Gianfranco Cartisano, segretario di Uiltucs, non esclude la possibilità di costituirsi parte civile nell’eventuale processo sul caso Soumahoro. «Stiamo valutando assieme al nostro avvocato la possibilità di costituirsi parte civile nell’eventuale processo contro i vertici di Karibu e Aid», ha infatti dichiarato all’Ansa. Cartisano da mesi sta seguendo gli ex dipendenti delle due coop riferibili alla famiglia di Aboubakar Soumahoro. «D’altronde, i lavoratori hanno perso il posto a causa delle loro negligenze. Oltre al danno economico degli stipendi non pagati c’è anche la perdita del lavoro», ha aggiunto il segretario di Uiltucs. La vicenda, comunque, continua a regalare colpi di scena.
Mentre i migranti ospiti dei centri gestiti dalle coop di moglie, suocera e cognato di Aboubakar Soumahoro erano lasciato senza cibo, luce e acqua, oltre che vestiti, come emerso dall’inchiesta della procura di Latina, proprio i parenti del deputato eletto con Alleanza Verdi e Sinistra percepivano super stipendi, da oltre 4mila euro al mese. In particolare, Maria Therese Mukamitsindo, suocera di Soumahoro, fino al 2017 percepiva uno stipendio di 4.400 euro al mese. Poi fino al 2020 la carica di presidente di Consorzio Aid era ricoperta dal cognato Michel Rukundo.
CASO SOUMAHORO, MAXI STIPENDI MA LAVORATORI NON PAGATI
Quando nel 2020 la presidenza è passata alla cognata di Aboubakar Soumahoro il compenso è stato ritoccato di 400 euro in meno. Ma si decise anche di dare uno stipendio pure ad un consigliere, prevedendo un compenso di 1.400 euro al mese per l’ex presidente Rukundo, che è nel CdA di Karibu con Liliane Murekatete, moglie di Soumahoro. A firmare il verbale per l’approvazione del bilancio di Karibu nel 2015 l’allora moglie di un secondo cognato del deputato, Richard Mutangana. La donna, come evidenziato da Repubblica, risulta essere tra i beneficiari, insieme all’allora marito, di bonifici verso il Ruanda emessi dalla coop e ritenuti sospetti dalla procura. Quello è anche l’anno in cui la cooperativa inserì in bilancio 64.315 euro per prestazioni occasionali, tra cui quelle di Mutangana e della moglie. Quello era un periodo in cui la coop faceva incetta di affidamenti, ottenendo ad esempio nel 2016, solo dal Comune di Roma, circa 354mila euro. Un giro di denaro, un intreccio di cooperative, su cui la procura continua le sue indagini.