Catasto, in base ai dati statistici calcolati sugli ultimi dieci anni, l’incremento dei valori delle rendite è stato del 2,9%. Come sottolinea il Sole 24 Ore però, non è a causa del cosiddetto “Effetto Superbonus” che dovrebbe contribuire all’aumento del valore degli edifici ristrutturati, ma piuttosto ad un cambiamento nelle classificazioni soprattutto nelle categorie di immobili non residenziali. Un boom che ha coinvolto in particolare le case più economiche e i ruderi. Cioè edifici accatastati come unità collabenti che dai livelli pre Imu del 2011 sono più che raddoppiati.
Anche perchè la fotografia di Agenzia Entrate è relativa a dicembre 2022, un momento in cui ancora i cantieri erano tutti in funzione, e non erano ancora intervenute le nuove norme sul 110% che hanno decretato fondamentalmente lo stop nell’avanzamento di molti lavori, e soprattutto non è sempre necessario l’aggiornamento dei valori quando sono conclusi gli interventi di riqualificazione. Altro fattore importante è che secondo i dati Enea, solo 472mila edifici sono stati coinvolti nel Superbonus, mentre i dati del Catasto sono relativi a 35,5 milioni di unità.
Catasto, aumentano le rendite: penalizzati gli appartamenti di lusso che hanno perso le caratteristiche
Le rendite catastali sono aumentate in 10 anni, ma non c’è ancora l’effetto Superbonus ad incidere sull’incremento di valori. Il Sole 24 Ore sottolinea come, secondo le analisi dei dati effettuate dall’Agenzia Entrate, si sia verificato grazie ad una alla diminuzione dei valori medi di mercato. Confermata anche dalle statistiche Istat-Bankitalia, con prezzi degli immobili che non vengono mai superati dai valori ai fini fiscali. Fenomeno particolarmente diffuso soprattutto in provincia.
Ed il divario cresce anche tra categorie del catasto, negli immobili classificati come “Di lusso“, colpiti dalla riduzione dei valori in percentuale del 5,10%, così come le dimore storiche e gli appartamenti definiti “signorili“. Tra i più penalizzati soprattutto quando perdono le caratteristiche originarie ma non vengono declassati, e quindi continuano a pagare l’Imu anche quando abitazione principale perchè non godono delle esenzioni fiscali sulla prima casa. Altra situazione che si è verificata è quella dell’incremento del 119,4% delle abitazioni classificate come ruderi, che spesso dai proprietari sono modificate con atti per apportare le condizioni di fatiscenza, come ad esempio la rimozione del tetto per evitare di pagare l’Imu.