C’è qualcosa che non torna: ma il sistema del recupero d’imposte non pagate inerenti a immobili, fondi all’estero, denaro contante indebitamente occultato, ecc., il cosiddetto “condono” non era stato già bandito da anni, nello scenario fiscale italiano? In passato, i puristi e moralizzatori economico-finanziari hanno più volte gridato allo scandalo e bandito i vari governi che si sono alternati nel tempo alla guida del Paese, democristiani, di centrosinistra, berlusconiani, che hanno usato dell’apparato fiscale “condono”, per cercare di scovare e annientare l’evasore impenitente e portare nelle tasche dello Stato più soldini possibili. Ora si parla di introdurre per l’ennesima volta questo apparato, dopo il successo della rottamazione delle cartelle esattoriali ter, per far sì che i tesoretti espressi in “monete sonanti” custoditi nelle cassette di sicurezza, vengano alla luce.



Infatti, il sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci ha rilanciato l’idea espressa un mesetto fa da Matteo Salvini per “sdoganare” e far rientrare in circolazione, secondo le ultime stime, circa 200 miliardi di denari nascosti. Si punta a replicare la voluntary disclosure, che all’epoca del governo Renzi permise a chi aveva un malloppo all’estero di riportare i quattrini in Italia, pagando un tot, offrendo un occhio di riguardo su eventuali strascichi penali. Bene, adesso la Lega punta a replicare lo schema dei dem sui denari nascosti nei moderni caveau. Adesso che poi il Fisco e la Guardia di Finanza possono mettere il naso lecitamente sulle cassette di sicurezza, il “gioco” può aver inizio.



L’idea è quella di far pagare una tantum (dal 30% al 50%) per far riemergere i fondi, così da trasferirli nei conti bancari in modo da poter disporre del rimanente come al contribuente pare. E qui si è aperto un dibattito serrato tra coloro che reputano la cosa legittima e apportatrice di benefici e chi è assolutamente contrario e grida allo scandalo. Entrando in merito, il nostro giudizio a riguardo della vicenda è molto semplice: noi pensiamo essenzialmente due cose. La prima è che in una nazione dove vengono blindati 200 miliardi di depositi, e non vengono fatti circolare al fine di favorire ricchezza e commercio in un sistema economico moderno, qualcosa di non funzionante pur ci sarà. Il vero problema è che non si dà la possibilità all’onesto cittadino di poter investire e far fruttare quello che si è riuscito ad accantonare, con sacrificio, magari durante la propria vita.



Purtroppo, e lo abbiamo sottolineato più volte, tutti noi, quelli per bene, siamo schiavi e terrorizzati da un sistema finanziario pazzesco, gestito da banche ed enti simili subendo batoste e ingenti perdite del proprio denaro (vedi i casi dei crac bancari recenti), dove lo Stato, quasi sempre, sta dalla parte degli sfruttatori e non degli sfruttati. Rimane perciò inevitabile non investire e nascondere in nostri soldi sotto il classico “materasso”. Poi c’è la seconda cosa ed è quella a nostro parere, più importante. Siamo sempre là: come sempre si tende a spegnere il fuoco in un bosco che brucia non con l’intervento massiccio dei potenti mezzi dei pompieri, ma usando secchielli da spiaggia con poca acqua.

Non è un paragone esagerato e vi spieghiamo perché: il dilemma vero non sono tanto le cassette di sicurezza, che appartengono legittimamente a persone “normali” e che fanno parte di una piccola fettina della “torta”, ma il resto. L’autentico problema in ballo è la lotta al riciclaggio di denaro sporco o pulito non importa, appartenente a organizzazioni malavitose che ormai mettono questa illecita attività al primo posto della loro azione. Come detto più volte dai magistrati impegnati in prima fila alla lotta alla criminalità e contro le varie mafie dislocate in tutto il mondo, la “partita” che si gioca è per trarre un importante profitto nel rimettere in circolazione il frutto monetario di attività criminali (commercio di droga e via dicendo), ripulendolo così da farlo diventare denaro di corso normale. Tale impiego viene esercitato da queste potentissime associazioni a delinquere e va anche di “moda” affidarsi a queste, per rientrare in possesso di denari ormai blindati e divenuti irrecuperabili e pericolosi, nei famosi paradisi fiscali messi quasi del tutto sotto controllo dalle forze internazionali di polizia: si parla di una provvigione pretesa delle moderne “Cosa Nostra” di circa il 60% del totale del riciclaggio e questi “adepti” sono notoriamente persone senza scrupoli.

Insomma, non valutiamo la proposta della Lega sul controllo e condono delle cassette di sicurezza inopportuna o del tutto inefficace, ma riteniamo che un vero impegno nella lotta contro il riciclaggio sia sì molto ardua, anche perché il fronte è immenso e dislocato in ogni parte del nostro pianeta e qui non si scherza: ma la posta in gioco è talmente alta che i presunti 200 miliardi delle cassette in confronto sono noccioline. Quindi pensiamo che il concentrarsi sempre più, e ci sono le possibilità e i mezzi, in questa battaglia contro organizzazioni mafiose associate internazionali, sequestrando beni e denaro e debellando le loro criminali attività, possa veramente dare un importantissimo respiro alle casse statali, oltre che una buona mazzata alla criminalità organizzata.