Il Castello di Sammezzano in Toscana, una perla dell’architettura moresca, oltre che uno dei rari esempi di arte islamica nel nostro Paese, che si trova però in stato di abbandono e il cui futuro a rischio. È infatti ubicato a Reggello, nei pressi di Firenze, un edificio unico nel suo genere e che, pur essendo stato eletto “Luogo del Cuore” da parte del FAI (Fondo Ambiente Italiano), nel 2018 è stato inserito nella lista dei “Most Endangered Sites” ovvero i siti del patrimonio culturale europeo che a causa di negligenze o per altri motivi rischia di decadere. Come è noto di recente l’ennesima asta per l’acquisizione dello splendido castello di Sammezzano e di tutta la sua proprietà è andata deserta, dopo che un gruppo arabo si era interessato. Anche per questo motivo, oltre a vicende burocratiche che hanno finito per rendere quasi kafkiana la situazione attorno a questo edificio, quello di Sammezzano sta diventando il castello che nessuno vuole e diventa anche difficile visitarlo.
UN ESEMPIO DI ARTE ORIENTALISTA IN ITALIA
Il Castello di Sammezzano che sorge poco lontano da Firenze e la cui storia affonda le radici nel 1600 (quando fu restaurata una fattoria che lì sorgeva) e al momento rappresenta uno dei massimi esempi di arte orientalista in Italia, è noto anche al di fuori dei confini nazionali per la bellezza delle sue stanze colorate e secondo alcuni è nel suo genere la struttura più bella che il nostro Paese offre. La sua storia racconta di un luogo che dopo due secoli di vita è stato letteralmente trasformato, tanto da diventare quel piccolo gioiello in stile moresco in cui ognuna delle sue 365 stanze è decorata in modo originale e irripetibile: il merito di questa piccola opera d’arte va attribuito a Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, politico di chiare origini spagnole, che qui visse e dedicò gran parte dell’esistenza a questo progetto. Ma dopo l’iniziale fase di splendore, il castello di Sammezzano cominciò il suo lungo calvario, tra saccheggiamenti durante il secondo conflitto mondiale, incuria e poi la provvisoria trasformazione in un hotel di lusso: da allora non ha più avuto una proprietà stabile e fu messo all’asta per pagare i debiti contratti dall’ultima.
UN GIOIELLO DI STUCCHI, MOSAICI E DECORAZIONI
Ma cosa c’è all’interno del Castello di Sammezzano di così pregiato (anche se al momento, diversamente dal recente passato quando erano previste alcune aperture annuali, non è possibile vedere) e che diversi associazioni ambientaliste stanno cercando di salvare? Innanzitutto l’edificio sotto custodia giudiziaria sorge in un grande complesso che comprende pure un parco con piante esotiche e sequoie alte diverse decine di metri. Ma le meraviglie sono tutte all’interno: le stanze e tutte le sale e i corridoi furono fatti decorare da Ferdinando Panciatichi con piastrelle, stucchi e mosaici colorati, tutti prodotti in loco tanto che il tipico stile orientalista che vede ogni centimetro quadro delle sue superfici decora (presenti anche ceramiche e bassorilievi) fa sì che al visitatore sembri di essere in un palazzo islamico dall’altra parte del mondo: la più fotografata è ovviamente la Sala dei Pavoni, il cui nome già dice tutto, coloratissima e ispirata all’architettura moghul indiana. Inoltre, proprio per questo motivo, nel corso degli anni il castello abbandonato di Sammezzano è stato scelto come location per girare dei videoclip e alcune scene di film a tema tra cui i più noti sono “Il fiore delle mille e una notte” di Pier Paolo Pasolini (1974) e più di recente “Il racconto dei racconti” (2105) diretto da Matteo Garrone.