Pedro Sanchez pronto a tutto per il terzo esecutivo. Il socialista ha puntato su un’amnistia per raccattare il voto di una dozzina di deputati della Catalogna. Ma c’è un piccolo problema: come riportato dalla Verità, la maggiore associazione dei magistrati spagnoli si è mobilitata contro il provvedimento. E’ incostituzionale, ma non solo: “L’inizio della fine dello Stato di diritto e della democrazia”.



Sanchez deve recuperare sette voti e, dopo aver respinto la proposta di amnistia, è pronto ad accettare la richiesta dell’ex presidente della Catalogna Puigdemont, così da raccattare un bottino di quattordici deputato, contando quelli della sinistra di Erc. Ma ieri l’Amp (Asociation Profesional de la Magistratura) è scesa in campo con accuse piuttosto pesanti nei confronti del socialista.



La Catalogna, Sanchez e l’amnistia

“Stiamo mettendo in guardia da tempo contro il grave deterioramento delle istituzioni e dello stato di diritto in sé”, la posizione dell’Amp: “Assistiamo a una costante opera di discredito della funzione giurisdizionale e ad attacchi continui all’indipendenza della magistratura che mettono a rischio la separazione dei poteri”. Si tratta di un’amnistia di scambio quella proposta da Sanchez per il suo terzo governo: “Una legge di amnistia, non prevista dalla Costituzione, delegittimerebbe lo stato di diritto e il potere legislativo che approvò le leggi sui delitti politici in base alle quali i giudici hanno emesso le condanne” per i fatti del 2017. Il problema riguarda anche le possibili rivolte future, considerando che lo stesso trattamento di indulgenza potrebbe essere reclamato anche da “chi provasse, con la forza del terrore, a ottenere l’indipendenza di un certo territorio, o mirasse al medesimo risultato appropriandosi di fondi pubblici”.

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