Sabino Cassese, da presidente emerito della Corte Costituzionale, in questi lunghi mesi di pandemia Covid-19 non ha mai risparmiato critiche al Governo Conte e alle decisioni extra-parlamentari del Presidente del Consiglio: ma nell’ultimo editoriale apparso oggi 3 agosto 2020 sul Corriere della Sera il passo di polemica è compiuto in generale contro “la politica” e le scelte di semplificazioni “mancate” negli ultimi trent’anni, cui non fa eccezione neanche l’ultimo Decreto Semplificazioni già criticato da Cassese sul Sussidiario.net. «Sono riforme che presentano due paradossi. Non hanno costi, ma ciononostante non si fanno. Allevierebbero le tensioni prodotte dalle mancate riforme costituzionali, a cui ci si è dedicati per quaranta anni senza successo: in assenza della modernizzazione dei “rami alti”, modernizzare almeno i “rami bassi”»: queste riforme citate da Cassese non sono altro che quelle senza costi più volte sottolineate da Governi, opposizioni e critici di tutte le passate legislature. «Queste riforme non richiederebbero referendum, sono reclamate a gran voce tutti i giorni, ma senza successo», scrive ancora il giurista emerito sul CorSera.



“LE RIFORME GRATIS NON CONVENGONO”

«Accelerare i pagamenti dell’amministrazione, ridurre il numero delle stazioni appaltanti, abbreviare i tempi delle valutazioni ambientali, non scaricare sui cittadini l’onere di raccogliere da un’amministrazione certificati da esibire a un’altra amministrazione», questi sono solo alcuni accenni di riforme che tutti sostengono ma che nessuno, spiega ancora Cassese, ha realmente fatto, e nemmeno farà visto l’ultimo programma nazionale di riforma presentato dal Premier Conte in parlamento. Ma perché tutto questo immobilismo Cassese lo spiega in tre punti: «le riforme necessarie non costano, ma non rendono alla politica. Richiedono tempo per essere attuate» e così non vi sono immediati ritorni elettorali che chi quelle riforme le firma. In secondo luogo, il nodo Parlamento: «organo che pensa di risolvere problemi complicati con la bacchetta magica della legge, mentre un migliore rendimento dello Stato è semmai legato a un minore numero di leggi, e a leggi di principio piuttosto che di dettaglio». Da ultimo, il deficit di competenza intesa come «carente addestramento dei politici» ma anche «disattenzione dei grandi centri di rilevazione dei dati». Non può esistere, come scrive Cassese, che per aprire una gelateria siano necessari «fino a 73 adempimenti, con 26 enti diversi, e un costo di 13 mila euro, secondo una accurata ricerca svolta dalla Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa». Davanti ad una opinione pubblica che non sempre monitora nei giusti modi le mancanze della politica, il Presidente emerito della Consulta non se la prende “solo” con i burocrati e i parlamentari, di ogni colore politico: sul banco degli imputati per le “mancate riforme” anche i sindacati, «difendono diritti (o pretesi diritti, come quello di esser assunti senza concorso), non per far valere doveri verso la collettività, operando quindi come forza di conservazione, non di modernizzazione del Paese».

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