Italia non si sposterà in Antartide”, i taxi-Ong nel Canale di Sicilia avranno come approdo unico le coste italiane.