CASSESE REPLICA A ZAGREBELSKY: “PRESIDENZIALISMO NO DERIVA AUTORITARIA”
Sabino Cassese non è affatto d’accordo con il collega costituzionalista Gustavo Zagrebelsky: quando Giorgia Meloni nel suo programma elettorale – accettato dal resto della coalizione di Centrodestra – parla della riforma sul presidenzialismo, non sta attentando ad una svolta eversiva e autoritaria contro la Costituzione. Raggiunto ieri da “La Repubblica”, l’ex Presidente della Consulta Zagrebelsky si è detto fermamente contrario alla proposta di legge già presentata da Fratelli d’Italia: «Il presidenzialismo proposto da Giorgia Meloni potrebbe tradursi in un regime autoritario sul genere di quello di Orbán, dove il presidente della Repubblica perde il ruolo di garante della Costituzione perché non è più una figura super partes. E sotto il suo potere – o sotto il potere del Partito del Presidente – il Parlamento rischierebbe di rimanere schiacciato, in una condizione di ricatto permanente». Il giurista si dice contrario non tanto all’idea di un presidenzialismo (ovvero all’elezione diretta del Capo dello Stato da parte dei cittadini), ma alle «conseguenze che potrebbe avere in Italia. Ogni forma di governo è come un abito che deve essere indossato: bisogna tenere conto delle caratteristiche specifiche del corpo di una nazione, anche dei suoi difetti».
Oggi su “Rep” arriva la pronta replica di Sabino Cassese che pur ravvisando i possibili rischi di una riforma del genere, non agita lo spauracchio della deriva eversiva. «Presidenzialismo si può fare ma con le dovute cautele costituzionali», spiega il docente ex giudice della Corte Costituzionale. Cassese ricorda come in fase Costituente, venne approvato un ordine del giorno mai definitivamente messo in pratica dalla Repubblica italiana: si voleva creare «dispositivi costituzionali idonei a tutelare le esigenze di stabilità dell’azione di governo e ad evitare le degenerazioni del parlamentarismo». Ecco, ciò non avvenne mai fino in fondo e l’aver avuto 67 Governi in 74 anni sta lì a dimostrarlo: il presidenzialismo può dunque essere una soluzione per dare stabilità ad uno Stato che da decenni ormai resta impantanato nella vita parlamentare. A maggior ragione con le prossime Elezioni che sulla carta porteranno ancora più incertezza: «Fratelli d’Italia quadruplica la sua rappresentanza parlamentare. L’opposto succede al Movimento 5 Stelle. Forza Italia si dimezza. Si afferma una terza forza, quella di Calenda. In più c’è l’imprevedibilità dei risultati: il 40% dell’elettorato o si asterrà dal voto o non sa per chi votare. Infine, la legge elettorale costringe a matrimoni, come le cronache ci confermano, di pura convenienza».
“PRO & CONTRO” SUL PRESIDENZIALISMO: L’ANALISI DI SABINO CASSESE
Avere una riforma che rimetta al centro il ruolo del Presidente della Repubblica può dunque avere effetti benefici e positivi, come pure rischiose storture: «modello Francia? L’import-export di istituzioni è ormai diventato prassi quotidiana. Introdurre una delle tante forme di presidenzialismo in Italia, tra cui quella semipresidenziale di tipo francese, può essere utile per dare una durata al vertice dell’esecutivo», spiega ancora Sabino Cassese a “La Repubblica” provando a rispondere a Zagrebeslky sulla questione dell’autoritarismo. Per il giudice emerito della Consulta, «I sistemi presidenziali non sono in sé e per sé la fonte di derive autoritarie. Anzi consentono al popolo di esprimersi due volte, di scegliere i membri delle assemblee parlamentari e di scegliere il presidente. Il problema è di definire con precisione i poteri del presidente eletto direttamente dal popolo e di stabilire quali sono i contropoteri e i condizionamenti costituzionali».
Per Cassese occorre comunque considerare come le preoccupazioni restano per il «timore del tiranno», rafforzato «dall’affacciarsi di nuove autocrazie, come quella ungherese, quella turca, e in parte quella polacca. Il fatto che queste siano sottoposte al giudizio delle autorità europee e delle loro corti fa ben sperare». La cautela, guardando al passato, occorre ma per Cassese non deve bloccare il sistema politico nostrano: «una modifica in senso presidenziale della Costituzione dovrebbe essere compiuta con la massima cautela, rispettando tutte le garanzie che sono previste nell’articolo 138 della Carta costituzionale».