Tutti si chiedono come sarà mai andato l’interrogatorio di Toti a Genova, rimasto sotto il torchio del Pm per molte ore, con l’avvocato difensore che è uscito sostenendo “Abbiamo risposto a tutto”.

Ovviamente come siano andate effettivamente le cose nessuno (per ora) può saperlo, la difesa ha fatto sapere che il governatore avrebbe presentato una lunga memoria nella quale si rigetta ogni accusa, anche se gli “esperti” sostengono che le ipotesi sul tavolo a questo punto potrebbero essere due, ovvero che o il governatore ha effettivamente risposto puntigliosamente a tutto (e pare si siano trattate di ben 180 domande) oppure il Pm ha aperto altri fronti di indagini e quindi la giostra continuerà.



Personalmente non la vedo bene per il leader ligure di Noi Moderati, perché – fosse vera la prima ipotesi, ovvero di aver chiarito le accuse – quale Pm ammetterà mai di essersi sbagliato e soprattutto di aver trascinato per anni delle indagini destinate a sciogliersi al primo interrogatorio? Sarebbe allora bastato interrogare l’imputato a piede libero, e immediata sarebbe l’obiezione che allora la detenzione preventiva non era necessaria. Per questo penso che Toti continuerà a rimanere a casa propria in attesa di tempi migliori o della benevolenza futura di qualche Gip.



Mentre continuano ad essere poco chiari i fatti principali, emergono infatti ogni giorno piccoli o grandi fatti nuovi sui diversi personaggi della vicenda, quasi a dover dare qualche nuovo elemento ogni giorno all’opinione pubblica a giustificare l’inchiesta, ma senza fornire elementi veramente fondamentali.

Resta infatti la difficoltà di poter capire serenamente cosa ci sia di vero o meno in questo o quel filone della vicenda, anche se – almeno all’esterno – per ora non sono emersi fatti eclatanti; lasciando però il dubbio che qualsiasi uomo pubblico, dal ministro al sindaco del piccolo comune, si trovi a dover accontentare continuamente questo o quello (non necessariamente per ottenere vantaggi personali o corruttivi ma semplicemente per raggiungere obiettivi positivi per tutti: è la tesi di Toti).



È qui che si gioca però tutta la vicenda, in un sottile confine tra lecito ed illecito.

Piuttosto, resta un’altra nube inquietante e specifica sull’intera indagine, visto che a Toti è stata subito lanciata un’esca che potrebbe suonare così: dimettiti ed immediatamente sarai un uomo libero, perché cadrebbero i presupposti della detenzione, ovvero la possibilità di reiterare il reato.

Mettiamoci allora nei panni di una persona accusata che si trovi davanti a questo dilemma: come reagirebbe ciascuno di noi? Come può non farsi largo, nel pensiero di chiunque e soprattutto se innocente, la tentazione di mandare tutti a quel paese e ritirarsi nel “privato” sapendo che, spenti i riflettori, tutto si “aggiusterebbe” magari con qualche condanna minore?

Ma è proprio su questo aspetto che dovrebbe insorgere l’opinione pubblica: se uno è o fosse innocente dovrebbe o meno sottostare all’offerta? Ci rendiamo conto di quale influenza abbia l’organo giudiziario una volta che abbia messo le mani su un politico di qualsiasi livello o colore e soprattutto in un’arroventata vigilia elettorale?

Le dimissioni di Toti avrebbero indubbia risonanza nazionale, sposterebbero voti e consensi, delineerebbero un potenziale agire corruttivo in una Regione che ne sembrava immune, mettendo in disparte (ed infatti non ne parla più nessuno) altre vicende potenzialmente corruttive in altre regioni italiane (caso Puglia, per intenderci) usciti dal cono di luce dell’attenzione mediatica proprio per l’inchiesta di Genova.

Per contro, una libertà quasi immediata di Toti sarebbe una sconfitta per la Procura, smentendo platealmente un modus operandi che tra intercettazioni ed indagini è andato avanti per anni.

Per questo mi chiedo quanto possa essere verosimile che qualcuno, da una parte o dall’altra, sia disposto a fare un passo indietro. Più facile innestare qualche altro “filone” ed attendere. I prossimi giorni ci diranno che succederà.

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