Nell’intervista al Tg2 di questo pomeriggio arriva l’ultimatum secco di Matteo Renzi dopo le ultime convulse ore di scontro tra Italia Viva e Palazzo Chigi: «La struttura di Conte pensa a moltiplicare le poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi a chi soffre. Se le cose rimangono come sono voteremo contro. Per noi un ideale vale più di una poltrona». Sul rischio di una rottura all’interno del Governo, Renzi seccamente aggiunge «spero proprio di no, ma temo di sì». E così il Consiglio dei Ministri che doveva tenersi questo pomeriggio viene definitivamente rinviato da Conte: troppo profonde le spaccature e troppo lontano le distanze sul Piano nazionale di resilienza e ripresa messo in campo dal Premier. «Insistere su una misura che sostituisce il governo con una Task force, la seduta del Parlamento con una diretta su Facebook e che addirittura pretende di sostituire i servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier significa una follia. Noi abbiamo mandato Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che li diamo a Conte», è il messaggio finale lanciato da Renzi al rivale-alleato a Palazzo Chigi. In attesa della quadra sulla riforma del Mes – anche qui le distanze sono notevoli, con il M5s questa volta in subbuglio – il Governo vive ore di profonde tensioni con il mancato accordo sui 2 articoli e 32 commi della bozza di Recovery Plan in via di approvazione a questo punto per forza nei prossimi giorni.
CAOS IN PRE-CONSIGLIO: NON SI TROVA L’ACCORDO
Dopo la fumata nera ieri nel primo Cdm, anche la notte non ha portato granché consiglio con la riunione tecnica del pre-Consiglio dei ministri che ha visto ancora in prima linea l’opposizione di Italia Viva sulla bozza del Piano Italia sul Recovery Plan. La cabina di regia destinata a finire in un “decreto ad hoc” non convince ancora i renziani, come del resto per lo schema di aggiornamento del Recovery e la governance in “capo” al Premier Conte. Insomma, le deroghe previste per la cabina di regia non convincono affatto Italia Viva e così sono arrivati a “minacciare” di non firmare né il Pnrr, né il Decreto ad hoc e nemmeno un eventuale emendamento alla Manovra: in giornata si dovrebbe tenere un nuovo Consiglio dei Ministri ma solo qualora i tecnici delle forze di maggioranza troveranno una “quadra” minima di accordo per poterne discutere poi nella riunione a Palazzo Chigi. «Il premier ha fatto un’intervista sabato per dire che aveva già deciso tutto, che si sarebbe creata una governance con trecento consulenti, che i progetti erano già stati predisposti con commissari in grado di avere poteri sostitutivi rispetto ai ministeri. Noi non stiamo sfidando il premier, stiamo solo difendendo le istituzioni di questo Paese: non abbiamo voluto dare i pieni poteri a Salvini, non intendiamo darli a Conte», ha spiegato stamattina la renzianissima Maria Elena Boschi sul Corriere della Sera. Intanto però l’Unione Europea pressa affinché si arrivi a soluzioni rapide e immediate: «A luglio ci siamo trovati d’accordo su un sostanzioso piano di Recovery e tutti gli Stati membri si sono impegnati sullo stato diritto come valore essenziale per l’Unione. Sarebbe irresponsabile ritardare ulteriormente questo sostegno essenziale per i nostri cittadini, abbiamo bisogno di sbloccare rapidamente il sostegno finanziario che è fondamentale per molti stati membri», ha spiegato stamani il Ministro degli Affari Europei del Governo Merkel, nonché presidente di turno del Consiglio Ue Michael Roth. Il messaggio all’Italia, seppur indiretto, appare chiarissimo.
