L’ultima tremenda notizia sulla condizione dei cattolici in Cina è stata data, nel silenzio più generale dei media nazionali e internazionali, sempre da Asianews: «3 seminaristi, un vescovo e diversi sacerdoti sono stati arrestati in Cina nella regione dello Xinxiang». Cosa ne hanno fatto? Portati in albergo in isolamento, sottoposti alle “sessioni politiche” che i fedeli cinesi sanno ben cosa significano, “lavaggio del cervello” per inculcare i principi «della libertà religiosa concessa dal Partito”. La situazione sembra volgere sempre più verso il baratro, tanto per le libertà religiose quanto per le minime libertà personale e di pensiero: a denunciare tutto quanto da anni ormai una delle poche voci “fuori dal coro” è Padre Bernardo Cervellera, direttore di Asianews ancora fino ad agosto dopo lunghi 18 anni di onorato servizio per l’informazione e la libertà di parola e stampa sull’asse Europa-Asia.



«Vaticano infastidito per prese di posizione contro l’accordo Santa Sede-Cina? Ipotesi che non mi interessa», minimizza il sacerdote a “La Verità”, confermando però che dal prossimo agosto tornerà a fare il missionario a Hong Kong (ruolo già ricoperto tra il 1990 e il 1997). Si parte proprio dalla Città Stato teatro in questi ultimi anni di ignobili soprusi della dittatura comunista contro i tentativi di protesta dei giovani di Hong Kong, ma il “mirino” di Padre Cervelliera è posizionato ben più in alto: «l’accordo sinovaticano? Conosciamo soltanto la spiegazione fornita dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin: gli accordi sono riservati perché così ha chiesto la Cina e perché sono ancora provvisori».



“CATTOLICI IN CINA, LA SITUAZIONE È SEMPRE PEGGIO”

Eppure gli episodi di soprusi e violazioni di tale accordo da parte della Cina sono all’ordine del giorno, come ribadisce ancora Cervellera nella lunga intervista a “La Verità”: «Gli episodi più dolorosi riguardano i vescovi riconosciuti dal Vaticano, che la Cina cerca di imprigionare. Ci sono vescovi agli arresti domiciliari, vescovi cui è impedito di svolgere il proprio lavoro pastorale, che vengono portati via dalle loro diocesi per le cosiddette “vacanze”, ma, in realtà, per togliere ai fedeli un punto di riferimento spirituale». Il “piano” di Pechino, anche se restano oscuri i contenuti principali dell’accordo Vaticano-Partito Cinese, punta a “ripulire” ogni comunità cristiana considerata “non ufficiale”: «la situazione dei cattolici è peggiorata dalla stipula dell’accodo, soprattutto per quanto riguarda la comunità sotterranea, non riconosciuta dal governo, che sta incontrando molte più difficoltà». Padre Cervellera però da attento osservatore dei fatti anche delle più piccole comunità cattoliche ancora presenti in Cina mostra anche i dettagli stessi di questa “pulizia” compiuta dal regime comunista: «si può evangelizzare solo all’interno del perimetro della parrocchia. Più in generale, i fedeli e i preti subiscono un’enorme pressione affinché seguano i dettami del partito e della sinicizzazione. Una pressione che li sfinisce». Per il direttore uscente di Asianews quello che occorre fare per salvare i cattolici cinesi è la medesima “ricetta” data da Papa Benedetto XVI: «Nel 2008, propose la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina. Dunque, dobbiamo pregare perché i cristiani cinesi siano capaci di sopportare la persecuzione e siano messi nelle condizioni di offrire comunque un contributo alla società. E poi, in ogni occasione, dobbiamo esprimere la nostra solidarietà nei confronti di questa comunità».



DALLA CINA ALL’EUROPA, L’INCUBO DELL’IDEOLOGIA

E così andrebbe fatto a partire dall’ultima “retata” fatta dalle autorità di Pechino contro Mons Giuseppe Zhang Weizhu, vescovo della Diocesi di Xinxiang, riconosciuto dalla Santa Sede ma non dal Governo il che lo rende un perfetto “criminale” in Cina. Sul “silenzio” del Vaticano in merito a questi fatti e sull’addio ad Asianews dopo quasi 20 anni di direzione, Padre Cervellera ammette «la Santa Sede ha corso un rischio, fidandosi del suo interlocutore. Dal punto di vista storico, sembra che la Cina non abbia mai rispettato alcun trattato internazionale. Quindi, prima di aprire il dialogo, bisognava avere più garanzie. Da questo punto di vista, c’è stata una qualche leggerezza». Problemi solo della Cina e di Hong Kong? Tutt’altro, l’ideologia anti-cattolica è ben più diffusa a cominciare dall’Europa: «Mi stupiscono sempre l’odio e le offese indirizzate alle persone, cattoliche o musulmane, che considerano un peccato l’aborto, perché la vita ha una dignità già nel grembo materno. Dunque, sì, anche in Occidente esiste una persecuzione, perpetrata nel nome del relativismo. Che non s’interessa delle religioni, perché vuole che tutte scompaiano dall’arena pubblica».