«La Lega cerca pretesti per rompere»: bordata dal Movimento 5 Stelle alla vigilia del Consiglio dei ministri che avrà come protagonista il sottosegretario Armando Siri. Come riportano i colleghi di Adnkronos, il Carroccio starebbe tentando forzature sullo sblocca cantieri, logorando così i già fragili equilibri con i grillini. Le fonti penta stellate evidenziano: «Se bloccano lo sblocca-cantieri per Siri, stanno facendo una ritorsione contro gli italiani». Nuovi aggiornamenti per quanto riguarda l’inchiesta: Paolo Arata è stato interrogato per tre ore dai magistrati di Roma, con i pubblici ministeri che hanno deciso di secretare il verbale al termine dell’atto istruttorio. «Abbiamo reso dichiarazioni sulla vicenda che chiama in causa il mio assistito fornendo chiarimenti», le parole del difensore Gaetano Scalise. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DI STEFANO ATTACCA LA LEGA
Differenza di vedute su Siri ma non solo tra Lega e M5s secondo Matteo Salvini, ore roventi per il Governo gialloverde. Vice premier l’uno contro l’altro sulle dimissioni del sottosegretario, con i grillini che non mollano di un centimetro: «Domani, votando fieramente per la rimozione di Siri dal ruolo di sottosegretario, il M5S ricorderà a tutti che con noi al governo le porcherie viste con FI e PD non hanno più spazio. Se la Lega ne è nostalgica torni con loro e dica agli italiani che difenderlo era la priorità», le parole di Manlio Di Stefano. Come riporta Primocanale, il viceministro delle Infrastrutture Edoardo Rixi ha spiegato: «Il governo non cade per il caso Siri, semmai per l’eventuale blocco dei cantieri di Genova, Milano, Palermo o se il M5s non ci fa ultimare le opere. Uno dei temi che bisogna affrontare al Governo è che l’Italia non può più perdere tempo nella realizzazione delle infrastrutture. Tutto ciò che va a semplificare la realizzazione delle opere deve essere portato avanti, tutto ciò che non fa questo non si può fare, noi abbiamo già un sistema di imprese edili che da vent’anni perde sangue». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SALVINI: “SIRI? IN CDM VOTIAMO CONTRO”
Potrebbe davvero aprirsi una crisi di Governo sul caso Siri: dopo che il vicepremier Luigi Di Maio, da una parte attaccandolo e dall’altra tendendo la mano a Matteo Salvini affinché faccia “la cosa giusta” in merito alle dimissioni del sottosegretario leghista, aveva di fatto annunciato che il tempo stava per scadere, il Ministro dell’Interno ha replicato in modo gelido. Nelle registrazioni della puntata di Matrix, infatti, Salvini ha parlato del possibile voto in Consiglio dei Ministri, annunciando che se si dovesse arrivare a una conta “Noi votiamo contro e poi si continua e si va avanti”, lasciando però intendere che per il Carroccio le priorità al momento sono quelle di portare avanti il programma di Governo. Resta da capire se la spaccatura avrà ripercussioni sull’esecutivo dato che, se il premier Giuseppe Conte sembra intenzionato a tirare dritto, è lo stesso leader della Lega a ribadire che sulla vicenda il Movimento 5 Stelle si assumerà le proprie responsabilità e che “è evidente che non solo su questo ma pure su Tav, autonomia e altro la pensiamo diversamente”. Intanto, nelle ultime ore, l’ipotesi che pur accettando lo scontro coi pentastellati Salvini possa mandare giù il rospo delle dimissioni di uno dei suoi uomini di fiducia è rinforzato dal fatto che, secondo una indiscrezione, per Armando Siri sarebbe “in caldo” un nuovo ruolo nel Governo Conte una volta esauritasi la campagna elettorale in vista delle Europee del 26 di maggio. (agg. di R. G. Flore)
DI MAIO A SALVINI, “FAI LA COSA GIUSTA”
Il legale di Armando Siri fa sapere in una nota che è «del tutto inveritiero che tale scelta corrisponda a un intento di sottrarsi al confronto con l’Autorità giudiziaria, confronto del resto richiesto dallo stesso sottosegretario». La scelta a cui si riferisce l’avvocato è quella di consegnare ai pm una memoria difensiva per «rappresentare in modo esaustivo e documentale i rapporti con Paolo Franco Arata». Oggi sono previsti gli interrogatori per l’ex deputato di Forza Italia, mentre indubbiamente il caso politico “corre” ancora con la vigilia del CdM che si fa sempre più infuocata. «Non capirò mai perché la Lega in queste settimane abbia continuato a difendere Siri invece di fargli fare un passo indietro», scrive Di Maio in un post su Facebook, aggiungendo subito dopo «Oggi è l’ultimo giorno utile perché Salvini comprenda l’importanza di questa vicenda. Mi auguro faccia la cosa giusta» in modo da non arrivare domani a Palazzo Chigi allo scontro frontale tra Lega e M5s.
