Oltre 2 miliardi di euro per affrontare l’emergenza in Emilia-Romagna e nelle Marche: è la somma stanziata dal Consiglio dei ministri che ieri mattina – giorno in cui è stato trovato il quindicesimo morto a causa dell’alluvione – ha approvato il relativo decreto-legge.
È una cifra più alta di quanto ci si aspettasse alla vigilia, e non è tutto, perché Giorgia Meloni, seduta al tavolo con il governatore emiliano Stefano Bonaccini e le parti sociali, ha specificato che il provvedimento contiene “i primi interventi urgenti”. Quindi ne seguiranno altri.
Il pacchetto di misure è “molto corposo”, per usare un’altra espressione della premier. Si va dalla cassa integrazione in deroga per i lavoratori dipendenti fino a 90 giorni (per una somma che sfiora i 600 milioni di euro) all’una tantum fino a 3mila euro per gli autonomi costretti a interrompere l’attività; dalla sospensione dei versamenti tributari (fino al 20 novembre) allo slittamento delle bollette; dal rafforzamento del fondo di garanzia per le imprese, con semplificazioni per accedervi, a un contributo straordinario a fondo perduto di 300 milioni per le imprese esportatrici danneggiate. Il ministero degli Esteri ha messo sul tavolo altri 400 milioni per tassi agevolati a fondo perduto. E poi interventi per le scuole, le università, la giustizia. Sono state anche anticipate le nuove norme previste nel Codice degli appalti che consentono di applicare la procedura di somma urgenza fino a 500mila euro per i lavori nei territori colpiti. Addirittura sono state autorizzate estrazioni straordinarie di lotto e superenalotto interamente dedicate a finanziare le misure per aiutare gli alluvionati.
Il Governo ha dato una dimostrazione di concretezza. Non ci sono state polemiche, al contrario l’incontro di ieri si è svolto all’insegna della reciproca legittimazione: “Lavoreremo assieme”, ha detto la Meloni rivolta a Bonaccini. Il quale ha risposto ringraziando il Consiglio dei ministri “per la velocità e lo sforzo”. Sulle località alluvionate si è recata la segretaria Pd Elly Schlein, ex vicepresidente della Regione Emilia-Romagna con delega alla Transizione ecologica e al “patto per il clima”: sia pure senza troppo clamore, la Schlein ha riconosciuto al Governo i suoi meriti. La scelta dell’esecutivo di tenere un profilo istituzionale va sottolineata. Chissà che cosa sarebbe successo a parti invertite: non tutti hanno dimenticato il trattamento riservato dal governo Pd-M5s al governatore lombardo leghista Attilio Fontana durante la pandemia. Restando ai fatti, la sintonia tra le istituzioni è quello che le 40mila persone senza tetto e senza lavoro si aspettano per guardare avanti con un minimo di speranza.
Nel Governo c’è comunque un braccio di ferro per chi guiderà la ricostruzione, cioè su chi farà il commissario straordinario. La Meloni, come ovviamente il Pd e lo stesso interessato, pensa a Bonaccini. Ma la Lega è perplessa sull’ipotesi di affidare nuovi poteri al governatore dell’Emilia-Romagna, che è al secondo mandato come presidente della Regione e ha forti responsabilità almeno politiche nella gestione del territorio negli ultimi otto anni. E comunque la sinistra governa l’Emilia-Romagna ininterrottamente dal dopoguerra. Bonaccini vestirebbe contemporaneamente i panni del controllore ma anche del controllato. Meglio evitare il cortocircuito, fa sapere il partito di Matteo Salvini.
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