Più o meno ovunque nel mondo ma con una tendenza impressionante soprattutto nel Regno Unito e negli States, le casse self service stanno pian piano soppiantando i ‘vecchi’ cassieri nel segno di una modernità che sta rendendo sempre più simili i negozi fisici alle loro controparti online: sul territorio della vecchia Albione secondo una stima del Telegraph le casse automatiche senza operatori vengono utilizzate quotidianamente per circa l’80% degli acquisti; mentre nel nostro bel paese si trovano soprattutto negli iper store delle grandi catene di supermercati.



Rimanendo nel Regno Unito, sempre secondo una stima del Telegraph le casse self service installate nei supermercati inglesi sono aumentate di quasi 30mila unità nell’arco di solamente 5 anni (da 53mila ad 80mila lo scorso anno); e mentre il colosso Amazon è arrivato addirittura a lanciare il servizio ‘just walk out’ nei suoi supermercati americani, la catena di abbigliamento Uniqlo sta sperimentando dei cestini intelligenti e – questo anche in Italia – nei negozi Decathlon non sono passate inosservate la casse che rilevano in automatico gli acquisti del cliente senza neppure scansionare i codici a barre.



Il flop delle casse self service tra Amazon, Booths e Tiger

Tuttavia, seppur l’aumento delle casse self service sia innegabile e faccia (a dir poco) comodo a manager e direttori dei negozi – che possono risparmiare facilmente e comodamente sui costi per il personale – sembra anche che i clienti siano sempre più insoddisfatti, addirittura frustrati (specialmente guardando ad anziani e persone poco avvezze alla tecnologia), tanto da arrivare a chiedere con una firmatissima petizione alla famosa catena Tesco di tornare agli esseri umani.

Parallelamente, Amazon si è vista costretta ad abbandonare la precedentemente citata tecnologia just walk out, così come la catena inglese Booths ha eliminato del tutto le casse self service dai suoi superstore e altri concorrenti come Walmart, Target e Tiger la stanno sempre più fortemente limitando (di nuovo: esattamente come in Italia) a pochi articoli acquistati; intensificando al contempo la sorveglianza sia con le guardie armate che con le telecamere.



Con le casse self service aumentano i taccheggi: in Svizzera furti aumentati del 20% in un anno

La faccia spesso ignorata (o almeno così sembra) delle casse self service è – infatti – il boom impressionante di taccheggiatori che sfruttando una tecnologia spesso fallace e l’assenza di personale umano trafugano oggetti di ogni tipo: una tendenza che nel Regno Unito non ha dei reali dati, ma che in Svizzera è stimata – secondo calcoli della polizia – al 20% nell’arco di un solo anno con quasi 20mila furti denunciati da supermercati e negozi.

Soffermandoci proprio sul boom di furti e taccheggi – riferisce il quotidiano La Liberté – ad ignorarne l’impatto sono soprattutto catene come Coop, Migros, Manor e Aldi che interpellate lodano la tecnologia delle casse self service e l’onestà dei loro clienti (tanto che Migros parla di un “99,9% di clienti onesti che pagano la loro spesa”); mentre solamente la catena tedesca Lidl ammette un “leggero aumento” dei furti.

Dall’altra parte, è il gruppo ECR Retail Loss ad ammettere al quotidiano svizzero che molti clienti evitano di scansionare alcuni oggetti costosi alle casse self service, mentre altri rietichettano la merce per pagare un prodotto meno della metà passando del tutto inosservati.