È già stato dichiarato il cessate-il-fuoco dopo alcuni scontri al confine fra Armenia e Azerbaijan e nell’enclave autonoma del Nagorno-Karabakh, in cui ci sarebbero state vittime, anche se non è ancora chiaro di quale parte. Come sempre i due Paesi si rimpallano la responsabilità: il ministero degli Esteri dell’Azerbaijan ha accusato l’Armenia di voler interrompere il processo di pace in corso dopo la fine della guerra di due anni fa, mentre dal canto suo Yerevan ha denunciato l’aggressione del vicino, impegnato in un “tentativo di avanzare” sul territorio armeno. Immediatamente il Consiglio di sicurezza armeno ha chiesto aiuto allo storico alleato, la Russia, che in questo momento però ha vicende più importanti a cui pensare in Ucraina.
Non è chiaro come si sia giunti a questi nuovi scontri, dopo che lo scorso aprile, su iniziativa dell’Unione Europea, a Bruxelles, si era aperta una linea di dialogo tra i due Paesi che sembrava stesse portando buoni frutti, anche per l’assenza di Mosca che, complice proprio l’invasione dell’Ucraina, sembra aver perso la possibilità di concentrarsi su altri teatri nel contesto post-sovietico.
Secondo Pietro Kuciukian, console onorario armeno in Italia, “la Russia, che dopo il cessate-il-fuoco del 2020 si era detta disponibile ad aprire il cosiddetto corridoio di Zangezur, che permetterebbe di facilitare le comunicazioni tra la Repubblica autonoma di Nakhchivan e il resto dell’Azerbaigian attraverso la regione dell’Armenia di Syunik, adesso si è tirata indietro, perché preferirebbe una linea di comunicazione più vicina al Kazakistan, avendo paura di perderne il controllo”.
Nuovi scontri tra Armenia e Azerbaijan: ha idea da chi siano stati provocati? E perché, visto che il dialogo avviato dall’Ue fra i due Paesi sembrava stesse procedendo positivamente?
Non è che l’Unione Europea stesse facendo chissà che cosa, si era semplicemente proposta come intermediaria. Ma dopo questi nuovi scontri l’Armenia si è subito rivolta alla Russia, al Consiglio di sicurezza dell’Onu, al Csto (Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva, ndr), ossia l’alleanza militare creata nel 1992 di cui fanno parte Armenia, Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan. Come vede l’Ue è già stata messa da parte.
Degli scontri invece cosa ci può dire?
Possiamo dire che la Russia sembra essere in difficoltà in Ucraina, quindi l’Azerbaijan ha sferrato l’attacco in un momento di apparente insicurezza di Mosca, anche se nessuno sa davvero cosa stia succedendo in Ucraina. Molte notizie riportate sui media occidentali sono dichiaratamente false o poco credibili.
Siamo dunque davanti a un nuovo possibile conflitto?
Bisogna fare un passo indietro di un mese. Turchia, Azerbaijan e Russia si erano dette d’accordo nel creare un corridoio che permettesse di facilitare le comunicazioni di Baku con il resto del Caucaso e il territorio indipendente di Nakhchivan, ma il Cremlino ha improvvisamente fatto marcia indietro.
Come mai?
Perché dopo la caduta di Nazarbaev, che ha guidato il Paese per decenni, il Kazakistan si sta avvicinando alla Turchia e all’Occidente. Mosca ha paura di perdere il suo peso e la sua influenza su quello che è uno dei Paesi più ricchi di materie prime al mondo. Ha quindi ideato una via di comunicazione che da Teheran, attraverso il Kazakistan, arriverebbe all’Armenia e quindi alla Russia, cosa che le permetterebbe d mantenere il suo peso sul Kazakistan. L’attacco di queste ultime ore sarebbe la risposta dell’Azerbaijan a questo cambio di strategia russo.
Resta la situazione di crisi e di conflitto tra Armenia e Azerbaijan che può sfociare in qualunque momento in una nuova guerra. Alcuni analisti dicono che i deputati dell’opposizione armena e i separatisti del Nagorno-Karabakh, per evitare che l’Azerbaijan dichiari suoi i territori occupati nell’ultima guerra, vorrebbero indire un referendum per passare sotto l’egida della Russia. Le sembra credibile?
È una idea che avevo avuto io stesso vent’anni fa e che proposi all’allora presidente del Nagorno. Mi rispose ridendo. Sarebbe assai complicato, anche se oggi, data la situazione, potrebbe essere possibilissimo. Stiamo assistendo a un movimento globale soprattutto in quell’area: le ultime notizie ci dicono di nuovi problemi tra Turchia e Grecia, e l’intero Caucaso è una pentola in ebollizione.
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