Che il rapporto tra Stato e Regioni non abbia funzionato al meglio in questa pandemia Covid-19 è elemento chiaro a tutti, ma è ben più difficile individuarne le cause e le origini: ci ha provato oggi sul Corriere della Sera il costituzionalista e Presidente emerito della Consulta Sabino Cassese. Un lungo editoriale dal titolo eloquente “La nostra anarchia di Stato” che imposta innanzitutto i termini della difficile coabitazione tra territori e Governo centrale: «All’origine, si è imboccata la strada sbagliata. La Costituzione riserva la profilassi internazionale esclusivamente allo Stato. Nonostante che il virus non rispetti i confini regionali, si è preferito, invece, riconoscere competenze concorrenti a Stato e regioni», spiega Cassese in prima pagina sul CorSera. La collaborazione tra centro e periferia non è funzionata al meglio, con responsabilità in ambo i campi: «nessuno si ritenga proprietario esclusivo, ma che tutti concorrano a deliberare ed eseguire insieme. Aperta la strada alle troppe voci, i protagonisti, alla ricerca di popolarità, hanno cominciato a battibeccare, confliggendo invece che cooperando, con un tira e molla che ha prodotto incertezza e stupore nell’opinione pubblica».
STATO-REGIONI, DA COSA POTER RIPARTIRE
L’errore iniziale ne ha portati poi diversi altri, come ad esempio la proposta di riportare la Sanità su scala nazionale: arrivati a questo punto, spiega ancora Cassese, «è una strada irrealistica, sia perché le modifiche costituzionali sono difficili da realizzare, sia perché la sanità rappresenta circa due terzi delle risorse finanziarie regionali e più della metà del loro potere lottizzatorio, e le regioni farebbero quadrato contro la riforma». In questo modo da mesi si è raggiunti una asimmetria molto pericolosa per la tenuta sociale e politica del Paese: il Parlamento, che doveva essere il luogo preposto al dialogo e conflitto, è stato prevaricato dal confronto tra Stato e Regioni perché il Governo avrebbe “confuso” i piani dato che la maggiorparte delle Regioni è in mano al Centrodestra. Attacca Cassese: «il governo preferisce dialogare e confliggere con le regioni, sia perché queste sono a loro volta divise, sia perché riesce ad ottenere un altro beneficio, quello di mettere su un binario morto il leader dell’opposizione», ovvero Matteo Salvini. Un disordine su disordine, questo mescolamento tra Stato-Regioni e maggioranza-opposizioni che non aiuta né l’emergenza nazionale e né lo stesso Governo: «Questo intersecarsi ed intrecciarsi di errori e interessi di parte aumenta l’oscurità della politica, perché la società civile è oggi, più che in altri momenti, attenta al moto oscillatorio, alle tattiche, agli artifici retorici usati per nascondere interessi ed errori, con la conseguenza di aumentare quel distacco tra società e governo». Cassese per uscire da questo impasse propone una rinnovata unità tra territori e governo centrale come avviene in Germania: «le leggi istitutive del Servizio sanitario e del Sistema scolastico recano ambedue l’aggettivo “nazionale” proprio per sottolineare che essi non sono nel dominio esclusivo dello Stato o delle regioni, e che, quindi, Stato e regioni debbono congiuntamente farsene carico, collaborando».