Cos’è la castità? La Treccani ci da la seguente definizione: “L’esser casto, astenendosi dai piaceri sessuali”, sottolineando la valenza fisica, oggettiva, di questa castità. Papa Francesco questa accezione la riserva alle coppie prematrimoniali: siate casti, che equivale a dire non consumate, ma coltivate l’amicizia, l’amore e il rispetto, perché la passione non vi renda ciechi al vero senso della relazione e cancelli la salvaguardia per voi stessi e il vostro corpo. Mentre per le coppie sposate castità non significa necessariamente astinenza, ma purezza, attenzione, sesso visto come dono di sé al partner tenendo conto delle sue esigenze e ritmi. Quindi la castità non sempre è intesa come assenza di sesso, ma in tutti i casi è vista come possibilità di aprire le porte a un modo diverso di sentire un rapporto al di là della voracità cannibalica del sesso predatorio, quello chiamato passionale, che può avvenire in una coppia chiusa o aperta, ma che comunque schiavizza, rende dipendenti (dall’altro partner o dal sesso stesso).



Vorrei ricordare che la stessa esortazione alla castità avviene nell’islam e in altre religioni: prima del matrimonio si invita ad astenersi, dopo a vivere il rapporto in modestia, senza guardarsi più attorno. Questa tendenza puritana sta approdando anche là dove la religione non c’entra, perché l’estrema digitalizzazione moderna e la progressiva astrazione dei rapporti sociali sta disintegrando le ultime possibilità di costruire una relazione vera. Sono sempre più le donne che rinunciano al principe azzurro, vuoi perché gli uomini sono sempre di meno, vuoi perché il mantello da azzurro è diventato spesso multicolor e riduce ancor più ogni possibilità di acchiappo. Se si trova il principe si è disposte a dividerselo con tante altre, come nei famosi casi della coppia aperta che vede una lei – sempre meno convinta di quel che sembra – proclamare con baldanza: sono contenta di lasciare libero mio marito e di fare a mia volta quel che voglio, anche sesso di gruppo (se necessario, aggiungo io, mettendo i propri sogni di unicità nel cassetto in onore di una promiscuità semi-forzata). In una parola: i maschi alfa di successo, ricchi e potenti, sono troppo pochi per non doverseli dividere con la scappatoia sempre meno credibile della famosa coppia aperta. E quando manca pure questa, si opta per la castità per scelta o per disperazione.



CASTITÀ E DIGITALIZZAZIONE DEI RAPPORTI: L’EBBREZZA DEL SUCCESSO AMMORTIZZA LA RICERCA D’ALTRO

Una tendenza, quella della castità, che si sta allargando anche alla parte maschile. Lo studio per cui le nuove generazioni fanno meno sesso di quelle precedenti arriva dalla San Diego State University, Florida Atlantic University e Widener University. Dai millenials fino alla generazione Y il comportamento sessuale è più simile a quello degli anni 20 di un secolo addietro che alla generazione X (dimentichiamoci dei baby boomers per favore). Sarà pure la precarietà odierna per cui i ragazzi stanno in famiglia fin oltre i trent’anni, precludendosi la possibilità di spiccare il volo con un compagno. Oppure il fatto di emigrare per cercare fortuna da soli, in viaggio alla conquista di un lavoro o un titolo di studi per cui una relazione potrebbe essere d’intralcio. Ma, soprattutto, si tratta della digitalizzazione e della botta ulteriore data dall’epoca Covid, che ha incollato i giovani ai telefonini, trasferendo sul web ogni relazione sociale e incentivando la castità.



All’antica compagnia che si trovava in piazza si è sostituito il fan e il like, per cui oggi ci si parla attraverso i social e spesso l’ebbrezza che ti dà l’essere ammirato-a dagli amici internettiani colma gran parte della ricerca fisica del piacere diventando la più sottile gratificazione mentale di piacere a qualcuno (favorendo la castità). Il flirt pubblico che si sostituisce al flirt individuale (se piaccio a tanti perché mi devo accontentare di uno?). Un po’ come succedeva alle dive del passato che preferivano ubriacarsi dell’applauso pubblico (sempre relativamente virtuale) anziché dedicarsi alla vita coniugale e alla devozione di un marito, sposate alla propria carriera più che all’amore per un essere umano. Oggi questo atteggiamento divistico si è esteso a tutti: ci si uccide per gli haters, messi alla gogna nella piazza pubblica del web, ma allo stesso modo si gode quando si è invasi da una marea di likes. L’ebbrezza del successo che ammortizza la ricerca d’altro. Ancora una volta il mondo digitale è più eccitante della vita reale. Nei videogames i colori sono più vividi, l’adrenalina scorre a mille, puoi correre con una macchina di formula uno e partecipare al tuo campionato, fare un viaggio spaziale, volare con un aereo (nei programmi di simulazione). La quarta rivoluzione industriale che ha proiettato nel web il nostro lavoro e le nostre amicizie, ha trasferito qui dentro anche il sesso.

CASTITÀ E APP: SACRIFICATA L’INTERAZIONE CON IL PROSSIMO IN NOME DELLA TECNOLOGIA

Così ci si incontra in Tinder e nelle app, finendo con lo spegnere ogni sorta di desiderio di incontrarsi per davvero. Chi si abitua all’amico virtuale, vive un’idea dell’altro astratta, inverosimile, lo schermo è un filtro che non ti fa conoscere la difficoltà o l’imbarazzo per cui una relazione dura a lungo se è digitale, ma finisce quando tra le lenzuola scopri che l’altro non è come te lo eri immaginato. Gli amanti virtuali vivono nella dimensione di un sogno che non dovrebbe mai concretizzarsi. Nelle chat i messaggi sono espliciti, pesanti, diretti; davanti allo schermo ci si scambia foto o si fa sesso in presa diretta, quando non si fa uso di film pornografici che mentre un tempo erano a pagamento, ora sono gratis e pressoché ovunque. Un’ubriacatura di tutto e di più, con una concezione di perfezione che causa non poche ansie da prestazione e che uccide il desiderio dell’altro quando lo si incontra per davvero tra le lenzuola.

Perché la realtà è lenta, faticosa, deludente. Già il fatto di spostarsi, prendere il motorino o la macchina, affittare una camera di hotel. E poi il sesso fisico è faticoso, una palestra per chi non è più abituato a muoversi. Erano più bravi i nostri nonni, con i muscoli affinati dal lavoro nei campi e i lunghi periodi di noia davanti al caminetto invernale. Perché oggi, chi ha tempo? I giovani appiccicati a TikTok, nessuno che si lamenta più nemmeno in fila a un semaforo o in posta, tutti chini a spedirsi messaggi coltivando infinite chat, e poi, se proprio hanno un’oretta, invece che uscire per una passeggiata c’è Netflix. Ecco: non è solo il sesso ad esser stato sacrificato, ma ogni possibilità di interagire con il prossimo. I social sono riusciti a fare quello che millenarie religioni non sono riusciti ad ottenere: ammazzare l’istinto sessuale. E, con lui, l’amore.