Il giudice Catello Maresca è rientrato in servizio come magistrato a Campobasso dopo le Elezioni Comunali a Napoli che lo ha visto sconfitto assieme alla coalizione di Centrodestra contro il neo-sindaco Gaetano Manfredi: avversari politici, associazionismo e opinione pubblica campana han però sollevato la problematica sulla contemporanea funzione di giudice in Molise e consigliere comunale (all’opposizione) in Consiglio Comunale a Napoli.



Maresca non ci sta e a “Repubblica” risponde punto su punto alle critiche ricevute in questi giorni: «Non comprendo francamente questo accanimento nei miei confronti. E non sono disponibile a diventare il capro espiatorio di contese altre, che non accetto vengano compiute sul mio nome e sulla mia onorabilità personale e professionale». La polemica è rimbalzata anche a livello nazionale dopo l’intervento della Ministra della Giustizia Marta Cartabia che nel suo intervento ad Atreju, alla Convention di Fratelli d’Italia, ha sostenuto sul caso Maresca «nella proposta di riforma della magistratura che farò alla maggioranza è che un caso come quello non possa mai più ripetersi». Il doppio lavoro di magistrato e politico contemporaneamente non deve più avvenire, ha tuonato la Guardasigilli sostenuta “bipartisan” da diversi parlamentari e magistrati di diverse correnti.

CATELLO MARESCA NON CI STA: “IO NO CAPRO ESPIATORIO”

Il diretto interessato però non ci sta a passare per “capro espiatorio” e sempre a “Rep” replica, «Non esiste nessun caso Maresca perché ho rispettato la legge, come hanno fatto Gennaro Marasca, assessore nella giunta regionale di Bassolino,  Nicola Marrone sindaco di Portici, Nicola Graziano consigliere ad Aversa e Mariano Brianda consigliere a Sassari, tra i più recenti identici casi a me noti. Ma se ne potrebbero citare altre, quasi tutte esperienze legate ad un chiaro partito politico e mai da alcuno contestate». Catello Maresca si chiede perché in quei casi nessuno ha sollevato parole come “caso”, o “scandalo”: «Nonostante questo accanimento personale che considero ingeneroso nei miei confronti, alla luce anche del  marcato profilo civico da me tenuto nell’ istituzione consiliare, ritengo, comunque, che se questa può essere l’occasione,  ben venga una riflessione sul ruolo dei magistrati, prestati alla politica». Quello che Maresca ammette e si augura è una riflessione ad ampio raggio – «non ideologica», aggiunge – in merito all’intero fenomeno etichettato in magistratura come “porte girevoli”: «comprenda anche la posizione delle centinaia di colleghi, chiamati da ministri di partito a rivestire cariche politiche nell’esecutivo e che poi rientrano tranquillamente in servizio, conservando, peraltro, la sede di provenienza. Quando addirittura non vengono subito dopo ‘promossi’. Non si può parlare di indipendenza della magistratura a senso unico o solo quando conviene ad una certa parte politica».

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