Negli Stati Uniti ed in particolare a New York, è montata la protesta della Chiesa Cattolica dopo la decisione delle autorità di chiudere più di due dozzine di chiese nello stato, causa epidemia di coronavirus. Un “lockdown” che che i fedeli ritengono ingiusto in quanto non vi sarebbe alcun collegamento fra l’epidemia e i luoghi di culto. Dennis Poust, direttore delle comunicazioni per la Conferenza cattolica dello Stato di New York, parlando con i microfoni di Cna, ha spiegato di non essere “a conoscenza di alcun focolaio relativo a una chiesa cattolica in nessuna parte dello stato – le sue parole riportate da catholicnewsagency.com – comprese le cosiddette ‘zone calde’”. Eppure i luoghi di culto sono stati identificati dal governatore Cuomo come zone rosse, quelle di massima allerta, e con una capacità limitata a sole 10 persone. Di conseguenza sono state diverse le chiese situate nell’Arcidiocesi di New York e nella Diocesi di Brooklyn che sono state costrette a chiudere i battenti, alla luce anche della respinta da parte di un giudice federale della deroga che avrebbe permesso alle diocesi di operare al 25% della capienza massima.



CATTOLICI DI NEW YORK VS CUOMO: “STIAMO SEGUENDO IL PROTOCOLLO”

Il governatore Cuomo dice di seguire la scienza – ha detto ancora Poust a CNA – noi diciamo ‘amen’. Stiamo seguendo tutte le linee guida del Dipartimento della Salute e del CDC e stiamo mantenendo la nostra gente al sicuro, eppure ha chiuso più di due dozzine di chiese cattoliche”. Poust ha sottolineato come i vescovi newyorkesi abbiano lavorato durante negli ultimi mesi per garantire la sicurezza dei fedeli: “Siamo stati partner dell’amministrazione dal primo giorno della crisi, scrivendo al governatore e promettendo la nostra collaborazione, offrendo l’uso di strutture cattoliche per lo spazio ospedaliero in espansione, qualunque cosa potessimo fare”. Poust ha aggiunto: “Combattere questa pandemia è un imperativo a favore della vita e lo abbiamo trattato come tale fin dall’inizio. Sono stato così orgoglioso delle nostre parrocchie”. La Chiesa cattolica è venuta incontro alle misure di contenimento, evitando la comunione e applicando le norme del distanziamento e delle mascherine, ma fino ad ora non si è risolto nulla.

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