Anche il vaccino Johnson & Johnson andrebbe riservato solo agli over 60, invece quello AstraZeneca andrebbe vietato. È questo il parere di Marco Cavaleri, presidente della task force sui vaccini dell’Ema. Un parere che fa rumore (c’è pure la stoccata del ministro della Salute Roberto Speranza), perché parliamo di un membro dell’ente regolatore europeo che ora solleva nuovi dubbi sul vaccino di Oxford. «È un’opzione che molti Paesi come Francia e Germania, considerano alla luce della maggiore disponibilità dei vaccini a mRna», spiega in un’intervista alla Stampa, pur riconoscendo che «gli incidenti sono stati rarissimi dopo la prima dose» e che con le seconde nel Regno Unito le cose stiano andando bene, nonostante ci siano meno dati. Ecco, è proprio questa continua “oscillazione” a confondere l’opinione pubblica. Non si boccia il vaccino AstraZeneca a parole, ma nei fatti sì, alla luce di questa ipotesi. La spiegazione di Cavaleri è che «la nostra posizione era ed è che in un contesto pandemico il rapporto rischi-benefici resta favorevole per tutte le età», nonostante abbiano visto «una probabile rarissima associazione tra AstraZeneca e le trombosi». Ma visto che i contagi sono in calo, almeno nei giovani, «il messaggio potrebbe essere di usare preferenzialmente i vaccini a mRna», quindi Pfizer e Moderna.



CAVALERI VS OPEN DAY. SU VACCINO J&J…

Marco Cavaleri boccia gli Open Day: «Ci saremmo augurati un approccio più cauto rispetto alla disponibilità di vaccini», dichiara alla Stampa. La scelta di approvare AstraZeneca dai 18 anni in su «è stata fatta in piena pandemia, quando la priorità era vaccinarsi con quel che c’era». Quindi, ora che lo scenario è cambiato in alcuni paesi, «avrebbero potuto usare prima i vaccini a mRna». E sul caso di Camilla Canepa, la 18enne morta a Genova dopo la prima dose di AstraZeneca: «Già per l’età sarebbe stato meglio usare un vaccino a mRna, poi anche se non si conoscono i fattori di rischio la sua situazione di salute avrebbe dovuto suggerire prudenza». Il discorso cambia se si prende in esame il vaccino Johnson & Johnson: «Ha dato meno problemi di AstraZeneca, anche se è stato usato poco. Con una dose risulta utile per alcune categorie difficili da raggiungere, ma resta ad adenovirus ed è preferibile riservarlo agli over 60». Il capo della task force dell’Ema è tranquillo anche in merito al mix di vaccini. «Ha già funzionato in passato, non ci aspettiamo problemi di sicurezza, anche se non ci sono grandi studi a riguardo e servirà un attento monitoraggio».



GLI ALTRI VACCINI

Marco Cavaleri si esprime anche nel merito delle rare pericarditi emerse dopo la vaccinazione con Pfizer. «Sembrano rare e leggere, si presentano dopo una settimana dalla seconda dose, ma stiamo dialogando con Usa e Israele per saperne di più. Entro inizio luglio avremo maggiori dati», dice alla Stampa. Ancora dubbi su Sputnik. «Abbiamo concluso le ispezioni ai siti e siamo in attesa di informazioni mancanti. Si tratta di un vaccino ad adenovirus, di cui non sappiamo quale sarà il futuro, anche se come Ema ci baseremo solo sul rapporto rischi-benefici per l’approvazione». Invece per Curevac bisognerà aspettare settembre, ma essendo a mRna sarà comunque utile, perché «sopperirà alle carenze di Astrazeneca». Atteso in quello stesso periodo Novavax, «un vaccino tradizionale che pure sarà utile». Meno netto riguardo l’ipotesi di una terza dose di richiamo. «Si partirà con un richiamo per le categorie fragili e poi si vedrà se sarà necessario per tutti, anche in base alle varianti». Anche per quella indiana la situazione sembra sotto controllo, ma per l’esperto dell’Ema bisogna fare ancora attenzione. «La popolazione vaccinata metterà pressione sul virus, che cercherà di sfuggire». Va poi tenuto conto che nel resto del mondo la vaccinazione procede lentamente e che il coronavirus potrebbe continuare a circolare anche nei vaccinati. Questi gli altri motivi per i quali le aziende farmaceutiche vogliono “aggiornare” i loro vaccini.

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