IV MINACCIA: “NON FIRMIAMO LA MANOVRA”
Fumata nera al Consiglio dei Ministri sul Recovery Plan: dopo la presentazione della bozza centrale del Pnrr, il Governo è stato “colpito” dalla notizia della positività al Covid-19 della Ministra Luciana Lamorgese, imponendo l’immediata sospensione della riunione e il piano di tamponi approntato per tutti i presenti (con i Ministri Di Maio e Bonafede già in autoisolamento per essere stati seduti vino alla Ministra degli Interni). Ma è soprattutto il nodo politico con Italia Viva a far slittare a domani la decisione finale sul Piano Italia da 196 miliardi di euro: mancano le decisioni sulla task force, con i renziani che “minacciano” di non votare la prossima Manovra di Bilancio se verrà inserito al suo interno il Recovery Plan così come è stato presentato finora in Cdm. «Se si farà la “forzatura” di inserire un emendamento sulla governance del Recovery Plan in legge di bilancio, la maggioranza rischierà di mancare perché Iv non voterà», avrebbe detto la Ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova al termine del Cdm sospeso per positività al Covid della Lamorgese. Finora la struttura di governance presentata è «inaccettabile» per Renzi, ma il Governo vuole tirare dritto e porterà stasera nel vertice di maggioranza tutte le opzioni possibile per “superare” l’impasse in Consiglio. Nel frattempo, anche sul fronte Mes la situazione non va certo meglio per il Governo: una risoluzione di maggioranza sulla riforma è stata depositata al Senato ma nel documento ci sono tutte le firme dei capigruppo di Pd, del Movimento 5 stelle e di Leu. Manca quella del capogruppo di Italia viva, Davide Faraone.
LA BOZZA DEL RECOVERY PLAN
Al Consiglio dei Ministri ancora in corso è stata presentata la bozza sostanziale del Recovery Plan che entro fine mese sarà inviata alla Commissione Europea per la prima ratifica: risorse sbloccate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza saranno 196 miliardi di euro in una bozza ancora possibile di modifiche (in attesa del Cdm definitivo di mercoledì prossimo). “Rivoluzione verde e transizione digitale”, questo il capitolo total green che vedrà la maggior parte dei fondi, il 37,9% totale (74 su 196 miliardi), segue invece il capitolo “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” (48,7 mld pari al 24,9%). Al terzo posto nei progetti del Recovery Plan discusso dal Governo Conte le infrastrutture sostenibili (27,7 mld pari al 14,1%), segue poi la scuola e la ricerca (19,2 mld pari al 9,8%) mentre per “Parità di genere, coesione sociale e territoriale” saranno 17,1 miliardi di euro pari all’8,7%: il tema più dibattito e sotto stress nella pandemia Covid, la sanità, ottiene invece “solo” 9 mld di euro pari al 4,6% delle risorse. La governance centrale sarà gestito dal Comitato Esecutivo di Palazzo Chigi (Conte), Mef (Gualtieri) e Mise (Patuanelli): niente accordo per il momento per la cabina di regia dei supermanager che saranno alle “dipendenze” dei tre Ministri, con Italia Viva che chiede siano Parlamento e Cdm a coordinare il Recovery Plan e non «una struttura parallela».
RENZI “MODALITÀ CONTE SPREZZANTI”
Il motivo dello slittamento di quasi tre ore del Consiglio dei Ministri – iniziato poco prima delle ore 13 dopo un duplice rinvio – è sostanzialmente la lite a distanza tra Italia Viva e la restante compagine di Governo: in particolare sono queste parole di Matteo Renzi nell’intervista a Repubblica (poi riprese prima dell’inizio Cdm dalla Ministra Bonetti, ndr) ad aver scatenato il nuovo scontro interno alla maggioranza, «Del merito non sappiamo niente e sul metodo siamo contrari. Questo modo di fare non è solo sprezzante: è sbagliato. Noi siamo contrari a sovrastrutture di centinaia di consulenti che stanno al Recovery Fund come i navigator stanno al reddito di cittadinanza. Il futuro dell’Italia dei prossimi vent’anni non lo scrivono Conte e Casalino nottetempo in uno stanzino di Palazzo Chigi». Italia Viva non voterà dunque una proposta di “governance” sostanzialmente al “buio”, «Spero che il premier si fermi prima di mettere ai voti una scelta non condivisa» rilanciano le Ministre “renziane” Bonetti e Bellanova. A quanto apprende Adnkronos, mercoledì sera sarà convocato un nuovo Cdm per fissare in quel momento la cabina di regia e i nomi effettivi della task force sul Recovery Plan: nel confronto di oggi dunque si affronta la partita complessiva del Next Generation Eu – a cominciare dalle risorse dalle sei macroaree che definiscono il Recovery plan – ma il via libera definitivo alla cabina di regia che dovrà gestire le risorse avverrà solo mercoledì sera. Quel giorno non sarà però una “passeggiata” per il Governo Conte visto che il Premier sarà in Parlamento per il voto decisivo sulla riforma del Mes.
