Non ci sarà alcuna revoca (a meno che salti il tavolo di trattativa delle prossime settimane) bensì una “transizione” che suona anche come “transazione” tra lo Stato e la famiglia Benetton: Aspi diventa una “public company” con l’ingresso di Cdp a controllare Autostrade per l’Italia al 51%, anche se resta tutto da vedere il testo finale che verrà partorito dopo il Cdm-fiume di questa notte. Per il momento il comunicato di Palazzo Chigi delinea l’accordo finale senza però illustrare al dettaglio tutti i vari complessi passaggi che necessiteranno per il cambio al vertice del gruppo Aspi: Atlantia ha presentato due proposte transattive, la prima indicata qui sotto nei dettagli principali dell’accordo, la seconda in alternativa con la quale Atlantia «ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in ASPI, pari all’88%, a CDP e a investitori istituzionali di suo gradimento».
Al momento a correre è proprio il titolo dei Benetton (Atlantia) in borsa con il +21% nei mercati che conferma al momento una sorta di “happy ending” per tutti i protagonisti negoziali in campo. Rinuncia ai ricorsi, accettazione del cambio al vertice e ingresso graduale di Cdp al posto di Altantia come massimo controllante di Autostrade per l’Italia a partire dai prossimi mesi: si vedrà poi negli effettivi testi di accordo se si può parlare di “successo” dello Stato oppure se nei dettagli si annideranno nuove insidie.
CDM TERMINATO: DENTRO CDP, GRADUALE USCITA DEI BENETTON
E’ stato raggiunto nella notte l’accordo sul dossier Autostrade, dopo un lungo e serrato consiglio dei ministri. Netto passo indietro dei Benetton dopo il Cdm, che usciranno gradualmente dalla società, a partire dal prossimo 27 luglio. L’uscita di scena della nota famiglia di imprenditori è stato di fatto il passaggio chiave di questa lunga trattativa, che prevede in contemporanea l’ingresso di Cassa depositi e prestiti per una percentuale pari al 51%, con Aspi che di fatto si trasforma in una public company. Nel dettaglio, l’accordo raggiunto prevede l'”accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’Autorità di regolazione dei trasporti con una significativa moderazione della dinamica tariffaria”. Inoltre, previste “misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo di 3,4 miliardi di euro”. Fra le altre novità siglate, previsto il “rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario e l’aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario”. Aspi, inoltre, “rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PROPOSTA DI ASPI IN EXTREMIS
Aspi avanza una proposta di mediazione, come spiegato da fonti di maggioranza, alla quale il governo e la holding dei Benetton avrebbero lavorato nelle ore precedenti al Cdm. Ovvero l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Autostrade e l’uscita, diluita nel tempo, di Atlantia da Aspi. In questo caso l’uscita da parte di Atlantia sarebbe dunque impostata in maniera graduale, in una tempistica che come prima ipotesi è stata proposta tra i sei e i dodici mesi. Si sta cercando di trovare un punto di incontro dopo una giornata di tensione crescente, in cui anche la figura del Premier Conte è stata messa in discussione nella trattativa con Autostrade riguardo il dossier ignorato e inviato via lettera dalla Ministra De Micheli. (agg. di Fabio Belli)
LA LETTERA DI DE MICHELI AL PREMIER
Una giornata infinita che vede ancora la “fine” molto lontana: in attesa del CdM a notte inoltrata che potrebbe ancora non mettere una parola “fine” allo scontro Governo-Aspi sulla concessione di Autostrade (l’ipotesi del commissariamento sembra sempre più la scelta invocata da parte della maggioranza, in attesa di potenziale nuovo accordo), spunta una lettera della Ministra De Micheli al Premier Conte del 13 marzo scorso in cui emergerebbero dettagli importanti circa il “dossier” più caldo in mano al Governo in questo momento. Costerebbe 23 miliardi e non i 7 indicati dal Dl Milleporoghe, il costo della revoca delle autostrade alla famiglia Benetton: il parere è scritto dall’Avvocatura di Stato ed è citato nella lettera della Ministra dei Trasporti inviata a Conte e al CdM a metà marzo, come riporta l’Huffington Post. «L’Avvocatura evidenzia come non si possa escludere che, in sede giudiziaria (nazionale o sovranazionale) possa essere riconosciuto il diritto di Aspi all’integrale risarcimento».
