Catena Fiorello è stata ospite quest’oggi del programma di Rai Uno, Storie Italiane, e commentando la vicenda della povera Giulia Cecchettin, uccisa da Filippo Turetta, ha raccontato una sua esperienza personale avvenuta soltanto poche ore fa in quel di Roma, attraverso cui ha voluto sottolineare l’atteggiamento molto aggressivo di una precisa categoria di uomini. “Ieri, nella civilissima piazza Balduina di Roma, nel cuore della capitale, sono incastrata fra le macchine dopo fare le spese con un furgone bianco dietro che mi continua a suonare. Io gli ho detto di aspettare e in una frazione di secondi è impazzito, ha cominciare a accelerare, dopo di che si è messo a fianco a me e ha aperto lo sportello e io mi sono impaurita perchè era invasato”.



“Cosa fai? Non sai cosa fare, poi lui ha inveito dicendomi belle parole – ha continuato Catena Fiorello – questo per dire cose? Non c’è una pattuglia ogni due secondi, andiamo al problema principale, che è sempre lo stesso, che il maschio, non tutti i maschi del mondo, tutti questi deficienti… è uno status mentale, io faccio quello che voglio quando siamo soli e non ci vede nessuno.



CATENA FIORELLO: “HANNO UNA RABBIA REPRESSA…”

Catena Fiorello ha poi precisato: “E’ una rabbia repressa, una categoria di uomini, questi ominicchi, si sentono braccati da una donna che non ci sta più. Sono secoli che diciamo ora basta, non è sempre il problema che mi apri lo sportello e mi fai capire che adesso scendo e ti sistemo io, sono primitivi”.

Maria Rita Parsi, in studio anch’essa a Storie Italiane, commenta: “Queste persone si sono assolutamente impotenti e per diventare potenti usano l’aggressiva”. Catena Fiorello ha ripreso la parola chiudendo il suo discorso: “E poi diciamolo, sono pochi uomini ma che fanno un grande danno alla categoria. E’ una categoria di deficienti che può fare dal minimo danno come ieri a me, e comunque era in pieno giorno, a quello che uccide, quindi dobbiamo sempre tornare alla radice”.