L’italiano che più di tutti avrebbe fatto a meno del caso Sea Watch (e che certamente ha agito in silenzio perché non si aggrovigliasse ulteriormente) è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il quale era reduce fresco da giorni difficilissimi come presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, gravemente danneggiato dal “caso Palamara”.



Ora il tema incandescente della legalità e dell’amministrazione della giustizia in Italia viene investito in pieno dalle acque del Mediterraneo, rese nuovamente tempestose dal caso della capitana Rakete. La quale è stata arrestata solo perché la Procura di Agrigento ha aperto in extremis un fascicolo penale: come “atto dovuto” ha voluto polemicamente precisare il procuratore Luigi Patronaggio.  Lo stesso magistrato aveva già incriminato il vicepremier Matteo Salvini per sequestro di persona in uno dei primi casi seguiti alla stretta sui migranti dalla Libia. La procedura fece il suo corso fino alla sede autorizzativa parlamentare: ponendo Salvini sotto pressione politica da parte del partner di maggioranza.



La Procura di Agrigento dovrà ora sostenere la pubblica accusa contro la Capitana arrestata non solo in base alle nuove norme del decreto sicurezza varato da Salvini, ma anche per “disobbedienza agli ordini di una nave militare” al confine nazionale delle acque territoriali. È una questione di superiore ed estrema delicatezza: che va a tirare nuovamente per la giacca – di certo suo malgrado – il Capo dello Stato, indicato dalla Costituzione come commander-in-chief delle forze armate italiane. E il caso è ad un tempo istituzionale e politico.

Da un lato, vi è la valutazione di un atto senza precedenti: l’ingresso “ostile” (direttamente alle forze preposte alla difesa del Paese) di una nave olandese con comandante tedesco  – quindi due soggetti europei – all’interno del territorio nazionale. Poco tempo fa l’Austria ha schierato i mezzi corazzati al confine del Brennero per impedire l’ingresso di migranti sbarcati in Europa attraverso l’Italia: quali regole d’ingaggio hanno le forze armate italiane (costituzionalmente assegnate al ruolo di difesa del territorio della Repubblica) rispetto a quanto avviene – o può ancora avvenire – sul delicato confine marino meridionale, come su tutti gli altri confini? E su questo versante – interno – spicca la figura del ministro della Difesa, Elisabetta Trenta (M5s): per molte ragioni discussa e divisiva fin dall’insediamento, anche fra i due partner di maggioranza. E sono noti i malumori della Guardia costiera sulla svolta di Salvini sui migranti (non è un caso che la motovedetta che ha bloccato per giorni la Sea Watch 3 fosse della Guardia di finanza).



Il caso Sea Watch ha intanto colpito l’Italia nei suoi difficili rapporti con l’Europa alla vigilia di due appuntamenti di straordinaria amministrazione: il vertice di oggi dei capi di Stato e di governo per le scelte di tutte le alte cariche Ue dopo il rinnovo dell’Europarlamento; e la decisione della commissione di Bruxelles (in prorogatio) sulla procedura d’infrazione contro l’Italia per mancato rispetto dei parametri sul debito. Il compito del Quirinale – instancabilmente impegnato a stemperare le tensioni a vantaggio sia dell’Italia che della Ue – si annuncia improbo se non proibitivo, dopo che Salvini (sostenuto istituzionalmente dal premier Conte) ha parlato di “provocazione politica” da parte della Capitana tedesca. Ma pesa anche il no pilatesco e sprezzante del governo olandese (fra l’altro il paese da cui, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe giungere Frans Timmermans – un socialista – a sostituire Jean Claude Juncker a Bruxelles).

E a proposito di rapporti con i partner europei, una prima domanda pare d’obbligo: il ministro degli Esteri non ritiene di convocare gli ambasciatori di Olanda e Germania, per avere spiegazioni e protestare?

Altre questioni guardano appena più in là: quale forza avrà il governo Conte di imporre a giorni una manovra correttiva sollecitata dall’Europa magari soltanto per congelare la procedura d’infrazione, tenendo però il cannone ben puntato contro Roma? Qualcuno pensa davvero che – caduto eventualmente il governo Conte – sia possibile evitare le elezioni anticipate e marginalizzare la Lega alla metà del suo peso reale corrente nel Paese, con un governo Draghi sostenuto da Pd, Fi e M5s?