L’eventuale risarcimento sarebbe legato a «un’eventuale deliberazione negativa della conformità dell’art.35 del decreto legge c.d. “milleproroghe” rispetto ai parametri normativi. Ogni eventuale intervento di codesta amministrazione dovrà, pertanto, tenere nella dovuta considerazione anche tale rischio», si legge nella missiva indirizzata a Palazzo Chigi. Secondo l’esponente Pd già mesi fa la soluzione ideale poteva essere un accordo negoziale per evitare lo scontro e l’eventuale contenzioso che ora scatterebbe con la revoca immediata di Aspi: Conte questo lo sapeva ed era stato informato a suo tempo, secondo lo scoop dell’HuffPost. Nella lettera poi si cita la proposta di Aspi di un intervento di 2,9 miliardi e si chiede di avanzare la controproposta «per un aumento fino a 3,4 miliardi e l’accettazione del profilo tariffario all’1,93% con rinuncia al contenzioso in essere verso l’Art e a tutti gli altri» riporta l’Ansa.
GIALLO ODG CDM: MANCA PUNTO REVOCA ASPI
Nella giornata già complessa per via dello slittamento in extremis del CdM in piena notte, si aggiunge un giallo nel Governo: è stato pubblicato l’ordine del giorno per il Consiglio dei Ministri di questa sera sul consueto portale del Governo, ma spicca la mancanza nell’odg proprio del tema più rilevante e atteso, ovvero la concessione ad Autostrade per l’Italia. «Varie ed eventuali e provvedimento a norma dell’articolo 143 comma 10, del decreto legislativo n.257 del 2000-testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali», si legge nell’odg, una dimostrazione esplicita sulla mancanza di decisione collegiale al momento del Governo su Aspi. «Commissario per Autostrade? Il governo decida, non spetta a noi esprimerci e non abbiamo le carte. Qualunque decisione è meglio di questa palude che si trascina da due anni», spiega il Governatore della Liguria Giovanni Toti a margine del Forum Ambrosetti aperto oggi a Palazzo Ducale a Genova.
I renziani spingono per prendere tempo e impostare una proposta diversa dalla revoca di Autostrade, mentre Pd-M5s vorrebbero commissariare Aspi come seconda posizione alla revoca diretta. «Vale la pena imbarcarsi in un contenzioso che lo Stato puo’ perdere?», spiega Marattin di Italia Viva, con l’’ipotesi dell’informativa Conte senza ancora una piena decisione in CdM che sale ogni ora di più. «Se il parere legale lo motiva e lo giustifica, si revochi e finalmente si riparta. Si e’ gia’ perso troppo tempo a causa dei litigi e delle incertezze del governo, ci sono milioni di italiani in coda ogni giorno, ci sono 15 miliardi di investimenti e manutenzioni fermi. Autostrade, Ilva, Alitalia, gronda di Genova, Mes, riforma della giustizia, taglio delle tasse, riapertura delle scuole: il governo non decide niente e l’Italia e’ ferma», attacca il leader della Lega Matteo Salvini.
CDM SLITTA ALLE 22
Ora è ufficiale, il Consiglio dei Ministri è stato slittato alle ore 22 questa sera non appena sarà finita la comunicazione del Ministro Speranza alla Camera sulle novità del nuovo Dpcm anti-Covid: l’accordo evidentemente nel Governo ancora manca e si sceglie un’altra giornata di trattative intense tra le forze di maggioranza per trovare una soluzione ideale sul fronte Aspi, con la revoca delle concessioni che resta comunque l’elemento voluto con forza dal Premier Conte. Davanti alle forti problematiche che potrebbero sorgere dal giorno dopo la potenziale revoca (default Atlantia, mancanza di gestione di Aspi e rischi ulteriori disagi sulle autostrade italiane), avanza l’ipotesi di un commissariamento di Autostrade per l’Italia, come invocato dal viceministro degli Trasporti (in quota M5s) Giancarlo Cancelleri.
