Si chiama Comunità democratica, ha come riferimento Graziano Delrio, e il 18 gennaio radunerà a Milano i cattolici democratici, di area Pd. Un incontro al quale è annunciata la presenza anche di Romano Prodi e, con lui, di Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, al quale è stata attribuita la volontà di federare una sorta di nuovo centro. In realtà non starebbe nascendo un nuovo partito e neanche una corrente cattolica nel Pd. Di fatto, però, spiega Mariapia Garavaglia, ex ministro della Sanità e senatrice, iscritta al Pd e presidente dei Partigiani cristiani, è il segnale che quest’area vuole far sentire la sua voce, riportando il dibattito interno al partito su temi che vengono incontro alle esigenze dell’opinione pubblica, temi concreti in relazione ai quali occorre trovare soluzioni altrettanto concrete.
Senatrice, andrà all’incontro del 18 gennaio? Con quali aspettative?
Sì, ci andrò. Quando ci sono occasioni di confronto, per riflettere sul momento presente e sul futuro, promosse da parte di un’area culturale significativa per il Paese come quella dei cattolici, è comunque un fatto civile positivo. La politica ha bisogno di essere rianimata e c’è una temperie, anche a causa del Giubileo, che induce alla speranza. L’incontro dell’Arena di pace a Verona, la Route degli scout, la Settimana sociale dimostrano che c’è un fermento che vale la pena di assecondare. I tempi della politica non sono brevi, quindi vedremo che cosa accadrà. Penso che non ci si stia muovendo verso il partito dei cattolici, che non avrebbe senso e non si rifarà. Al Paese, tuttavia, serve un dibattito politico che rifiuta l’aggressività, l’intolleranza, l’opposizione per l’opposizione, richiamando un po’ di spirito istituzionale.
Occorre un atteggiamento diverso di fronte alle istituzioni?
Abbiamo visto cos’è il rapporto attuale della maggioranza con la magistratura. Io vengo dalla cosiddetta Prima Repubblica, dove i nostri uomini, pensiamo anche solo ad Andreotti, non avevano sollecitato le piazze, non avevano contestato, hanno subìto fino alla fine i processi. Insomma, penso che quest’area cattolica tuttora abbia molto da dire: alle persone che mi hanno chiesto perché andrò all’incontro di Milano ho risposto che lo ritengo un momento rilevante per il Paese.
Non si vuole creare un nuovo soggetto centrista. Ma neanche organizzare una corrente cattolica del Pd?
La destra adesso è una destra vera e la sinistra non riesce a essere centro-sinistra, perché c’è un pezzo di argomenti, di modalità, di comportamenti, di costumi, di modo di fare politica che non emerge. Ed è bene che emerga, perché forse la presenza di un centro-sinistra e di un centro-destra ci aiutano a fare in modo che le alternative, quando si vota, esistano, recuperando, per così dire, un certo interclassismo: c’è troppa gente che non va a votare perché non sa chi lo sta rappresentando. Penso a mondi vitali come gli enti intermedi, che si sentono veramente tagliati fuori.
Su quali temi si vuole attirare l’attenzione?
Su come si fa politica e sui temi che non sono da slogan. Se si parla di sanità pubblica, bisogna spiegare come la vogliamo organizzare; se si propone il salario minimo, occorre portarlo avanti. Bisogna dire la verità all’opinione pubblica su che cosa pensiamo e che cosa intendiamo fare. La gente è stanca di sentire dire “Vedremo, faremo”: le cose si fanno.
Ma c’è un’insofferenza dei cattolici all’interno del Pd? Si sentono poco considerati?
Più che poco considerati, direi che ci sono temi che sono sembrati prioritari a fronte di altri che costituiscono emergenze vere. I temi di carattere etico sono rilevanti, ma trasversali: se si parla del fine vita, interessa anche ai laici; su questo occorre confrontarsi fino in fondo. La legge Zan non può essere più importante che parlare del bilancio o di un’altra legge. Alcune volte noi cattolici abbiamo visto sventolare bandiere su temi che non rientrano tra gli interessi principali dell’opinione pubblica, anche se si tratta di diritti. La gente ha bisogno di risposte. Credo che i cattolici, almeno una parte, abbiano visto questa incongruenza: una grande battaglia sui diritti civili, mentre c’erano diritti sociali da portare avanti.
Senta, ma queste due anime del Pd, quella cattolica e quella più di sinistra, faticano ancora a convivere?
Penso che l’incontro del 18 serva anche a questo, a mettere a frutto un’analisi che consenta di trovare un equilibrio. Nella Dc c’erano l’estrema destra e l’estrema sinistra, poi però si sceglievano i temi sui quali ragionare con l’opinione pubblica. Adesso, invece, è venuta meno questa capacità rappresentativa. Vuol dire molto la legge elettorale, perché se non si sceglie il candidato e le liste sono preparate dai partiti, si impedisce che emergano argomenti: solo dal confronto fra diversi rappresentanti può uscire una sintesi, ma se non c’è il confronto, che sintesi c’è? Per questo il 18 si evidenzieranno anche i metodi per fare politica.
Come sono i rapporti con Elly Schlein in questo momento? Condividete la sua visione del partito?
Molti di noi l’hanno proprio votata, quindi non c’era niente contro la persona. La generazione dopo la nostra pensava a una segretaria donna, giovane, abituata al confronto sui temi più attuali, compresi quelli, appunto, forse divisivi. Il miglioramento del consenso, ancorché modesto, che viene dai sondaggi dice che è stata capita dal Pd. Tocca a noi adesso fare in modo che sia più rappresentativa anche di coloro che non stanno andando a votare.
I cattolici che sono nel Pd si riconoscono comunque in Schlein o le chiedono qualcosa in più?
Non possiamo aspettarci che ci cedano il passo: tocca a noi farci accogliere lavorando sui singoli temi. Il 18 usciranno questi argomenti: sarà significativo l’intervento degli amministratori; loro, quando incontrano i problemi, li devono risolvere, non li rinviano. Nel popolo del Pd quelli che dovranno essere ascoltati dalla Schlein sono gli amministratori: sono molto positivi, poco divisivi, sanno cercare le soluzioni e i consensi, perché loro i problemi li devono risolvere.
Niente partito, niente corrente, ma per dare peso a questa sensibilità dei cattolici c’è comunque bisogno di un’associazione, di un punto di riferimento per coalizzarsi e farsi vedere?
Sicuro, in politica del resto sono le coalizioni che funzionano, perché lì ci si confronta. Senza coalizione c’è qualcuno preponderante e non è un sistema democratico che può valere né in senso lato né all’interno dei partiti. Anche se non una corrente, insomma, qualche formula per aggregarsi ci vuole.
(Paolo Rossetti)
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