NANDO PAGNONCELLI TRA SONDAGGI E FUTURO CATTOLICI IN POLITICA: IL REPORT
Nando Pagnoncelli non è solo l’amministratore delegato di Ipsos sondaggi, tra i più esperti sondaggisti del Paese, ma non da poco è anche membro del Comitato nazionale del cammino sinodale: intervistato dal quotidiano dei vescovi “Avvenire”, si esprime considerando il momento non particolarmente esaltante a livello politico nazionale per l’elettorato cattolico. Zero nostalgia per la Democrazia Cristiana, spesso lontani dalla “cosa pubblica” e per niente entusiasti dell’idea di un possibile Ppe italiano all’orizzonte: «Anche i cattolici, con la crisi dei partiti, hanno preso a comportarsi come gli altri: non si cerca più chi lavori per il bene comune, ma ci si accontenta della proposta di un leader che prometta di migliorare la nostra condizione».
Secondo Pagnoncelli, la concezione della politica attuale per l’elettorato cattolico è un po’ egoista, «Ed è a questo livello che bisogna lavorare, per cambiare le cose, sin dalle parrocchie». Nelle tante analisi compiute in questi mesi emerge come i cattolici italiani siano spesso disillusi nei confronti della politica né più né meno degli altri: «tendenza a non farsi guidare dalla dottrina sociale nelle loro scelte. Rappresentano una componente della tendenza ormai diffusa di prescindere dalle appartenenze partitiche o dalle identità». È quello che Papa Francesco definisce come lo ‘scisma tra l’io e il noi” ed è per questo che l’ipotesi di una federazione politica comune del blocco cattolico non sembra smuovere molto le coscienze: «non c’è una nostalgia diffusa per un partito dei cattolici e questo anche in considerazione del fatto che un’intera generazione, ormai, non ha nemmeno conosciuto la Dc e neanche ha una idea precisa di che cosa sia stata o rappresenti ancora la tradizione di impegno politico di area popolare».
“MANCA UN LEADER CATTOLICO CHE UNISCA”: COSA HA DETTO PAGNONCELLI
Sempre all’Avvenire, Nando Pagnoncelli analizza più nel dettaglio gli andamenti nei sondaggi dell’elettorato cattolico a pochi mesi dalle Elezioni Europee che potrebbero vedere un nuovo riaffermarsi a livello continentale di quel Partito Popolare che per tradizione dovrebbe esprimere le istanze del mondo cattolico: «delle figure cattoliche valide ci sono, ma è chiaro che manca il leader di spicco che sappia connotare il suo impegno con il suo essere cattolico». Certo un tema non da poco è la frammentazione cui si assiste anche all’interno del mondo cattolico praticante, come ad esempio le posizioni sulle guerre attuali o sulle politiche migratorie, con ambiti spessi molto distanti e in contrapposizione all’interno della stessa Chiesa.
«C’è tutto un lavoro da fare perché il cattolico diventi più responsabile, sia reso più consapevole del suo compito di cittadino, che non può consentire scappatoie come l’astensione», riflette il sondaggista cattolico all’Avvenire invitando a ripartire da quello straordinario testimone di presenza pubblica della cristianità come Papa Paolo VI. Il Pontefice amava definire la politica come «la più alta forma di carità» ed è da qui che serve ripartire secondo Pagnoncelli: «anche a non volerle dare un’accezione del tutto altruistica, bisogna almeno recuperare un equilibrio fra benessere individuale e collettivo. Lasciar prevalere una concezione egoistica della politica è inaccettabile per un credente». Non basta avere un leader cattolico capace di interpretare e “federare” un intero elettorato, serve invece un lavoro più di pazienza e costanza per tornare a dare valore alla partecipazione, ad una costruzione «del bene comune. Un lavoro pre-politico, per cercare come far convergere valori e pragmatismo».