«E’ l’unico modo per avviare la revoca», spiega il grillino a Radio Rai 1 nel programma “Radio Anch’io”, «Avviene attraverso la revoca di Aspi per cui non si perde neanche un posto di lavoro. La società – dice ancora Cancelleri– continuerebbe a lavorare attraverso un commissario governativo. Dopodiché si mette al bando la concessione. Poi c’è il tema dei controlli di sicurezza. Noi come M5s stiamo proponendo che Anas subentri solo nella parte di controlli di sicurezza». Lasciata aperta dal Governo una possibile proposta in extremis di Aspi – oggi è convocato Cda di Atlantia – per evitare la revoca, ma i grillini chiedono un’unica condizione «la fuoriuscita totale dall’azionariato da parte di Benetton». Renzi si dice ancora contrario, il Pd si allinea a Conte e al M5s, ma l’accordo ancora non c’è e il Cdm “col favore delle tenebre” si appresta ad avere non poche tensioni intestine.
IPOTESI COMMISSARIAMENTO DI ASPI
Il Cdm convocato alle ore 11 dovrebbe quasi sicuramente slittare a questa sera, non prima delle ore 20: la dicono fonti di Governo alle agenzie in questa mattina convulsa dove la potenziale revoca delle concessioni per Aspi sta generando una lotta intestina tra Pd-M5s-Iv abbastanza compatti e Italia Viva che invece propende per soluzioni diverse alla revoca totale proposta dal Premier Conte. Dopo il crollo in Borsa di ieri, la riapertura dei mercati vede il titolo di Atlantia lievemente in rialzo con la società in mano alla famiglia Benetton che ha pubblicato sul proprio portale la proposta fatta pervenire al Governo auspicando che «le decisioni siano basate solo su aspetti tecnici ed economici». Conte chiede una decisione globale che arrivi a sanzionare i responsabili per la caduta del Ponte Morandi, ma il nodo politico, economico e gestionale è tutt’altro che semplice da dirimere e si rischi dunque la “conta” in Consiglio dei Ministri stasera.
Per questo motivo sale forte l’ipotesi di un commissariamento di Aspi (controllata all’88% da Atlantia) per salvare almeno per il momento personale e gestione di più di 8mila chilometri di autostrade in tutto il Paese: «Quello che è accaduto, il crollo del ponte di Genova, le vittime e le sofferenze provocate, quello che è emerso dopo la tragedia, rende comprensibile la posizione del Presidente del Consiglio. E’ tuttavia nostro dovere difendere le due aziende, Aspi ed Atlantia, ed i loro dipendenti, finanziatori ed azionisti. Mi auguro che si possa trovare una soluzione equa nell’interesse di tutti: cittadini, lavoratori, risparmiatori ed investitori», spiega all’Ansa il presidente di Edizione, Gianni Mion, in merito alla possibile revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia.
CDM SU REVOCA AUTOSTRADE
La resa dei conti dovrebbe concludersi oggi nel Consiglio dei Ministri convocato per le ore 11 sul tema più caldo degli ultimi giorni, la revoca delle concessioni ad Autostrade per l’Italia dopo il crollo del Ponte Morandi. Il Premier Giuseppe Conte ha più volte ribadito in queste ultime ore di non avere intenzione di mantenere il controllo di Aspi in mano alla famiglia Benetton (tramite la controllata Atlantia) e fin da venerdì scorso con l’uscita “shock” da Venezia ha anticipato il possibile esito di quest’oggi: «O da Aspi arriva una proposta che il Governo non potrà rifiutare, di quelle assolutamente vantaggiose su tutti i settori interessati oppure la revoca sarà inevitabile».