LITE ITALIA VIVA-GOVERNO SULLA CABINA DI REGIA
È slittato alle ore 11 – non più alle 9 – il Cdm convocato dal Governo Conte-2 sul Piano Italia da presentare nell’ottica del Recovery Fund: qui sotto si trovano tutte le anticipazioni e le strutture che dovrebbero essere presentate oggi ai Ministri dai tre “capoarea” della governance (Conte, Gualtieri e Patuanelli), ma è un nodo politico che agita la vigilia di questo Consiglio dei Ministri “straordinario” sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel vertice notturno ieri sul Recovery Plan, raccontano le fonti di Governo ad Adnkronos, il gruppo di Italia Viva con Ettore Rosato e Maria Elena Boschi hanno abbandonato la riunione per una posizione molto critica sulla cabina di regia proposta dal Premier circa il programma di tutti i progetti ancora da delineare: «Se è già stato tutto deciso fin nei dettagli, dalla governance a come impiegare le risorse, a che servono i tavoli?», avrebbero detto fonti renziane all’Adn. La task force scelta da Conte non piace a Renzi ma non sembra entusiasmare nemmeno Pd e M5s, in un vortice di “scontento” che inevitabilmente porta dietro anche diversi strascichi per la tanto centrale “risoluzione sul Mes” ancora non pronta e sempre più urgente visto l’appuntamento parlamentare di mercoledì prossimo. Conte prova a mediare facendo valere da un lato la task force che ancora non sarà delineata oggi nei suoi profili per evitare strappi prima del Mes; dall’altro, il governo è chiamato a dare il via libera alla struttura il prima possibile per poter poi inserire la proposta del Recovery Fund in legge di bilancio e i tempi inevitabilmente stringono dovendo discutere in Parlamento tutta la Manovra entro e non oltre il 31 dicembre. «Per mesi abbiamo ricevuto solo silenzio e task force. Poi all’improvviso il premier comunica che ci saranno dei tecnici a gestire il tutto. Ministri migliori? È una barzelletta», spiega lo stesso Renzi nella lunga intervista oggi a Repubblica.
CDM OGGI SUL RECOVERY FUND
Si apre una tre giorni forse decisiva per le sorti del Governo Conte-2: oggi il Consiglio dei Ministri dove il Premier dovrebbe annunciare la definizione e l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Recovery Plan da inviare poi a Bruxelles per la valutazione e gli eventuali fondi del Recovery Fund del 2021), mentre mercoledì è atteso in Parlamento il voto sulle comunicazioni di Conte circa la riforma del Mes. Lo scontro si è fatto caldissimo negli ultimi giorni tra Pd, M5s e renziani praticamente su tutti i punti nodali ancora da risolvere del piano italiano da lanciare in Europa: le risorse, le macroaree, la task force, i 6 supermanager della cabina di regia che dovrebbero dipendere direttamente dai tre capi-regia (Conte, Patuanelli e Gualtieri). Se si aggiungono le distanze viste sulle regole del Dpcm Natale e le ancor più profonde spaccature sul Meccanismo Europeo di Stabilità, la situazione nella maggioranza giallorossa è tutt’altro che “tranquilla”: anche per questo il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha fatto trapelare tramite i quirinalisti più autorevoli (su tutti, Marzio Breda del Corriere della Sera) che se si avranno ancora spaccature sul Mes in Aula il 9 dicembre il Governo verrà fatto cadere con innesto di un esecutivo di transizione (con Marta Cartabia al comando, ndr) ed elezioni convocate tra un anno, al termine dell’emergenza Covid. E nella tarda serata di ieri è stato registrato un altro scontro degno di nota: come reso noto da Adnkronos, Italia Viva ha ribadito la sua posizione critica sulla cabina di regia proposta dal presidente del Consiglio e i renziani presenti al vertice di Palazzo Chigi – Maria Elena Boschi e Ettore Rosato – avrebbero lasciato il summit prima della conclusione. «Se è già stato tutto deciso fin nei dettagli, dalla governance a come impiegare le risorse, a che servono i tavoli?», il disappunto di Iv.
