Il vicepremier Luigi Di Maio torna anche oggi a commentare il caso Siri “riaperto” ieri dopo le intercettazioni molto pesanti che coinvolgono direttamente l’ex Sottosegretario della Lega: nell’attesa di capire dallo sviluppo delle indagini se le parole di Arata siano davvero verificate e verificabili in una tentata corruzione del Sottosegretario “padre” della Flat Tax, il leader M5s attacca «i nostri nemici sono quelli indagati per corruzione e quelli per Mafia. Grazie al lavoro del nostro Sviluppo Economico abbiano impedito gli emendamenti voluti da quei signori sull’Eolico. I nostri No sono origini al malaffare». Una stilettata a Salvini anche se i toni potevano essere “peggiori” dato lo stato di rapporto quasi inesistente tra i due vicepremier: «qualcuno come Arata ha dichiarato telefonicamente di volermi controllare nominando un sottosegretario o uno nel mio gabinetto al ministero degli esteri perché si diceva che Di Maio dovesse andare al ministero degli Esteri. Hanno provato a pilotare la mia nomina da ministro: è un fatto gravissimo. Se qualcuno esterno al governo ha provato in qualche modo a orientare le scelte del governo e a manipolarle su questo si deve fare la massima chiarezza. Chiederò alla magistratura la massima chiarezza, anche se ci sono stati altri tentativi di intervento nei nostri riguardi», aveva invece commentato ieri su Facebook il vicepremier grillino.



“COINVOLTO” NELLE INTERCETTAZIONI ANCHE SALVINI

Dopo Armando Siri sarebbe anche Matteo Salvini viene coinvolto nelle chiamate tra Paolo Arata e il figlio Francesco, secondo le intercettazioni “filtrate” dai magistrati ai colleghi di Repubblica e Fatto Quotidiano. Il Ministro dell’interno viene citato solo come parte “terza” in quanto avrebbe contattato Arata perché non sapeva dove mettere Armando Siri nella composizione di Governo all’inizio di questa Legislatura. «Ieri sera c’è stato Armando da noi, Di Maio vuole andare alle attività produttive», riporta la prima parte dell’intercettazione tra Paolo Arata e il figlio Francesco del 23 maggio del 2018; in quel ruolo alle attività produttive gli Arata non erano per nulla soddisfatti e avrebbero consigliato al leader della Lega un altro ruolo «ci va sicuro, l’ha chiesto lui! Allora Salvini non sa dove mettere Armando (Siri, ndr) poi io gli ho detto che deve fare il vice ministro con la delega dell’energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche casa nostra ieri». Se così fosse confermato Salvini direbbe il falso quando sostiene di non aver mai avuto contatti diretti con Arata, altrimenti potrebbe anche essere una “millantata” di Arata Sr davanti al figlio. Nell’attesa delle verifiche, resta il caso attorno alla Lega nella difficile settimane che si apre davanti: in un’altra intercettazione uscita in queste ore sempre riferita ad Arata padre si legge «Un po’ i politici li conosciamo ma i politici sono come le banche, li  devi usare! E ogni volta che li usi, paghi, basta! Non è che c’è l’amico politico, non c’è l’amicizia in politica», in un colloquio con un imprenditore contenuto nell’informativa della Dia di Trapani.



ARATA INTERCETTATO “GLI DO 30MILA EURO”

Nella settimana forse più importante del Governo gialloverde, con diversi appuntamenti sui temi chiave (Manovra, primo Consiglio dei Ministri dopo la mezza crisi, Russiagate e Autonomia) riesplode potentemente il caso di Armando Siri, l’ex Sottosegretario della Lega fatto dimettere da incarichi di Governo perché indagato sul complesso caso Arata-Nicastri sull’Eolico in Sicilia (che all’epoca ha generato una spaccatura profonda nella maggioranza gialloverde, ndr). «Gli do 30 mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…» queste sono le parole pronunciate dall’imprenditore ed ex Forza Italia Paolo Arata (arrestato il 12 giugno scorso, ndr) nell’intercettazione chiave che al momento mette a forte rischio la posizione di entrambi i politici di Centrodestra. La novità è rappresentata dal fatto che tale intercettazione è stata confermata nei recenti interrogatori dei Pm ai Nicastri (padre Vito e figlio Manlio) accusati dai giudici di Palermo di essere vicini a Cosa Nostra. Come riporta l’Agenzia Ansa, i Nicastri – il padre Vito è considerato nelle indagini il “re dell’Eolico” – hanno cominciato a collaborare da diverse settimane e l’8 luglio scorso avrebbero confermato l’intercettazione di Arata che metterebbe in difficoltà il collega e amico Armando Siri.



CASO SIRI, LEGA NEL CAOS NELLA SETTIMANA DECISIVA

«Nel corso del confronto con i magistrati sarebbero emersi nuovi elementi utili alle indagini e i pm di piazzale Clodio hanno chiesto e ottenuto dal gip di potere cristallizzare quanto affermato da Vito e Manlio Nicastri in un atto istruttorio irripetibile, cioè l’incidente probatorio», riporta ancora l’Ansa specificando come il filone romano dell’inchiesta insiste proprio sui rapporti tra Siri e Arata e su quei presunti 30mila euro promessi al senatore della Lega. A pochi giorni dalle polemiche politiche sulla presenza del legista al tavolo del Viminale con le parti sociali (per illustrare la Flat Tax a cui ha collaborato da anni, ndr), riesplode la polemica con l’intercettazione che confermerebbe parte dell’accusa, ovvero la sua «attività di sollecitazione dell’approvazione di norme che avrebbe favorito lo stesso imprenditore nell’ambito del cosiddetto ‘minieolico’». Non solo, secondo Palazzo Clodio, l’accordo tra i due sarebbe «stabile» con Siri che sarebbe «costantemente impegnato attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentante del governo ed ascoltato membro della maggioranza parlamentare, nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell’Arata, ampliando a suo favore gli incentivi per l’energia elettrica da fonte rinnovabile a cui non ha diritto», scrivono nel decreto di perquisizione del 18 aprile scorso. Come riporta Repubblica, Nicastri Jr interrogato dai pm di Palermo dopo aver sentito l’intercettazione spiega «C’ero pure io quella sera. Siri non è stato pagato, ma Arata mi disse di avergli promesso 30 mila euro se l’emendamento fosse passato». Nella settimana più calda (e non per il meteo) del Governo, il caso Siri rimette in difficoltà Salvini e la Lega che finora hanno sempre difeso a spada tratta il loro responsabile economico: si attende ora la replica della difesa di Siri che ha bollato fin dall’inizio inesistente l’accusa mossa contro il senatore ed ex Sottosegretario.