L’ENDORSEMENT DI SABINO CASSESE PER I REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA
«Per i Referendum del 12 giugno, i miei 5 Sì per sbloccare una crisi causata anche dai magistrati»: a dirlo è il professor Sabino Cassese, giurista ed ex Presidente della Corte Costituzionale, in una lunga intervista a “La Stampa” sul voto in arrivo a metà giugno sul fronte giustizia.
Per i 5 quesiti lanciati a Lega e Radicali, l’eminente giurista li considera un tentativo importante per riformare una giustizia altrimenti incancrenita da correnti e scandali, ma non solo: «è un dovere di tutti i cittadini partecipare ai referendum», spiega al quotidiano fondato a Torino, aggiungendo subito dopo «se il Parlamento non riuscirà a decidere per tempo, sarà giocoforza rispondere positivamente ai quesiti referendari». Per Cassese, i quesiti sulle 5 schede del 12 giugno affrontano problemi «che non saranno stati risolti dal Senato nell’ultimo passaggio della riforma Cartabia», motivo in più per rappresentare un’occasione unica con il voto referendario.
CASSESE: “SBLOCCARE CRISI DEI MAGISTRATI”
Per Sabino Cassese i referendum restano ancora oggi uno strumento poco adatto per una vera e vasta riforma della giustizia, ma allo stesso tempo – ribadisce a “La Stampa” – «sono un mezzo che può fare da sollecitazione nei confronti di un Parlamento che non riesce a decidere».
Entrando nelle pieghe dei contenuti di questi 5 Referendum sulla giustizia, il professore e giurista fa notare come il tema della separazione delle carriere è quanto più urgente dopo gli ultimi scandali della magistratura: «può servire da stimolo per i magistrati assegnati alle funzioni requirenti e inquirenti al rispetto di quell’articolo della Costituzione che prescrive la riservatezza dell’accusa». Ma tra i quesiti rientra anche la riforma del Csm, anticipata dalla riforma Cartabia ma ben più “vasta” nel progetto dei sostenitori del Sì al quesito: se vince infatti l’abrogazione della legge, «un magistrato che vuole essere eletto non dovrà più trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura», significa dunque limitare e non poco il correntismo nella magistratura. In questo modo, aggiunge Cassese, il Csm «smetterà di ritenersi organo di autogoverno e inizierà a svolgere davvero le funzioni che ad esso assegna la Costituzione».