Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco Chinnici, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, ha ricordato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ed il loro ruolo di collaboratori del pool antimafia fondato proprio dal padre. Ma anche come amici di famiglia e soprattutto modelli professionali ed esempi da seguire per tutti i giovani, ancora oggi, a 32 anni dall’attentato. Caterina Chinnici ha scelto di seguire la strada di suo padre ed è stata una decisione che fin da bambina sapeva di voler prendere, diventando magistrato ed ispirandosi proprio a chi in quegli anni combatteva la criminalità organizzata.



Nell’intervista rilasciata a Fanpage ha detto: “Sono entrata in magistratura giovanissima, a 24 anni, ovviamente seguendo quella passione che mi è stata trasmessa da mio padre. Ho avuto la fortuna di conoscere dei magistrati, e fra questi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, animati non solo da grande professionalità e da grande umanità, ma anche da una profonda tensione morale“. L’impegno però mentre le indagini si intensificavano diventava sempre più rischioso: “In famiglia tanto mio padre quanto Paolo e Giovanni cercavano di mantenere il massimo della serenità. Però le minacce arrivavano anche a casa, lo sapevamo bene”.



Caterina Chinnici, figlia di Rocco: “Con Falcone c’era un rapporto bellissimo, è rimasto il legame anche dopo la morte di papà”

La figlia del giudice antimafia Rocco Chinnici, Caterina, intervistata da Fanpage in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, ha parlato del rapporto tra suo padre e Giovanni Falcone. Una stima ed una amicizia che andava oltre la collaborazione lavorativa, e che rimase soprattutto forte dopo la morte di suo padre, avvenuta nel 1983. Tanto che Falcone rimase un punto di riferimento per tutta la famiglia, lo dimostra anche una foto scattata in occasione della nascita del suo primo figlio che la ritrae proprio con il magistrato.



Con Giovanni c’era un rapporto bellissimo“, dice Caterina, ma anche con Paolo Borsellino, che le fu assegnato come tutor quando arrivò la prima volta all’ufficio della Procura. “Il nostro legame è rimasto anche dopo la morte di mio padre, loro sono stati vicini alla mia famiglia, a mia mamma e a me“. Oggi, il lavoro delle squadre antimafia è principalmente improntato sul lavoro che iniziarono proprio nel pool Chinnici, Falcone e Borsellino, ricordando il grande contributo che queste tre personalità hanno dato nella lotta contro la criminalità organizzata, in Italia e a livello internazionale.