LO SCHEMA DI CONTE
Si può dunque ben intuire come siano ore molto “tese” quelle che attendono il nuovo Cdm convocato per le ore 9 stamani: «Lunedì ci ritroveremo con i ministri per approvare il budget del Recovery Fund con tutti gli appostamenti. Dopo le 6 linee guida già condivise con il Parlamento, approfondiremo anche la sessantina di progetti che hanno superato il vaglio preliminare e che sono ormai in dirittura finale. Li raggrupperemo in 17 clusters. Esprimeranno una chiara visione del Paese. Raccogliamo anche le raccomandazioni della Commissione europea che condividiamo pienamente: individuano carenze strutturali del Paese, che dobbiamo assolutamente superare per marciare nella fascia di testa dell’Unione Europea», ha spiegato nella lunga intervista a Repubblica il Premier Giuseppe Conte. Nel Cdm convocato per oggi si discuterà inoltre della struttura stessa della governance di coordinamento: «Vi sarà, come anche ci chiede la Ue, un comitato ristretto deputato a vigilare con costanza tutta la fase attuativa. Ne faremo parte io, il ministro dell’Economia e il ministro dello Sviluppo Economico, con la responsabilità di riferire periodicamente al Ciae e al Parlamento. La supervisione tecnica dell’attuazione sarà affidata a una struttura composta da sei manager, assistiti da uno staff dotato delle necessarie competenze professionali. In casi eccezionali i sei manager potranno essere chiamati a intervenire con poteri sostitutivi per evitare ritardi e perdite di risorse». Le nomine però non saranno affrontate nel Consiglio di oggi, data la forte tensione politica ancora presente a Palazzo Chigi.
SCONTRO PD-M5S-CONTE: CAOS SUL RECOVERY PLAN
E dunque in Cdm arriveranno sicuramente la struttura ad hoc per far partire il Recovery Plan e le risorse da mettere in campo nelle 6 macroaree in cui si svilupperanno i progetti ai quali l’Europa dovrà dare l’assenso ‘sganciando’ parallelamente i relativi fondi destinatari. Non ci sarà dunque il nome dei manager sui quali invece verrà preso ulteriore supplemento di riflessione assieme ai singoli ok per i progetti del Recovery Plan: «alcuni saranno centralizzati, altri avranno una dimensione capillare sul territorio, come ad esempio quello volto a migliorare l’offerta di asili nido: c’è un progetto per 2 miliardi al fine di potenziare le strutture offrendo servizi per 750mila bambini. Inoltre, abbiamo un vasto programma di efficientamento energetico, cablaggio e messa in sicurezza degli edifici pubblici, a partire da scuole e ospedali, cui sarà dedicato quasi il 10% delle risorse del Piano», ha spiegato ancora su Rep il Presidente del Consiglio. Lo schema dunque previsto vedrà sul tavolo del Cdm la struttura-task force per il Recovery Fund italiano, le risorse complessive sulle 6 macroaree ma niente profili né risorse sulle singole progettualità. Questo traduce una certa qual tensione tra Pd, Iv e M5s, confermata ancora sabato dallo scontro a distanza tra Matteo Renzi e Vito Crimi: i “ribelli” M5s si apprestano a votare contro il Governo mercoledì sul Mes, ma intanto un tentativo di tregua verrà messo in pratica già oggi in Consiglio dei Ministri, proprio provando la quadra di base per impostare il Recovery Plan. I 60 progetti del Piano, spiega ancora il Presidente Conte, «li abbiamo selezionati con l’obiettivo di rendere il Paese, al contempo, più competitivo e più inclusivo. Con la ripartizione del budget siamo ormai alle scelte finali. La parte del leone la faranno il green e il digitale, ma molti progetti saranno mirati a eliminare le diseguaglianze, incluse quelle di genere e territoriali».