La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza sugli autovelox che rappresenta una prima importante vittoria per gli automobilisti. Il problema, come si legge su Repubblica, è che tale decisione del terzo grado della giustizia rischia di inondare i Comuni di ricorsi a pioggia, svuotandone le casse.

Tutto ha avuto inizio dopo che Andra Nalesso, cittadino e avvocato di Treviso, ha presentato un ricorso per aver preso una multa da un autovelox, avendo superato il limite dei 90 km/h di circa 7 chilometri orari, sulla strada regionale numero 53, la tangenziale trevisana. Purtroppo per il Comune, quell’apparecchio che ha fatto la multa non era ne approvato ne tanto meno omologato, di conseguenza è stata ritenuta una condizione illegittima per la Corte, che ha invalidato la multa.



AUTOVELOX NON OMOLOGATI, “UN PRECEDENTE PERICOLOSO…”

Si tratta di un “precedente pericoloso”, scrive Repubblica, che ora sta preoccupando l’Anci perchè «i macchinari non omologati sono la stragrande maggioranza di quelli che si trovano tra le strade» precisa Carlo Rapicavoli, direttore veneto dell’associazione dei comuni. Le verifiche sarebbero state messe in atto solo per alcuni autovelox, mentre tutti gli altri sarebbero stati autorizzati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti “attraverso un provvedimento di carattere amministrativo”, precisa ancora il quotidiano.



Una differenza che viene sottolineata dalla Cassazione, ma che prima della sentenza non era chiara. Emanuele Ficara, avvocato esperto in contestazioni di violazioni del Codice della Strada, sottolinea: «La legge parla di approvazione e omologazione come fossero la stessa cosa, ma secondo un filone giurisprudenziale maggioritario sono distinte», mentre il direttore di Anci Veneto parla di «vuoto normativo» puntando il dito contro il governo.

AUTOVELOX NON OMOLOGATI, L’ANCI: “COMUNI SI SONO FIDATI DEL MINISTERO”

«I comuni si sono fidati delle disposizioni ministeriali arrivate sotto forma di circolare ufficiale nel 2020, nelle quali si diceva che in assenza di norme tecniche precise gli apparecchi potessero essere usati. Adesso il parlamento lavori a una norma che fornisca indicazioni precise. Non solo ai Comuni, ma anche ai gestori delle strade e ai cittadini». In attesa che il governo faccia chiarezza, qualunque automobilista che prende una multa «proverà a fare ricorso o quantomeno chiederà l’attestazione della omologazione», aggiunge Rapicavoli, con il rischio di mettere in seria difficoltà i Comuni, che nei propri bilanci hanno tenuto conto delle entrate dovute alle multe e che solo in Veneto valgono ben 16 milioni di euro annui.



«Queste risorse hanno destinazione vincolata — ricorda Rapicavoli — e sono dirette alla messa in sicurezza delle strade. Se mancano bisognerà tagliare da altri servizi». C’è poi il rischio di dover pagare le spese legali a ogni cittadino in caso di sconfitta del Comune, quindi circa 300-400 euro per ogni automobilista “contestatore”. «Se facessi l’avvocato per il Comune di Treviso — afferma Ficara — consiglierei di annullare tutte le multe e omologare gli apparecchi prima che inizino ad arrivare i ricorsi». Più chiaro di così.