“NON RISPONDERÀ ALLE DOMANDE DEI PM”
Armando Siri non risponderà all’interrogatorio. E’ questo quanto scrivono in tandem stamane Il Corriere della Sera e Repubblica, i due principali quotidiani italiani. Secondo le indiscrezioni in loro possesso il sottosegretario ai trasporti in quota Lega, indagato per corruzione nell’ambito dell’eolico, ha fatto sapere alla procura di Roma che si avvarrà della facoltà di non rispondere in caso di un eventuale “convocazione”. La sua intenzione sarebbe infatti quella, piuttosto, di presentarsi in maniera spontanea per delle dichiarazioni, e poi depositare una memoria, anche se non è ben chiaro quando questo avverrà. La questione Siri impazza nel governo con il Movimento 5 Stelle e la Lega, su due posizioni diametralmente opposte, che hanno ancora poco più di 24 ore per trovare un accordo per evitare che mercoledì in consiglio dei ministri si vada alla “conta”. Del resto i grillini si sono subito mostrati “ostili” nei confronti di Siri, a differenza invece del Carroccio, che continua a fare da “garante” fino ad un’eventuale condanna. Intanto è previsto per oggi l’interrogatorio a Paolo Arata, l’imprenditore che di fatto avrebbe “invischiato” Siri, ritenuta una persona molto vicina a Vito Nicastri, in carcere per rapporti “proibiti” con il super boss di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. E’ probabile che dopo l’interrogazione di oggi si faccia chiarezza in merito alla famosa mazzetta da 30mila euro che Siri avrebbe ricevuto proprio da Arata, in cambio di alcuni favori. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CASO SIRI, CONTINUA LO SCONTRO M5S LEGA
Nessuna tregua tra Lega e M5s sul caso Siri, il capogruppo del Carroccio al Senato, Massimiliano Romeo, ha affermato ai microfoni de Il Fatto Quotidiano sul come conciliare le posizioni dei due partiti: «Deve essere bravo Conte a fare questo. È lui l’arbitro, il mediatore. Noi confidiamo in lui e alla fine comunque accetteremo quella che sarà poi la sua scelta perché ci fidiamo di lui. Convinti che farà la scelta migliore». Così, invece, fonti M5s all’Ansa: «Siamo d’accordo con Salvini, lo diciamo da sempre noi che dove c’è puzza di mafia e camorra lo Stato e dunque anche la politica devono intervenire, soprattutto preventivamente. Basta la puzza, il sospetto. Si deve fare a Napoli così come in politica ed è ciò che ci ha spinto a chiedere le dimissioni di Siri, coinvolto in una indagine per corruzione dove ci sono link con la mafia. Quindi prendiamo le parole di Salvini come un via libera alle dimissioni del sottosegretario». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LE PAROLE DI TONINELLI
Danilo Toninelli sposa la linea M5s e invoca le dimissioni di Armando Siri, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture vuole evitare la conta in Cdm sul caso del sottosegretario indagato: «Questa vicenda politica è andata avanti fin troppo, le dimissioni dovevano arrivare prima. Spero che entro mercoledì ci sia passo un suo passo indietro, per evitare che ci sia una inutile conta nel Consiglio dei ministri che vede il M5s in maggioranza». Prosegue il ministro grillino, come riporta Il Fatto Quotidiano: «Tutti i ministri Cinquestelle saranno compatti per tutelare il governo, non per fa cadere il governo. La tenuta di questo governo dipende dal fatto che non abbia nessun tipo di ombra. Siri non blocchi l’azione di questo governo». Sceglie l’ironia, invece, Guido Crosetto di Fratelli d’Italia: «Forse è meglio che Siri getti la spugna e si dimetta. Prima che emerga anche quella brutta storia di quando rubò un morso di Kinder Bueno ad un compagno di asilo. Storia triste e mai emersa finora. Ma negli archivi della magistratura da tempo, con le intercettazioni delle mamme». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
PARAGONE: “ANDRA’ VIA, LEGA SE LO METTA IN TESTA”
