Sabino Cassese, giurista ed ex giudice della Corte Costituzionale, ha parlato sulle pagine del Foglio del recente accordo tra Italia e Albania che prevederà il trasferimento dei migranti in Cpr costruiti su territorio albanese, ma con giurisdizione italiana, per lo svolgimento delle operazioni di richiesta di asilo ed espulsione. Un accordo definito dagli esponenti di governo storico, ma criticato dall’opposizione che gli riconosce una possibile violazione dei diritti dell’uomo.



Secondo Cassese, però, “l’Italia non è il primo paese che ricorre a strumenti di questo tipo per gestire il fenomeno dell’immigrazione“, e non vi sarebbe alcun tipo di violazione dei diritti dell’uomo, fintanto che “la procedura di frontiera viene accuratamente rispettata, anche se in un luogo diverso dal territorio nazionale, e gestita da autorità italiane”. Lo stesso testo, spiega il giurista, “prevede chiaramente il rispetto del diritto europeo e quindi di quello italiano”. Esponendo i contenuti dell’accordo, Cassese spiega che “la struttura che verrà costruita sul territorio albanese dovrebbe ospitare circa 3.000 immigrati, che vuol dire circa 45.000 all’anno“, per un periodo di tempo “di 28 giorni per i richiedenti asilo e di 18 mesi massimo per gli irregolari, al fine del rimpatrio” Rimane, tuttavia, incerto “se si riuscirà a riorganizzare i rimpatri, cosa che dipende non solo dai mezzi di trasporto, ma principalmente dai (pochi) paesi con cui vi sono accordi per il rimpatrio”.



Cassese: “L’accordo Italia-Albania farà felici i paesi europei”

Analizzando ancora l’accordo tra Italia e Albania per i migranti, Cassese spiega che la finalità sembra essere “quella di potenziamento della capacità amministrativa, e principalmente di evitare movimenti secondari“, un fatto, quest’ultimo, che secondo lui “farà felici i paesi che sono destinatari dei movimenti secondari, in particolare Germania e Francia. Da questo punto di vista, mi sembra un accordo utile”.

Tuttavia, sottolinea Cassese, “bisogna tener conto dei costi dei trasferimenti perché gli immigrati intercettati verosimilmente non verranno fatti approdare in Italia, ma immediatamente trasferiti su navi militari o della Guardia costiera in Albania”, comportando “un costo per questi trasferimenti, a cui si aggiungono poi i rimpatri e i trasferimenti sul territorio nazionale italiano per i richiedenti che hanno diritto all’asilo”. Motivando la questione dei movimenti secondari, Cassese spiega che “l’immigrato che irregolarmente abbandona il centro in Albania si trova in un paese che non fa parte dell’Unione Europea, per cui il suo ingresso in altro paese europeo, con un movimento secondario, diventa difficile”.