Tutto da rifare. La quinta sezione penale della Cassazione ha accolto il ricorso presentato dalla Procura Generale di Perugia per l’annullamento con rinvio della sentenza di assoluzione pronunciata in appello nel processo sul caso Shalabayeva. Nel giugno 2022, la Corte d’appello di Perugia aveva assolto tutti gli imputati: tra questi gli ex capi della Squadra mobile e dell’Ufficio immigrazione della questura di Roma, Renato Cortese e Maurizio Improta. In seguito al deposito delle motivazioni, gli atti saranno trasmessi a Firenze per un processo d’appello bis.



Il ricorso è stato presentato dalla Procura Generale umbra contro le assoluzioni pronunciate in appello “perché il fatto non sussiste”. Erano stati assolti dall’accusa di sequestro di persona Cortese, Improta e altri 3 poliziotti, Francesco Stampacchia, Luca Armeni e Vincenzo Tramma. Anche il sostituto pg della Cassazione, Luigi Giordano, aveva chiesto l’accoglimento del ricorso nella sua requisitoria. Dunque, dopo l’annullamento di tutte le assoluzioni, è stato disposto un nuovo processo a Firenze.



Per gli imputati l’accusa di sequestro di persona

La vicenda risale alla notte tra il 28 e 29 maggio 2013, quando Alma Shalabayeva e la figlia erano state prelevate dalla polizia nella loro abitazione di Roma. I militari stavano cercando il marito, il dissidente kazako Mukhtar Ablyazov ma alla donna era stata contestata l’accusa di possesso di passaporto falso. Due giorni dopo, firmata l’esplusione, madre e figlia erano state rimpatriate. Le due erano tornate poi in Italia e a Shalabayeva era stato riconosciuto l’asilo politico nell’aprile 2014.

Dunque, annullate le assoluzioni per Renato Cortese e Maurizio Improta, finiti a processo per sequestro di persona nell’ambito del caso Shalabayeva, che portò nel maggio 2013 all’espulsione della moglie di Ablyazov e della figlia di sei anni Alua. Non solo Cortese, attualmente a capo dell’Ufficio centrale ispettivo del ministero dell’Interno, e Improta, ora questore di Trento: annullata l’assoluzione anche per tre funzionari di polizia, Francesco Stampacchia, Luca Armeni e Vincenzo Tramma. I tre, all’epoca dei fatti, erano in servizio alla Questura di Roma.