Tiene banco il caso Armando Siri, con lo scontro tra Lega e Movimento 5 Stelle che sta mettendo in bilico l’esecutivo gialloverde. Il Carroccio difende a spada tratta il sottosegretario, mentre i grillini spingono per la sua uscita dal Governo. Intervistato da Radio Cusano Campus, il grillino Gianluigi Paragone ha chiarito: «Quella su Armando Siri è una non polemica per noi: la politica si può fare anche fuori dal governo, viene in Parlamento e lavora alla Camera, non è un’offesa. Si può dimettere e la finiamo con questo teatrino: torniamo così a lavorare, visto che a Salvini interessano le cose serie, a noi ancora di più». E attacca il Carroccio: «Il grosso dei cittadini italiani, stando anche ai recenti sondaggi, dice che Siri si dovrebbe dimettere: Salvini, sempre molto attento ai sondaggi, non sa come uscirne. Fa un po’ come quei giocatori che, sempre in fuorigioco, si sta innervosendo: perciò è uscito anche con quelle dichiarazioni. Siri andrà via, la Lega se lo metta in testa: è incompatibile con il Governo. Se la Lega si vuole sfilare del governo, è libera di tornare con Berlusconi». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DI MAIO A SALVINI: “VA RIMOSSO”
Una domenica da “leoni” quella vissuta ieri con i due vicepremier che hanno tentato in tutti i modi di prevalere sul nemico-alleato ancora una volta sul caso di Armando Siri, Sottosegretario della Lega indagato e per il M5s (e il premier Conte) da dimissionare all’istante. Dopo il Blog M5s e le parole di Di Maio a “In mezz’ora in più” – «Siri va rimosso subito, Salvini non apra crisi di Governo su questo» – in serata era giunta la replica durissima del vicepremier leghista, «tappatevi la bocca e lavorate, è l’ultimo avviso»: da “Non è l’Arena Giletti”, lo stesso Di Maio aveva subito replicato al suo collega con altre “provocazioni”, «Con la corruzione non ci si tappa la bocca, si parla e si chiede alle persone di mettersi in panchina. l tema è semplice: questa persona poteva fare un passo indietro. Ora si faccia fare un passo indietro a questa persona prima del Cdm». Ebbene, siamo arrivati finalmente al lunedì mattina, ma i toni non si “abbassano” e con le prime interviste di giornate del leader M5s (al GR1 su Radio Rai) l’attacco a Salvini e al Carroccio è ancora una volta servito: «escludo la crisi di Governo a meno che non sia la Lega a chiederla dopo il voto in Consiglio dei Ministri sul caso Siri». Per il vicepremier, la spaccatura nel Governo «è evidente, sulla corruzione M5s e Lega hanno sensibilità differenti; ciononostante il contratto di governo ha ancora da attuare tante leggi importanti».
SERVIZIO REPORT SU SIRI: AUMENTA LA CRISI?
La fibrillazione è evidente, con le Elezioni Europee che si avvicinano a possibili rimpasti di Governo che potrebbero essere il “contentino” lasciato dal M5s alla Lega dopo le probabili dimissioni di Siri (anche se Salvini potrebbe tranquillamente rivendicare un maggior peso alle urne dopo il 26 maggio, con il rimpasto che avverrebbe quasi naturalmente): Di Maio però lo esclude, «con la Lega non abbiamo mai parlato né di rimpasti né di crisi, per noi bisogna andare avanti per cambiare questo Paese». Insomma, il tema Siri è tutt’altro che “esaurito”, con le due forze di Governo pronte a battagliare nel CdM forse più infuocato di questo primo anno di Conte a Palazzo Chigi: mentre la Lega studia di “disertare” in blocco la riunione evitando così l’imbarazzante conta in Consiglio, un altro “bubbone” in giornata potrebbe esplodere e aumentare la frattura già esistente nella maggioranza. Stasera andrà in onda la puntata di Report che affronterà nel dettaglio un altro risvolto del caso Siri: il Sottosegretario della Lega avrebbe acquistato una palazzina a Bresso (Milano) per la figlia con soldi provenienti da un mutuo stipulato presso una banca di San Marino senza ipoteca. Il notaio che ha effettuato il rogito ha segnalato l’operazione come «sospetta» all’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, facendo così esplodere la polemica e l’inchiesta iniziata da Report ma anticipata dal Tg3. «600 mila euro sono partiti da una banca di San Marino, la Banca Agricola Commerciale. Sono finiti sul conto di un notaio e sono stati utilizzati dal senatore Siri per acquistare una palazzina a Bresso intestata alla figlia. Il notaio ha pensato di segnalare l’operazione come sospetta. Alla domanda della giornalista Claudia Di Pasquale su quali siano, in genere, i casi in cui un notaio segnala un’operazione sospetta, il professionista ha risposto: “In generale può essere anche sicuramente la provenienza dei capitali”», spiega Ranucci, conduttore di Report. Sulla nuova “grana” in possibile esplosione, Siri fa sapere in una nota «l’acquisto immobiliare a Bresso è tutto regolare, se il servizio è diffamatorio querelo».