Sabino Cassese, ex Ministro, in una intervista a Repubblica, ha parlato dell’autonomia differenziata, che viene in questi giorni messa ai voti a Palazzo Madama. Il noto esponente della magistratura, da parte sua, si è sempre detto favorevole e ribadisce la sua posizione. “È un’opportunità per il Sud. Nulla impedisce alla Puglia, alla Calabria, alla Campania di chiedere, una volta aperta la porta delle intese, più autonomia. Chi ha più gambe corre, poi vince chi ha quelle migliori”.



Alcuni, al contrario, pensano che si continuerà a spingere il Nord, mentre il Sud rimarrà ancora più indietro. “Se ciò accadrà dipenderà dall’incapacità delle regioni meridionali di sfruttare adeguatamente le risorse di cui dispongono – un problema che perdura dall’unità d’Italia, come sa – e delle risorse di cui disporrà, grazie ai livelli delle prestazioni garantiti a livello nazionale”, ha spiegato. Le eccellenze, al contempo, continueranno ad essere tali. “Prenda il Lazio durante la pandemia. La sua sanità è stata superiore a quella della Lombardia, grazie all’assessore D’Amato. Quando ho fatto la seconda vaccinazione mi sono detto: ‘È meglio di Svizzera e Svezia messe insieme’”.



Cassese: “Autonomia differenziata opportunità per il Sud”. Il parere

L’opposizione tuttavia non ci sta all’autonomia differenziata e le proteste vanno avanti. “Io dico che collegando i Lep, i livelli essenziali di prestazione all’autonomia differenziata, Calderoli dà piena attuazione al dettato costituzionale: prestazioni uguali per tutti, in un secondo momento le intese per le differenziazioni”, ha ribadito Sabino Cassese. “Calderoli non ha fatto altro che unire due riforme volute dal centrosinistra. E del resto ben 14 regioni avevano chiesto la differenziazione, tra cui l’Emilia Romagna. Si dimentica che i Lep li hanno voluti loro in Costituzione. E la decisione che ha eliminato la parola Mezzogiorno dall’articolo 119 è avvenuta per referendum in anni in cui governavano Prodi, D’Alema, Amato”.



La disunità dell’Italia dunque secondo l’ex Ministro non verrà sancita, anche perché c’è già. “Non dipende certo da questa riforma. Da Roma a Milano in treno ci vuole circa la metà del tempo che ci mettiamo da Roma a Cosenza, che sono più vicine. Il Sud ha un terzo della popolazione ma occupa i due terzi del pubblico impiego. Si chiama fame di posti”, ha concluso.