Ecco, due giorni fa la proposta da Autostrade per l’Italia è giunta con diminuzione tariffe, rialzo dei risarcimenti per le vittime del Morandi e diminuzione del controllo di Aspi sotto il 50% con possibile ingresso in società di CdP. Pd e Renzi avevano accolto positivamente la proposta ma è ancora Conte a “sparigliare le carte” ieri con una intervista al Fatto Quotidiano molto dura contro Aspi: «proposta imbarazzante […] la famiglia Benetton ci prende in giro». La decisione veniva poi demandata alla collegialità del CdM di oggi ma era già chiaro che per Conte il discorso Aspi doveva assolutamente terminare con la revoca delle concessioni: ieri dopo l’intervista a Travaglio il titolo di Atlantia ha perso il 15% in Borsa e i timori per un clamoroso fallimento della società Autostrade si fa prossimo se non verranno prese misure di “salvaguardia” del Governo. Conte presenterà l’informativa in CdM e così tutti i ministri dovranno poi prendere decisione comune per stabilire chi e come dovrà gestire le autostrade italiane nei prossimi anni.
CDM SU AUTOSTRADE: RENZI CONTRO IL GOVERNO
Insomma, si evince l’importanza e l’assoluta delicatezza del dossier in mano al Governo sotto più fronti: economico, con il rischio forte di “stallo” con un contenzioso quasi certo che Aspi lancerà contro lo Stato per difendere i propri interessi e per contestare le invettive del Premier che hanno causato veri e propri cataclismi sui mercati finanziari; gestionale, con il dubbio forte su chi possa gestire dopo i Benetton il monolite Aspi; politico, visto che il Governo è tutt’altro che compatto sulla revoca delle concessioni. Il M5s spinge da tempo per la mano durissima contro Aspi, Conte ha ribadito ancora ieri nel punto stampa con la Cancelliera Merkel la sua posizione «Aspi? Non posso dirle cosa succederà da dopo il CdM, ci penseremo domani e avremo delle soluzioni laddove avverranno le concessioni revocate. Crollerà Aspi se dovessimo revocare le concessioni? In una logica corretta tra concedente pubblico e concessionario privato, se c’è stato un problema di cattiva manutenzione e inadempimenti la responsabilità va sul management e non sulla cittadinanza che subirebbe il ricatto di questi disagi».
Ma è Italia Viva di Matteo Renzi a rappresentare la frattura interna al Governo: «I populisti chiedono da due anni la revoca della concessione ad Autostrade. Facile da dire, difficile da fare. Perché se revochi senza titolo fai un regalo ai privati, ai Benetton, ai soci e apri un contenzioso miliardario che crea incertezza, blocco cantieri, licenziamenti. Questa è la verità. A dire la verità si perdono forse punti nei sondaggi, ma si salvano le nuove generazioni da miliardi di debiti. La strada è un’altra». Se proprio lo Stato vuole tornare nella proprietà, conclude Renzi su Facebook, «l’unica possibilità è una operazione su Atlantia con un aumento di capitale e l’intervento di Cdp (Cassa depositi e prestiti). Operazione trasparente, società quotata, progetto industriale globale», ha spiegato ieri il leader di Italia Viva anticipando un tavolo molto caldo oggi in CdM.
Il Pd invece si è alla fine convinto sulla linea M5s-Conte e con Zingaretti ha fatto sapere con una nota che «La lettera di Aspi al Governo è deludente e conferma ulteriormente l’esigenza di un profondo cambio di indirizzo dell’Azienda basato su impegni rigorosi in materia di tariffe, sicurezza e investimenti». Il segretario dem ha poi ribadito «un assetto societario che veda lo Stato al centro di una nuova compagine azionaria che assicuri l’avvio di questa nuova fase. I rilievi del Presidente del Consiglio sono condivisibili. Il governo agisca tempestivamente e in modo unitario per giungere a una rapida conclusione in tal senso, assicurando quindi la soluzione migliore nell’interesse del paese e dei cittadini».