SI AGGRAVA LA POSIZIONE DELLA SUOCERA DI SOUMAHORO: LE NUOVE ACCUSE
Dopo l’ipotesi di reato per “malversazione” ora la posizione della suocera di Aboubakar Soumahoro si aggrava ulteriormente: secondo quanto riporta l’Adnkronos Marie Therese Mukamitsindo sarebbe indagata ora anche per truffa aggravata e false fatturazioni. L’indagine è sempre quella della Procura di Latina in merito alla gestione di due cooperative di accoglienza migranti, la “Karibu” e la “Consorzio AID”: sempre secondo fonti inquirenti, la suocera del deputato eletto con AVS risulta l’unica iscritta nel registro degli indagati per possibili reati legati all’impiego di fondi pubblici erogati, rapporti con l’Erario e rapporti con i dipendenti delle coop.
Le medesime fonti all’Adnkronos fanno poi sapere che queste nuove “ipotesi” di reato muovono da «notizie e comunicazioni pervenute da una pluralità di fonti, di natura pubblica e privata». Va ricordato come l’intera inchiesti sia sorta dalle denunce presentate dai lavoratori delle coop che lamentano il mancato pagamento degli stipendi e in alcuni casi anche segnalazioni di presunti maltrattamenti agli ospiti delle associazioni. Quegli stessi lavoratori che ancora ieri accusavano Aboubakar Soumahoro di non potersi dire «inconsapevole» di quanto avveniva all’interno delle coop di famiglia.
INCHIESTA FAMIGLIA SOUMAHORO, LE ULTIME NOVITÀ SULLE COOP
Il “caso” Soumahoro continua ad impazzare nella cronaca politica ma è soprattutto sul fronte delle indagini che emergono le principali novità di queste ultime ore: l’inchiesta della Procura di Latina sulle cooperativa di proprietà della famiglia di Aboubakar Soumahoro si allarga e inizia a collegare i legami negli anni avuti dalla “Karibu” presieduta da Marie Thérèse Mukamitsindo, suocera del deputato autosospeso di Verdi-Sinistra, con le amministrazioni locali e con i fondi per l’accoglienza migranti. In particolare, come svela oggi “Il Giornale” citando le carte dell’inchiesta, si ragiona sui fondi emessi alla coop “Karibu” all’interno del progetto Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).
Ebbene, l’associazione presieduta da Marie Thérèse Mukamitsindo vinse il primo bando nel 2011 con incarico valido per due anni, rinnovato per ulteriore triennio fino al 2016: «Da quel momento la Karibu ha proseguito nell’impegno senza più presentare documentazione né partecipare a ulteriori bandi, ma solo grazie al rinnovo delle proroghe di volta in volta», spiegano i colleghi del “Giornale” citando i vari punti non chiari della vicenda “Karibu”. Emerge però come dal 2018 ad oggi i finanziamenti continuarono lo stesso verso la cooperativa gestita dai Soumahoro anche se in realtà un decreto ingiuntivo del 27 novembre 2018 – del Tribunale di Latina – chiedeva il pagamento di 139mila euro entro 10 giorni. Il pagamento non avvenne il che portò al pignoramento, da parte dell’ufficiale giudiziario, «di tutti i crediti che l’associazione vantava con Ministero dell’Interno, Regione Lazio, Comune di Latina, Comune di Sezze e tre banche italiane». 10 anni di finanziamenti senza mai un bando alla Karibu, con Mukamitsindo (oggi indagata per malversazione) premiata nel 2018 dalla Presidente della Camera Laura Boldrini come “Imprenditrice immigrata dell’anno”: oggi però si scopre che appunto da 4 anni i fondi pubblici non sarebbero mai dovuti arrivare, in più pesano le inchieste di Latina su presunti maltrattamenti, truffe, stipendi non pagati e falso: un gran “caos” che investe la famiglia Soumahoro, e non solo.
LAVORATORI: “PRESI IN GIRI DA ABOUBAKAR SOUMAHORO”. FRATOIANNI-BONELLI: “NON CI PENTIAMO”
Negli ultimi giorni il mondo politico della sinistra si interroga (e si divide) sulla figura di Aboubakar Soumahoro: nello stesso giorno in cui in Rai va in onda l’intervista doppia da Lucia Annunziata ai due segretari che hanno candidato e fatto eleggere l’ex leader dei braccianti in Parlamento – Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli – sono gli stessi lavoratori delle coop di famiglia Soumahoro a far sentire la propria voce con forza. «La famiglia al completo si è dedicata virtualmente all’aiuto delle persone ma in realtà quello che pensiamo noi lavoratori è che siamo stati presi in giro – spiega un impiegato all’ANSA che vuole restare anonimo – Quando ho visto Aboubakar nei video e tutto quello che ha detto mi è venuto da ridere. Non può dire che non ha visto, non ha sentito e non era parte della situazione». Nelle indagini emerge infine come i fondi ottenuti in 20 anni dalle coop “Karibu” e “Consorzio Aid” superano i 60 milioni di euro, ma agli inquirenti continuano a giungere segnalazioni relative a diversi progetti (l’ultimo il piano “PerLa” contro il caporalato) secondo cui diversi lavoratori lamentano il mancato pagamento di stipendi.
Sebbene non vi sia al momento alcuna accusa penale specifica ai danni del deputato Soumahoro, il caso politico è sotto gli occhi di tutti e per questo i leader di Sinistra Italiana e Verdi ieri hanno provato a dare la loro versione dei fatti. «Io non mi pento della scelta. Spero che l’evoluzione di questa vicenda porti a una soluzione e mi preoccuperò di tutelare chi su questo fronte continua a lavorare», spiegava ieri a “Mezz’ora in più” su Rai 3 il segretario di Sinistra Italiana, «Ma chi lo sapeva che c’era un business Soumahoro, ma io che ne sapevo? Se io ho una segnalazione allora questo mette in discussione la candidatura di una persona che ha fatto grandi battaglie e che rafforzava il terreno del lavoro sul tema migranti e sulla questione dei ghetti su cui abbiamo sempre lavorato con rigore, coerenza e spesso in solitudine». Frode da parte del deputato autosospeso? «Non direi frode ma sicuramente un corto circuito, questo sì tra chi interpreta una battaglia e comportamenti e scelte che gettano ombre e questo pone un problema, che quelle lotte vengano messe in difficoltà», conclude Fratoianni. Sulla stessa riga Bonelli che spiega di non aver saputo nulla e che tra l’altro Soumahoro era già da anni inserito nel “giro” della sinistra mediatica da “Propaganda Live” a “L’Espresso” fino a “Repubblica”: «non eravamo a conoscenza di queste questioni prima della campagna elettorale. Non solo non eravamo a conoscenza, non lo erano nemmeno tanti sindaci e prefetti, presidenti del Consiglio, come quello che ieri ha ospitato qui (il riferimento è a Giuseppe Conte, ndr)».