Edinson Cavani e il Napoli, un capitolo di calciomercato che ciclicamente torna. A dire il vero, dell’eventualità che il Matador faccia il suo trionfale ritorno a Castelvolturno si è sempre parlato: diciamo la verità, al netto delle reali probabilità il tema è di stringente attualità, sempre e comunque. È il classico colpo che i tifosi partenopei sognano dal 2013, cioè da quando l’attaccante uruguaiano ha salutato tutti prendendo l’aereo per Parigi, lasciando in eredità una maglia pesantissima che aveva onorato, per tre anni, a suon di gol e trasformandosi da interessante prospetto con la maglia del Palermo (e schierato prevalentemente come esterno) a spietato bomber, capocannoniere della nostra Serie A e tra i marcatori più cercati in Europa. Tanto che ad acquistarlo era stato il Psg, che all’epoca aveva iniziato ad estendere il suo dominio sulla Francia a suon di milioni e campioni, e provava a conquistare quell’Europa che fino a questo momento è rimasta un’utopia.



Sulla romantica idea che Cavani potesse tornare al Napoli hanno influito vari fattori: tanto ha fatto l’amore che il Matador ha sempre esplicitato per la città e l’ambiente, in più i due figli vivono qui con Soledad. Solitamente è così: i tifosi, e vale per tutte le squadre, si crogiolano nell’idea – fondata o meno – che dopo un intenso rapporto professionale sbocci anche un amore viscerale che imponga sempre e comunque di reincontrarsi, fosse anche per un ultimo ballo nostalgico. In alcuni casi è successo (Ibrahimovic al Milan, Tévez al Boca Juniors e via discorrendo), in altri è rimasta solo un’utopia. Per Cavani fino a questo momento è stato così, anche se anno dopo anno la Matador-mania si ripresenta: addirittura un paio di stagioni fa si arrivò quasi a montare una notizia di calciomercato dal nulla, ovvero dal grande sogno dei tifosi. Si disse che Cavani fosse in un fantomatico albergo, che stesse per firmare, che non vedesse l’ora di tornare. Non era vero niente.



CAVANI AL NAPOLI? CALCIOMERCATO, IL MATADOR E’ IN SCADENZA

Aprile 2020, tempo di Coronavirus: ancora una volta il nome di Edinson Cavani è di attualità. Oggi però il sogno è meno splendente di un tempo, e paradossalmente proprio adesso che davvero i presupposti sarebbero più di un tempo. Intendiamoci: questo non significa che l’attaccante abbia il Napoli nei suoi primi pensieri. Anzi: secondo le indiscrezioni di fine 2019 ci sarebbe già un accordo di massima con l’Atletico Madrid. Però, l’uruguaiano è in scadenza di contratto e lascerebbe a parametro zero il Psg: Aurelio De Laurentiis non dovrebbe sorbirsi il prezzo del cartellino e potrebbe dunque proporre un ingaggio più alto al giocatore che aveva portato in azzurro dieci anni fa. Ingaggio che, comunque, resta sempre di 14 milioni: tuttavia, oggi Cavani potrebbe anche essere dell’idea di abbassarselo. Se non altro, più che due o tre anni fa pur se l’ipotesi rimane peregrina. Dunque, quello che i tifosi partenopei hanno sognato per tanto tempo oggi non è più di moda? Probabilmente no.



Cavani ha avuto fino a qui una stagione travagliata, giocando poco per problemi fisici di varia natura e trovandosi chiuso da Mauro Icardi e l’esplosione di Kylian Mbappé; storia già vissuta dal Matador, che a Parigi è sempre stato devastante e intoccabile (200 gol in 301 partite) ma nelle prime stagioni ha dovuto vivere all’ombra di Zlatan Ibrahimovic, che aveva in mano l’attaccante e lo costringeva a scivolare lateralmente, accettando di segnare meno. Non è un caso che nei due campionati successivi all’addio dello svedese siano arrivati, rispettivamente, 35 e 28 gol; poi sono iniziati i problemi muscolari e la carta d’identità ha presentato il conto tutto d’un fiato. Oggi Cavani ha 33 anni, la carriera è inevitabilmente in declino e, pur potendo ancora dare tanto partendo titolare al centro di un reparto offensivo (e senza dimenticarsi del Cristiano Ronaldo trentacinquenne e ancora decisivo con la Juventus, pur se la storia del portoghese fa forse a sè), non è più il Matador che era partito da Napoli sette anni fa per andare a caccia di Champions League e trofei (la prima non l’ha ancora vinta, e questo è un altro tema che potrebbe essere centrale).

OGGI L’AFFARE CONVIENE POCO

Ecco allora il punto: le parabole di Cavani e del Napoli hanno seguito percorsi quasi opposti. L’uruguaiano lasciò il San Paolo appena prima dell’avvento di Rafa Benitez, salutando una squadra che aveva sfiorato i quarti di Champions League, era arrivata seconda in Serie A e aveva vinto la Coppa Italia l’anno prima; erano risultati considerati straordinari per un gruppo che, ereditato da Walter Mazzarri, stava facendo il grande passo. Cosa avvenuta: nelle stagioni in cui Cavani è stato al Psg i partenopei hanno lottato almeno due volte per lo scudetto arrivandoci ad un millimetro nella seconda occasione, sono stati una presenza costante in Champions League e hanno sempre partecipato alla coppa europea sapendo di poter centrare anche i quarti. Sono insomma diventati una realtà internazionale: certo non al livello delle grandissime, ma con appeal superiore alla creazione di Mazzarri (e lo dicono i nomi che sono passati e sono ancora qui, in certi casi). Oggi il Napoli prova a sostituire Arkadiusz Milik (le ultime voci parlano di un interessamento, tra le altre, della Juventus) ma a questo punto il profilo sarebbe quello di un attaccante più giovane sul quale costruire. Cavani è stato uno dei re di Napoli, il suo ritorno non è mai stato davvero possibile e, oggi che magari ci sarebbe qualche spiraglio in più, i tempi non sono più maturi anche se, dovesse mai accadere, nessuno avrebbe davvero molto per cui criticare.