A distanza di più di vent’anni dalla sua scomparsa, il ricordo di Mia Martini, ritrovata senza vita nella sua casa di Cardano al Campo in provincia di Varese, è ancora fortissimo. Chi ha avuto modo di conoscerla di persona ricorda non solo quanto lei fosse una grande artista, ma anche la sua sensibilità. Ed è stata proprio questa che l’ha fatta soffrire nel momento in cui è venuta a conoscenza della diceria che si era diffusa sul suo conto, ovvero che lei portasse sfortuna.



Caterina Caselli era una sua grande amica ed è proprio per questo che ha voluto muoversi in prima persona affinché la sua etichetta pubblicasse “Fammi sentire bella”, un docu-film a lei dedicato, che ha dato il titolo anche a una sua canzone inedita. L’ex “casco d’oro” è riuscita poi ad affermarsi come talent scout e non può non riconoscere l’unicità della voce di questa artista così sfortunata: “Nella voce aveva la dolcezza e il graffio, come se accentuasse nello spartito certi passaggi. Quando sentii ‘Minuetto‘: “Accidenti, ha un’estensione pazzesca, come fa?”.



Caterina Caselli e l’amicizia con Mia Martini: il suo grande rimpianto

A distanza di tempo Caterina non può nascondere l’amarezza per non avere capito in tempo il dolore che Mimì provava dentro di sè: “La verità è che tutti, ma proprio tutti noi della musica, siamo dei mascalzoni – aveva raccontato in un’intervista -. Io sapevo quanto ha sofferto Mimì, lo sapevano tutti, noi dell’ambiente. Si sarebbe dovuto aiutarla, difenderla dalla cattiveria che le montava intorno e la rendeva sola e inerme. E invece…”.

La discografica non riesce quindi a perdonare nè se stessa nè i tanti colleghi che erano al suo fianco: “Non si può dire che con lei ci siamo comportati bene. Che l’abbiamo aiutata a sostenere il peso di una famiglia così sfortunata, di una bravura non sempre riconosciuta, ma soprattutto di quella fama crudele che la perseguitava. Perché, si sa, nel nostro ambiente certe voci uccidono, è meglio essere ritenuto un assassino che uno iettatore. E noi avremmo dovuto impedire che Mimì venisse considerata così”.