LA PROPOSTA DI SALVINI PER L’IMMUNITÀ AI GOVERNATORI VIENE ACCOLTA DA SABINO CASSESE: “C’È UNO SQUILIBRIO TRA POLITICA E MAGISTRATI”

Sebbene sia stata accolta da sinistra e parte della magistratura come un offesa al senso dello Stato, la proposta del vicepremier Matteo Salvini sull’immunità ai Governatori di regione viene considerata fattibile e tutt’altro che incostituzionale dal presidente emerito della Consulta, Sabino Cassese. In una lunga intervista al quotidiano “Il Dubbio”, il decano dei giuristi riflette sugli squilibri eccessivi che ormai albergano il difficile rapporto tra politica e magistratura: l’indomani dell’approvazione alla Camera del Decreto Carceri del Ministro Nordio, Cassese sottolinea come non bisogna mai dimenticare che l’aggressività penale è molte volte dovuta «ad una concezione sbagliata della giustizia come controllo della virtù».



Preso spunto dall’intricata vicenda di Giovanni Toti, Presidente di Regione Liguria costretto alle dimissioni dopo 80 giorni di arresti domiciliari per l’inchiesta a Genova (revoca cautelare ottenuta appena una settimana dopo il passo di lato, ndr), Salvini con la Lega è pronto a lanciare l’idea di uno scudo penale per i Governatori: secondo Sabino Cassese, il tema si fa urgente dato che dal 1993 è di fatto cambiato tutto nella protezione del personale politico. Scrive ancora il giurista emerito della Corte Costituzionale: «c’era una linea di demarcazione tra politica e giustizia, che è stata poi modificata». Tenuto conto che dopo Tangentopoli si è moltiplicata l’azione diretta dei magistrati contro politici, Governatori e quant’altro, e tenuto conto dell’importanza sempre maggiore presa dalle Regioni per responsabilità politiche e sociali, ecco perché avrebbe senso mantenere una protezione in più per il ruolo di Governatore.



CASSESE SU COME POTER CAMBIARE QUESTA GIUSTIZIA: “MISURE CAUTELARI SIANO PROPORZIONATE”

Il vero punto critico, afferma Sabino Cassese rispondendo indirettamente alle critiche giunte da sinistra contro Salvini, riguarda l’equilibrio tra i poteri fra giudiziario ed esecutivo: «l’intervento della magistratura penale dovrebbe essere l’”extrema ratio”. Né bisogna dimenticare che l’aggressività penale è spesso dovuta ad una concezione sbagliata della giustizia come controllo della virtù». I rischi anche per la tenuta sociale sono davanti agli occhi di tutti: l’immobilismo dal prendere iniziativa, la “fuga dalla firma”, o anche una certa “burocrazia difensiva” sono conseguenze dirette del timore che i Governatori hanno davanti a possibili ripercussioni giudiziarie sul loro operato.



Un danno per loro ma soprattutto un danno per il Paese, sia politico che economico-sociale secondo Cassese: prima del processo insomma occorre ponderare bene il tutto e far agire il vero corso della giustizia, ovvero «la presunzione di innocenza e il rispetto delle scelte elettive dirette». Secondo l’ex giudice costituzionale, le misure cautelari prese dai giudici «sono scelte da organi di giustizia ma ancora non sono giustizia»: la “soluzione”, oltre all’immunità per i Governatori, è nell’adottare più semplicemente misure cautelari che possano consentire «la continuità amministrativa«. Cassese non la chiama “casta” come Salvini ma non dice neanche il contrario: «Mi pare che non vi sia dubbio sullo squilibrio che si è andato producendo, a causa dei magistrati militanti, ma anche a causa della mancata attenzione del corpo politico sia alle proprie prerogative, sia alle proprie competenze».