A processo la moglie, la suocera e il cognato di Aboubakar Soumahoro. Lo ha deciso il giudice per l’udienza preliminare Pierpaolo Bortone, che ha disposto i rinvii a giudizio per Liliane Murekatete, Marie Therese Mukamitsindo, Michel Rukundo e una loro collaboratrice, Ghislaine Ada Ndongo. I tre imprenditori sono accusati di una maxi evasione fiscale con le loro cooperative impegnate nell’accoglienza dei migranti e destinatarie di finanziamenti statali milionari. Dovranno comparire davanti al giudice del tribunale di Latina, Simona Sergio, il 24 gennaio prossimo. I lavoratori delle coop Karibu e Consorzio Aid, poi sciolte dal ministero delle Imprese, saranno parte civile nel processo. Da tempo lamentano di essere stati lasciati senza stipendi loro che hanno fatto esplodere il caso con le loro vicende.
A portare avanti la battaglia il segretario della Uiltucs pontina, Gianfranco Cartesiano, che ha fatto costituire pure il sindacato attraverso i legali Giulio Mastrobattista e Atena Agresti. Risultano irreperibili, invece, un altro cognato di Soumahoro, Richard Mutangana, che per l’accusa avrebbe investito i soldi destinati ai migranti in attività imprenditoriali in Ruanda, safari compresi, e una seconda collaboratrice, Kabukoma Christine Ndyanabo Koburangyra. Il gup ha disposto per loro ulteriori ricerche, rinviando l’udienza al 26 aprile 2024.
CASO SOUMAHORO, FONDI PER MIGRANTI USATI PER VESTITI E VIAGGI
Stando alla ricostruzione della procura di Latina, le cooperative Karibu e Consorzio Aid sarebbero responsabili di un’evasione di oltre 2,5 milioni di euro. Inoltre, è emerso che lo stesso Michel Rukundo, cognato di Soumahoro, avrebbe provato a insinuarsi allo stato passivo di Aid, reclamando oltre 14mila euro. La richiesta è stata respinta dal tribunale, visto che si tratta di una posizione «connessa alle eventuali responsabilità derivanti dalla carica ricoperta». Nel frattempo, le indagini sulla moglie, la suocera e il cognato di Soumahoro proseguono le indagini per quanto concerne le accuse di bancarotta, autoriciclaggio e frode in pubbliche forniture, per le quali le due imprenditrici sono state arrestate.
Stando a quanto riportato da Repubblica, per la procura di Latina, che ha delegato le indagini alla guardia di finanza, i soldi che prefetture e comuni hanno speso per ospitare i migranti sarebbe stato in gran parte distratto e usato per comprare abiti griffati, gioielli, soggiorni in hotel di lusso e cene nei migliori ristoranti, oltre che per investimenti immobiliari in Ruanda, Belgio e Portogallo.