Il fallimento della Schlein alla guida del Pd era una sconfitta ampiamente prevedibile per chi conosce, sia pure superficialmente, la storia politica italiana. La sinistra, vestita da sinistra, non ha mai vinto nessuna elezione. Le uniche due volte in cui c’è riuscita è perché la guidava un cattolico adulto come Romano Prodi, che aveva trovato ingegnose rappresentazioni per la nuova compagine elettorale: l’asinello, l’ulivo, ecc. Tutte immagini a forte potere evocatore per il mondo cattolico. L’errore della Schlein è stato quello di credere che per risollevare la sinistra del Pd ci volesse una sinistra più a sinistra, mentre la formula vincente negli anni era sempre stata un’altra: ci voleva una forte ed esplicita componente di area cattolica, tale almeno nelle affermazioni di principio, anche se non sempre coerente nei fatti che susseguivano.
Troppo chiara, esplicita, prevedibile Elly Schlein. Nelle stesse battaglie è entrata immancabilmente a gamba tesa. Una questione di stile e di linguaggio, verbale e non verbale. Con un no deciso e convinto a qualunque proposta che provenga dall’area cattolica, a cominciare dai cattolici del suo stesso partito, che ha messo e lasciato in un angolo.
Manca ad Elly ogni traccia di quell’atteggiamento che la vulgata attribuiva ad una certa Dc della decadenza, quando negava nei fatti quanto affermava nei princìpi e viceversa. Quel quid che il Pd, sorto dalla malaugurata fusione tra Ds e Margherita, aveva fatto suo fin dal primo momento, con un linguaggio elegantemente capace di dire tutto e il contrario di tutto, prima di decidere da che parte stare.
Sembrava l’unica soluzione possibile per l’impossibile quadratura del cerchio da parte di chi voleva restare a tutti i costi sulla cresta dell’onda per continuare a governare, dopo decenni di astinenza. Era diventato di moda nel Pd esprimere una felpata e ambigua difesa dei valori tipici del mondo cattolico, come la famiglia, la vita, l’educazione, a cui ovviamente si aggiungevano i valori della tutela dei più fragili: dai migranti agli anziani; dai malati più gravi alle vittime del lavoro.
È vero, si notavano comunque pesanti contraddizioni in sede di voto, accompagnate da strane argomentazioni; come è accaduto con la legge sulle DAT e con quella sulle unioni civili, con la legge Zan e la difesa dell’eutanasia, ecc. Il Pd era diventato un partito capace di rovesciare ogni posizione giocando sulla flessibilità delle argomentazioni e dicendosi disposto a governare con tutti, come di fatto è riuscito a fare negli ultimi anni; disposto a sopportare tutto pur di stare al governo.
Ma tutto ciò è stato archiviato, da Elly Schlein, proprio come accade ai neofiti, perché tale è nel partito, a cui si è iscritta solo dopo essere stata votata. Ha censurato tutto il travaglio del Pd, con le sue crisi e le sue conflittualità interne, sventolando una risposta diretta ed immediata per tutto e per tutti, priva di distinguo e di sfumature per ognuna delle questioni emergenti. Davvero troppo, soprattutto per un partito come il Pd, nato dall’impossibile contaminazione dell’unico vero bipolarismo che mai c’è stato in Italia: quello tra Dc e Pci.
E quindi il Pd è dovuto correre ai ripari, attraverso un rilancio clamoroso proprio di quella componente cattolica così bistrattata dalla Schlein. E ha deciso di applicare una formula di segno uguale ed opposto, forse commettendo lo stesso errore. Occorreva innescare al più presto una formula diversa. Bisognava cercare un alleato super-cattolico nella sua immagine pubblica, convincente ed accattivante, pescandolo in quell’area del pre-politico che inserisce nuovi attori senza scontentare i politici in corso; o per lo meno lasciando loro credere che attraverso i nuovi soci arriveranno anche nuovi voti, quelli di un popolo finora demotivato e scoraggiato che potrebbe rappresentare un volano di successo per tutti.
Ma escludendo Rinnovamento e Neocatecumenali, fedelissimi di area meloniana, non restava che Sant’Egidio, conosciuto e riconosciuto come quel pezzo di mondo cattolico che risolve tutte le grandi controversie sociali: poveri, anziani e migranti. Per ogni loro iniziativa si schierano i due leader più credibili del momento: Papa Francesco e il presidente Mattarella, e scusate se è poco! Con i Tg serali fanno a gare per raccontare tutto quello che Sant’Egidio fa con i suoi condotti umanitari, con i pranzi per i senza tetto e, buon ultimo, con il modello per gli anziani proposto da Paglia.
E d’altra parte per Sant’Egidio non vale nessuna regola di par condicio sui media perché non sono un partito, ma solo la linfa vitale che risveglierà il Pd, incoraggiandolo a far a meno della Schlein. Perché di lei ormai non c’è alcun bisogno. La formula vincente attualmente è diventata un’altra: trasformare in eurocandidati (Pd) amici e benefattori vicini a Sant’Egidio per sconfiggere la destra e rilanciare la sinistra, ricordando al mondo cattolico della sinistra, finora mortificato, umiliato e sottovalutato da Schlein, che la sinistra-sinistra non ha mai vinto finora nessuna elezione.
Dunque la sfida passa necessariamente per Sant’Egidio. La domanda allora diventa un’altra. Sapranno i cattolici della sinistra fare propria tutta la lista dei valori e degli impegni concreti che l’ultima Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede sulla infinita dignità umana ha proposto a tutti i cristiani?
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