A poco più di 24 ore dall’ennesima tragedia sul lavoro capitata – questa volta – nel comune palermitano di Casteldaccia emergono nuovi dettagli che gettano la vicenda sotto una luce diversa e che dalla tragedia inspiegabile disegnano sempre più i tratti di una strage che si poteva evitare con poche e semplici precauzioni. La ricostruzione dell’accaduto è ancora oggetto di indagine, ma nel frattempo il bilancio delle vittime è fermo a 5: si tratta del titolare della Quadrifoglio (vincitrice dell’appalto del lavoro a Casteldaccia) Epifanio Alsazia e degli operai Giuseppe Miraglia, Roberto Raneri, Ignazio Giordano e Giuseppe La Barbera; mentre solamente Domenico Viola si sarebbe salvato, pur versando in condizioni critiche al Policlinico di Palermo con una prognosi incerta – riferiscono fonti ospedaliere citate dai media – sulla sopravvivenza nelle prossime 48 ore.
Partendo dalla cronaca, l’unico dato certo che abbiamo in questa fase preliminare delle indagini è che l’allarme è stato lanciato poco prima delle 14 di ieri da un sesto operaio che, intuendo l’evidente pericolo, non è sceso nella vasca fognaria. Poco prima, infatti, era sceso il titolare dell’azienda, Alsazia, che ha chiesto aiuto ai sottoposti in superficie che, uno dopo l’altro, si sono calati per aiutarlo. Tutti sono rimasti in quel cunicolo di Casteldaccia, svenuti per l’esalazione di idrogeno solforato, che aveva una concentrazione di 10 volte superiore ai limiti imposti per legge.
I nuovi dettagli della strage di operai a Casteldaccia: irregolarità su contratti e formazione
A raccontare i primi dettagli sull’accaduto in quel cunicolo fognario di Casteldaccia è stato Paolo Sciortino, il sesto degli operai che è riuscito a salvarsi e dare l’allarme, che ha voluto dedicare un ricordo accorato al suo superiore che “era sempre il primo a intervenire” ed era molto apprezzato dai suoi dipendenti. Lo stesso Sciortino ha sottolineato che “non era la prima volta che intervenivamo” per un problema simile, ricordando che “in due occasioni abbiamo lavorato lì e non c’era questa situazione”, ma anche che questo tipo di intervento, normalmente, “si fa con la mascherina“. Proprio questo è uno dei nodi principali da sciogliere: perché gli operai di Casteldaccia sono scesi in un ambiente notoriamente pericoloso senza dispositivi di protezione?
La risposta potrebbe essere contenuta nel contratto di appalto stipulato dalla Quadrifoglio con l’appaltatrice Amap dopo diverse segnalazioni di anomalie della rete fognaria nell’area di via della Rotonda: secondo quanto riporta Ansa l’ispezione fognaria si sarebbe dovuta svolgere interamente in superficie con l’auto di un autospurgo e gli operai non sarebbero dovuti scendere in quei cunicoli sotterranei di Casteldaccia. Nel frattempo, gli inquirenti hanno posto sotto sequestro i locali della Quadrifoglio, ora presidiati dagli agenti di Polizia, dove avrebbero prelevato alcune carte tra cui i contratti e le schede degli operai. L’ultimo dettaglio (ancora in attesa di conferme, citato da Ultim’ora ci cita Ansa) una delle vittime dell’incidente di Casteldaccia non aveva seguito nessuna ora della formazione obbligatoria, mentre un altro aveva un inquadramento contrattuale di primo livello.