Il giudizio del professor Sabino Cassese sull’autonomia differenziata è cambiato dal 2018 ad oggi grazie alla legge del 2022, perché “ha mutato l’impostazione che era stata data al tema delle ‘ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia’, come dice la Costituzione“. Il giurista, ex ministro della Funzione pubblica ed ex giudice della Corte costituzionale, che ha presieduto il Comitato per la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), ne parla all’Avvenire, spiegando che quella legge “occorre prima determinare i livelli essenziali delle prestazioni, poi avviare la procedura per eventualmente conferire maggiore autonomia alle regioni che lo richiedano“. La determinazione dei Lep ha dato seguito al referendum del 2022 per attuare la norma costituzionale “dimenticata da 22 anni e per contribuire alla unificazione, non alla disunione del Paese“.
Per Cassese è stato giusto intervenire con una legge ordinaria: “La modifica costituzionale c’è stata, va attuata e per questo è necessario una legge ordinaria. Il ddl Calderoli determina una procedura, fissa un percorso, non introduce ancora l’autonomia differenziata“. D’altra parte, Cassese evidenzia che non devono essere solo le regioni del Nord a stabilire intese con lo Stato: “Anche regioni del Sud possono eventualmente fruire di maggiore autonomia. L’autonomia regionale e locale è stata tra le aspirazioni di tutta la storia italiana, a cominciare dall’unità“.
CASSESE “SERVIRANNO CENTRALI DI MONITORAGGIO”
La verifica del rispetto dei Lep è un compito che spetta allo Stato. Il professor Sabino Cassese ricorda l’articolo 120 della Costituzione, che “stabilisce che il governo può sostituirsi a regioni, città metropolitane, province, comuni quando lo richiede la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti civili e sociali“. Del resto, lo si è visto durante la pandemia Covid. “L’organo di controllo è quindi il governo centrale“, spiega il giurista all’Avvenire. Cassese segnala che dopo aver determinato i Lep e aver assegnato le dotazioni finanziarie a ciascuno, “cosa che richiederà un certo arco di tempo per non gravare sull’equilibrio di bilancio, occorrerà formare centrali di monitoraggio perché non basta dare risorse finanziarie, occorre anche assicurarsi che la capacità amministrativa non sia troppo squilibrata tra regione e regione“.
Riguardo il rischio che il rafforzamento dell’autonomia regionale e premierato aumentino la scarsa valorizzazione dei corpi intermedi, Cassese spiega all’Avvenire che “la richiesta degli enti locali di maggiori forme di autonomia è giustissima” ed è “garantita dal fatto che la Costituzione prevede che l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia avvenga sentiti gli enti locali“. Infine, ricorda che lo Stato unitario “era quello che ha facilitato prima l’azione di Francesco Crispi e poi dello Stato autoritario. E anche per questo Alcide De Gasperi si adoperò perché lo Stato avesse un assetto regionalistico“.