È andata a Pietro Benassi la delega ai Servizi Segreti. L’incarico è passato dalle mani del premier Giuseppe Conte a quelle di un suo fedelissimo. Il Consiglio dei ministri, terminato alle 23, ha già ufficializzato l’assegnazione della delega.
Quello di Benassi era uno dei nomi più accreditati per la cessione della delega. Questione che era stata al centro dell’attacco rivolto da Matteo Renzi. Classe 1958, romano, Pietro Benassi è stato ambasciatore a Berlino fino a giugno 2018, quando Conte lo ha richiamato a Roma per farne il suo consigliere diplomatico. Da quel momento Benassi è stato uomo di fiducia del premier. Europeista merkeliano, è stato lui a favorire l’intesa del primo ministro italiano con la cancelliera tedesca e ha avuto dei meriti importanti nella definizione del Recovery Fund. La cessione della delega ai Servizi Segreti a Benassi nasce proprio nell’ottica di favorire una distensione della crisi politica. La legge, infatti, non impone al premier di assegnare ad altri la delega all’Intelligence. La questione è nata dallo scontro della maggioranza con Italia Viva e la decisione così sollecita di Giuseppe Conte ha probabilmente l’intenzione di replicare alle accuse di Matteo Renzi di non aver voluto trovare un’intesa. (Agg. di Silvia Polvere)
CONTE LASCIA LA DELEGA AI SERVIZI SEGRETI
Tra le 21.45 e le 22 il Governo Conte-2 ha convocato il Consiglio dei Ministri numero 92 con l’ordine del giorno legato a diverse leggi regionali e alla possibile delega sui Servizi Segreti (secondo fonti fidate di Palazzo Chigi): si tratta del primo Cdm dopo il passaggio alla Camera e al Senato del Premier Conte per la fiducia, ottenuta con numeri risicati soprattutto a Palazzo Madama. Lo staff del Presidente del Consiglio ha smentito la ricostruzione secondo cui Mattarella, nel vertice ieri con Conte, abbia concesso 10 giorni di tempo per allargare la maggioranza e operare il rimpasto utile a concludere il patto di legislatura fino al 2023: resta comunque la cornice di tempo non lunghissima quella per cui i provvedimenti e le prossime scadenze politiche metteranno il Governo davanti all’evidenza di dover avere più voti di maggioranza al Senato. Se non dovesse concludersi al meglio la “trattativa” per allargare il perimetro del Governo, allora sì che la crisi in corso potrebbe precipitare inevitabilmente.
La delega sui Servizi Segreti è il primo dei tanti punti che erano stati chiesti da Italia Viva e Pd prima delle dimissioni delle due Ministre, concetto su cui spesso Renzi si è prodigato nel contestare la scelta di Conte di mantenere per sé quella carica: «La legge del 2007 attribuisce al presidente del Consiglio la responsabilità politica e giuridica sulla sicurezza nazionale. Io ne rispondo comunque. La legge prevede la facoltà di nominare qualcuno, quindi non è obbligatoria, e anche il presidente Gentiloni non si è avvalso della facoltà di nominare una persona di fiducia per gli affari correnti. Anche se mi avvalessi di questa facoltà, ci sono delle funzioni non delegabili e io ne risponderei come delegante», così aveva risposto il Premier nella conferenza stampa di fine anno a precisa domanda posta sulle invettive di Renzi.
DELEGA AI SERVIZI SEGRETI: LE IPOTESI
Nel suo passaggio però in Aula al Senato due giorni fa il cambio improvviso di idea: «nei prossimi giorni saremo pronti in Cdm a designare un’autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia, come prescrive la legge, che possa seguire l’operato quotidiano delle donne e degli uomini del comparto di sicurezza». E così si arriva alla serata di oggi con la possibile nomina ormai pronta per essere discussa e poi annunciata a fine del Consiglio dei ministri a tarda notte. Tre le sostanziali ipotesi in campo riportate da Repubblica: in pole il segretario generale della Presidenza del Consiglio, Roberto Chieppa, uomo super-fidato del Premier e conoscitore delle dinamiche interne dei palazzi.
Le alternative che gli altri partiti di maggioranza avrebbero portato sono invece Goffredo Bettini – ideologo del Pd e principale mediatore per un Conte-ter con “responsabili” e centristi – e Mario Turco, uomo fidato del M5s e attuale sottosegretario. Inevitabili saranno poi le discussioni tra i Ministri sulle prossime scadenze importanti da perseguire, a partire dagli incontri con sindacati (domani), imprese (lunedì) e Regioni (martedì) che scandiranno la road map per il Recovery Plan. Ma su tutto “grava” il peso della crisi annunciata e per nulla risolta in Parlamento: il rimpasto deve essere fatto e in fretta ma può non bastare se non si trovano pattuglie “ulteriori” di responsabili. Se così non fosse Bettini già ha fatto intendere quale sarebbe l’unica alternativa ad un Conte-ter: il voto anticipato.